Cambiamento di stile e non di amministratori. La cura di Reggionontace è la partecipazione pubblica

Reggio Calabria. “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero. Libertà è partecipazione”. Recita così il ritornello di una nota canzone di Giorgio Gaber e potrebbe essere riassunto in queste poche parole il concetto portato avanti dal Movimento Reggionontace che si batte da anni per il risveglio della coscienza civile dei reggini e per una loro reale partecipazione alla gestione del bene comune. Però le canzoni, da sole, non bastano a smuovere le coscienze e perciò, per affrontare la complessità di queste tematiche, è stato organizzato un incontro pubblico che si terrà a Reggio Calabria, mercoledì 11 maggio alle ore 19, presso la sala Don Orione (Santuario di S. Antonio).
I membri del movimento sostengono che: “Non è solo l’amministrazione che deve prendere in considerazione il valore della partecipazione ma anche i cittadini devono utilizzare questa possibilità come un’arma in più, come un qualcosa che motiva e che fa sentire partecipi e funzionali al territorio. Questa battaglia per cui noi ci battiamo è disinteressata perché noi non faremo parte delle consulte del consiglio comunale ma vogliamo dare modo ai cittadini di poter essere coinvolti in maniera inclusiva alla gestione della cosa pubblica”.

Un elemento rilevante che scaturisce dalla conferenza stampa indetta dal Movimento Reggionontace è quello dell’autoreferenzialità della politica e degli amministratori in generale. “Diventa sempre più evidente che gli amministratori una volta eletti pensino di avere avuto una sorta di mandato per il quale verranno poi giudicati alla fine. Non è così. Quando un’amministrazione viene eletta non è referente solo di coloro che hanno dato loro il voto ma di tutta la città e di tutti i cittadini. Coloro che sono stati eletti non possono immaginare di non dover rispondere in corso d’opera dell’azione che compiono. Questo modo di fare porta inevitabilmente a dei guasti di cui si pagheranno le conseguenze solo dopo la fine del mandato, ritrovandoci in mano disastri e catorci. Non è possibile immaginare che loro debbano decidere di chi saranno i referenti. Se incontrano gli interlocutori nei loro uffici non rispondono a noi.  Nei loro uffici avranno la forza per contrastare interessi ndranghetisti o interessi corporativi. E’ il momento di chiedere ai cittadini, ad esempio, quali sono le scelte prioritarie e come si vogliono spendere i soldi. Se non fanno così non hanno forza sufficiente per essere realmente autonomi. La partecipazione non avviene “ogni tanto” ma è uno strumento costante”. “L’ultima assemblea pubblica organizzata motu proprio dal sindaco è stata solamente un incontro pubblico con i cittadini. Parliamo di costruzione di percorsi e di individuazione di soluzioni e problematiche specifiche che vengono comunemente concordate tra chi amministra e i cittadini che sono amministrati. In questo processo ognuno dei partecipanti ha un ruolo e partecipa attivamente alle decisioni che vengono prese”.
Emergono infine alcuni esempi esaustivi che permettono di comprendere meglio questa mancanza di collante tra l’amministrazione e i cittadini. Il Movimento fa riferimento infatti alla questione relativa al Parco Caserta, che avrebbe potuto essere evitata e risolta a monte se ci fosse stata una collaborazione tra le due parti. Viene citato anche l’esempio del bilancio comunale che deve obbligatoriamente ottenere il parere (non vincolante) dell’apposita consulta. Quest’ultima però non è stata mai nominata, pur essendo prevista nello Statuto comunale, e quindi ogni bilancio approvato è passibile di annullamento perché non conforme alle disposizioni statutarie.
Risulta evidente infatti che spesso le problematiche sono relative a numerosi settori che devono relazionarsi e “parlare” tra loro con il fine di trovare una soluzione condivisa.
”Questo tipo di governare la città ha prodotto i guasti e ha portato allo stato delle cose che tutti conosciamo e di cui paghiamo quotidianamente le conseguenze. Il cambiamento quindi non deve essere  relativo al succedersi delle persone presenti a Palazzo San Giorgio ma dev’essere più radicale, di stile, di approccio al governo della città. Lo Statuto comunale prevede degli strumenti di partecipazione ma poiché emanato nel 1994 presenta degli evidenti elementi anacronistici. Chiediamo di adempiere alla promessa del consiglio, entro il 31 maggio vorremmo vedere il nuovo regolamento sulla partecipazione. Inoltre mercoledì, insieme all’assessore del comune di Reggio Emilia Valeria Montanari, avremo la possibilità di sentire e di conoscere altre modalità di partecipazione pubblica”.

Gianluca Chininea

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