L’Agorà ha ricordato Umberto Boccioni nel centenario della scomparsa

Reggio Calabria. Era l’estate del 1916 quando a seguito di una casuale caduta da cavallo trovava la morte una delle figure più alte del futurismo italiano: Umberto Boccioni. Tale circostanza viene ricordata così nel saggio di Gino Agnese “Vita di Boccioni” : […] Viene il punto in cui la strada incrocia la ferrovia. Le sbarre sono alzate, subito dopo c’è una curva. Vermiglia supera il passaggio a livello, ma sbuca dalla curva – fracasso e clacson – un autocarro che la spaventa. Scarta, si blocca, avanza, scarta ancora. Boccioni d’istinto stringe la presa delle sue gambe e preme con gli speroni contro fianchi della giumenta; che s’impenna e lo disarciona. Cadendo batte la testa contro i sassi della strada, sviene e rimane con un piede impigliato in una staffa. Nessuno vede la scena. Vermiglia si calma, con un saltello passa una cunetta e se ne va a zonzo a cercare l’erba buona, trascinando il suo cavaliere che è esanime e ha i capelli insanguinati. Lunghi minuti, un frinire di cicale. Poi si leva un grido. Una contadina che lavora in un campo vede Vermiglia, scorge il corpo in grigioverde, inerte, che la cavalla trascina, accorre e chiama la figlia che è nei pressi: «Anna! Anna! È caduto un cavaliere! Dell’acqua! Dell’acqua! Prendiamo dell’acqua!» Dal vicino passaggio a livello, allarmato dalle grida, arriva un ferroviere. Lo svincolano, tentano di farlo rinvenire. Lo adagiano sul ciglio della strada. Poi, con un’automobile, lo trasportano all’Ospedale Militare di Verona. Là – «presto! presto!» – lo spogliano dell’uniforme e scoprono che è ferito anche al petto, oltre che al capo. Però il sangue non ha macchiato un fazzoletto tricolore, una piccola bandiera, che aveva nella tasca interna della giabba. «Vicino al cuore». L’opera dei medici è pronta, ma vana. Umberto Boccioni non riprende conoscenza. E muore mentre si spande il primo chiarore del giorno nuovo: il 17 agosto 1916 […].
Fu pittore, scultore futurista ed artefice del “dinamismo plastico” ed in occasione del centenario della sua scomparsa il Circolo Culturale “L’Agorà” ha organizzato un’apposita conversazione dal titolo “Nel centenario della morte di Umberto Boccioni”. La riflessione su questo grande artista italiano è stata il tema del terzo e conclusivo appuntamento degli incontri estivi “Serate al Chiostro” a cura di Antonino Megali (socio del sodalizio culturale organizzatore). Sono stati analizzati diversi aspetti del percorso di Umberto Boccioni, sia artistico che umano, che vide i natali in quel di Reggio Calabria alle ore 15,15 del 18 ottobre 1882 da Raffaele e Cecilia Forlani, nella casa posta al numero 41 di via Cavour, così come descritto nel suo atto di nascita. I propri genitori erano romagnoli ed essendo il padre dipendente prefettizio, la famiglia si spostava sovente per esigenze di servizio in varie località della Penisola come Forlì, Genova, Padova, Catania dove si diplomò all’istituto tecnico nel 1897. Due anni dopo si trasferì a Roma dove consegue il diploma presso l’Istituto Tecnica e nel contempo frequenta la Scuola Libera del Nudo. Nella Capitale stringe amicizia con Gino Severini, frequenta l’atelier di Giacomo Balla e con queste sue due prime conoscenze aderirà al “Manifesto dei Pittori Futuristi”, insieme ad altri illustri nomi del periodo come Carlo Dalmazzo Carrà, Luigi Russolo, nel febbraio del 1910. Umberto Boccioni amò sempre il confronto e la conoscenza di nuove tecniche e di nuovi stili e forme d’arte, da qui i suoi continui viaggi che determinarono nuovi incontri e nuove conoscenze. Nella primavera del 1906 Boccioni intraprende una serie di viaggi, prima a Parigi, dove vi ritornò nell’autunno del 1911 insieme a Carlo Dalmazzo Carrà per organizzare la prima esposizione futurista alla galleria Bernheim-Jeune (in questa occasione Severini lo presentò ad Apollinaire). Ritornò nella capitale parigina per l’inaugurazione che ebbe luogo il 5 febbraio del 1912. Successivamente la mostra venne trasferità a Londra, a Berlino, a Rotterdam, a Bruxelles. Sempre più frequenti erano, in quegli anni, le mostre personali del Boccioni o le collettive alle quali erano presenti sue opere: a Berlino, alla prima mostra di Der Sturm (settembre 1913); alla esposizione futurista Lacerba (novembre 1913-gennaio 1914); nel 1915 alla Panama Pacific International Exhibition di San Francisco. Altri viaggi furono quelli in alcune località della Russia, al suo ritorno in Italia si stabilisce a Padova per immatricolarsi subito dopo all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si laurea. Umberto Boccioni è continuamente affascinato dalle nuove correnti pittoriche e per questo intraprende nuovi viaggi, come quello di Monaco di Baviera, dove soggiorna per un certo periodo ed in quel frangente approfondisce nuove tecniche e sperimentazioni stilistiche. Tantissime le opere di Umberto Boccioni sia in pittura che in scultura e tre le quali la sua prima grande realizzazione è “La città sale” (conosciuta anche come “La città che sale”). Umberto Boccioni, come molti intellettuali del periodo, è favorevole all’idea “interventista”da parte dell’Italia nelle operazioni belliche tanto che prima di tale periodo si era reso protagonista nelle dimostrazioni di piazza a sostegno entrata italiana nel conflitto. Come molti intellettuali del periodo, tra i quali Filippo Tommaso Marinetti, Luigi Russolo, Achille Funi, Anselmo Bucci, Mario Sironi, Antonio Sant’Elia, Ardito Desio, Ugo Piatti, Antonio Sant’Elia (deceduto nei pressi della Quota 85 a Monfalcone, 10 ottobre 1916) , Carlo Erba (deceduto nella battaglia del Monte Ortigara,12 giugno 1917), si arruola come volontario. Viene quindi destinato al “Battaglione lombardo volontari Ciclisti ed Automobilisti”, costituito alla vigilia del conflitto dal Touring Club Italiano e da società sportive sia ciclistiche che automobilistiche, come il club ciclistico Audax Italiano, l’Automobile Club Italiano. Tale corpo di volontari venne assegnato in un primo momento nella zona orientale del lago di Garda tra Peschiera e Malcesine (luglio 1915) e successivamente dislocato (seconda decade di ottobre dello stesso anno) nell’area del massiccio di Monte Baldo ed il 23 ottobre venne impegnato nella battaglia di Dosso Cassina. Il Corpo venne sciolto il 1° dicembre 1915. Umberto Boccioni in conseguenza delle operazioni belliche ed alla crudeltà della guerra dovette ricredersi riguardo alla teoria futurista enunciata da Filippo Tommaso Marinetti, secondo cui la guerra è «sola igiene del mondo». Colui che è considerato dai critici il più tipico e il più dotato del Movimento Futurista, all’età di 33 anni trova la morte a seguito di una caduta accidentale dalla propria cavalla imbizzarrita dal rumore di un’automobile. Il tragico evento avvenne durante un’esercitazione militare a Sorte-Chievo, frazione di Verona.

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