Catona Teatro. L’ironia napoletana di Carlo Buccirosso con “Una famiglia quasi perfetta”

Carlo Buccirosso a Catona Teatro

Carlo Buccirosso a Catona Teatro

Reggio Calabria. Non è semplice mettere in scena temi quotidiani forti e se poi si parla di famiglia, di ricostruire un rapporto con il proprio figlio o ancora del reinserimento sociale di un detenuto, la cosa appare molto più complessa. Ma l’autore ed attore partenopeo Carlo Buccirosso non delude le aspettative dei suoi ammiratori, accorsi numerosi ieri sera all’arena “Neri” di Catona Teatro, e per quasi due ore, regala con la sua commedia “Una famiglia quasi perfetta” una storia intelligente ed ironica. Già dalle prime battute, si coglie la penna tagliente, a volte cinica dell’attore Buccirosso affiancato sul palco da un eccezionale cast (composto da Rosalia Porcaro, Gino Monteleone, Davide Marotta, Tilde De Spirito, Peppe Miale, Fiorella Zullo, Giordano Bassetti, Elvira Zincone) che ha realizzato una farsa, di chiara tradizione napoletana, che si intreccia con grande equilibrio con le componenti più drammatiche espresse in una analisi spietata di una società sempre più alla deriva. La vicenda ruota attorno alle aspirazioni di un insolito personaggio, il signor Salvatore Troianiello, magistralmente interpretato da Buccirosso, che dopo aver scontato una pena di 24 anni per l’uccisione della moglie a causa di un tradimento coniugale, si prefigge l’obiettivo di riprendersi la custodia di suo figlio, dato in adozione ad una famiglia dopo il tragico evento. Le opposte istanze del protagonista e del nuovo nucleo familiare adottivo genereranno due schieramenti che saranno costretti a confrontarsi con dilemmi tanto difficili quanto ineludibili, in cui il confine tra la legge e il buon senso, o tra l’amore praticato e l’amore presunto, appare labile e permeabile. A rendere il tutto più avvincente sono i quadri scenici che, disegnati con una minuzia di particolari e una meticolosità di esecuzione, ne dimostrano la trascinante passione oltre che la grande professionalità. I dialoghi sono ricchi di battute con tempi comici serrati: lo spettatore non ha il tempo di potersi distrarre un attimo perché è incalzato da ritmi di una storia che sfiora la tragedia rimanendo però sempre sulla commedia dell’arte. Ottima interpretazione dell’attrice Rosalia Porcaro perfetta nel ruolo di mamma protettiva che non teme la violenza del balordo ma anche di Davide Marotta nei panni del figlio adottato, amato e affetto da una sindrome che ne ha impedito la crescita. In mezzo ci sta un avvocato “azzeccagarbugli” codardo ma a tratti molto esilarante (un eccezionale Gino Monteleone) e del suo assistente (Giordano Bassetti) che colorano a modo loro uno spaccato quotidiano. Su tutti, ovviamente, si impone Troianello che con naturale nonchalance, dichiara apertamente di fare appello al “buon senso professionale” del giurista civilista, in fondo chiede solo quello che gli spetta per vincolo e diritto, la discendenza adottiva per riabbracciare il suo primogenito Pinuccio, ormai maggiorenne. Se lo stato non vuole restituirglielo lo farà da solo e a suo modo, come ha già saputo fare in passato con la povera moglie defunta. “La paternità viene prima dell’adottabilità – Troianello ripete più volte nel corso della messinscena – e poi, la felicità non sempre si raggiunge facendo atto di lealtà”.

(Foto Antonio Sollazzo)

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