Catona Teatro. Guarneri torna all’arena Neri regalando “Quaranta….ma non li dimostra”

Catona Teatro, Enrico Guarneri

Catona Teatro, Enrico Guarneri

Reggio Calabria. Metti sul palco, una zitella disperata in cerca di un fidanzato, uno “scapolone d’oro”, una donna bella ma senz’anima, un figlio di papà, una svampita dai vestiti firmati, un adolescente in piena crisi ormonale e uno straordinario Enrico Guarneri  che ritorna all’arena “Neri” di Catona Teatro con “Quaranta….ma non li dimostra!”, commedia portata sulla scena per la prima volta dai fratelli Peppino e Titina De Filippo negli anni trenta ma il cui tema ancora oggi, è molto attuale.  La pièce, rielaborata dal regista Antonello Capodici, sin dalle prime battute, mette in evidenza caricature più o meno delineate di una società che, seppur diversa nei costumi e negli stili di vita, si ripropone in quelli che sono i tratti tipici del suo Dna. Alla conduzione di tutto, un anziano padre magistralmente interpretato da Guarneri che coordina le entrate e le uscite dei personaggi con un’alternanza ben costruita di incalzanti battute. Il risultato non è altro che una sinfonia armoniosa che fa da sottofondo alle emergenti voci soliste. Gli spettatori si ritrovano in un salotto borghese, con il balconcino che si affaccia sulla Sicilia degli anni Cinquanta e che fa da sfondo alla vicenda di don Pasquale e delle sue quattro figlie. La più grande delle quali, Sesella (interpretata da Federica Bisegna), è una quarantenne che, ormai in età matura, continua a vivere ancora al servizio del padre e nel ricordo melanconico di mamma. La Sesella di Peppino  è una Cenerentola  “un po’ age”, che insegue il sogno del grande amore come fuga da una realtà fatta di regole e perbenismi. Imparerà sulla propria pelle che “i sogni son desideri”, non sempre realizzabili. Rispetto al vecchio canovaccio sfruttato da Peppino e Titina De Filippo per dare origine a “Quaranta ma non li dimostra” qualcosa è comunque destinato a cambiare: innanzitutto l’ambientazione che si sposta da Napoli alla Sicilia e, soprattutto, la possibilità di un lieto fine, un’ipotesi finale di riscatto : evento a cui il teatro dei De Filippo non sempre era incline. In scena spicca la perfetta complicità di undici attori bravi a seguire le direttive del regista Capodici e l’istrionico Enrico Guarneri nei panni di Don Pasquale. Il finale mette in evidenza la bellezza di un’opera che fa divertire e allo stesso tempo, fa riflettere attraverso la profonda tenerezza di un padre che ha educato secondo i propri canoni la figlia Sesella, e vive un po’ il rammarico di vederla quasi schiacciata dal ruolo che ha dovuto assumere dopo la morte della madre, mentre le altre sorelle hanno potuto vivere in modo più naturale, per così dire la loro età. Sono i continui applausi nel finale a decretare ancora una volta, il successo di Guarneri e della sua compagnia e a premiare il lavoro della Polis Cultura diretta da Lillo Chilà che, mercoledì prossimo, chiuderà la sua stagione teatrale con l’atteso show di Massimo Ranieri.

(Foto Antonio Sollazzo)

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