La manifestazione contro la violenza sulle donne: “Vorrei ma non posso”

Boschi, Boldrini e Bindi tra i giovani e col sindaco di Melito Porto Salvo

Boschi, Boldrini e Bindi tra i giovani e col sindaco di Melito Porto Salvo

«Vorrei dar voce al silenzio di tutte quelle donne che improvvisamente e inspiegabilmente si vedono private della propria identità, della propria intimità, della gioia di vivere.
Vorrei essere la voce di quelle donne che rivendicano il diritto di una società non violenta, non costrette a difendersi, ma vogliono una Società che educhi alla non-violenza come principio di autoaffermazione dell’individuo.
Vorrei essere la voce di tutte quelle donne che non possono e non devono più sentirsi responsabili del male subito, che meritano di ricevere da parte delle Istituzioni e di tutta la società il giusto credito alle proprie richieste di aiuto, affinché nessuna venga abbandonata al proprio dolore, ghettizzata nella fredda solitudine della vergogna o, peggio ancora, rimanga vittima dell’irreparabile».

Reggio Calabria. Nonostante la presenza delle tre “Big”, la presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, la ministra Maria Elena Boschi e la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, il discorso più convincente di tutta la manifestazione contro la violenza sulle donne celebrata oggi a Reggio Calabria è stato quello di Anna Praticò, una giovane che ha preso la parola prima delle big della politica. Un discorso, il suo, che ha impreziosito quella che sulla carta, altrimenti, rischiava di diventare una passerella della sinistra di governo. La manifestazione, organizzata da Stella Ciarletta, si è svolta prima con un corteo sul lungomare Falcomatà ed è culminata all’arena “Ciccio Franco”. A livello organizzativo la manifestazione è riuscita, con decine di sindaci, centinaia di politici e sottobosco della politica e soprattutto migliaia di studenti che hanno riempito l’arena. La determinazione dei giovani come Anna, quella sì lascia ben sperare.

“Siamo qui per ricordare una bambina, che è stata privata anche del diritto ad usare il suo nome,a stare a casa sua, alla quale è stata rubata forse la parte più bella della vita, perché era una bambina quando ha subito violenza e ancora non è una donna”. Lo ha detto Rosy Bindi, che nel suo intervento ha ricordato il dramma e la violenza di gruppo subita per due anni da una bambina di 13 anni a Melito Porto Salvo. “Siamo qui – ha proseguito la Bindi – per stringerci intorno a lei, per dirle che il nostro impegno è per riscattare quello che subito ma anche per onorare il suo coraggio e la sua forza. Quello che ha subito la rende simile, vicina, a quei due milioni e 300 mila donne che ogni anno in Italia, pur avendo meno di 16 anni, subiscono violenza”. “Ma siamo qui anche – ha aggiunto Bindi – a dire che non possiamo ignorare, nascondere, derubricare quello che è accaduto a un caso di violenza sulle donne senza ignorare il contesto nel quale questo è avvenuto. Non ce lo nascondiamo. Non se lo nasconda la Calabria, non se lo nasconda l’Italia. Sarebbe assurdo affermare che la violenza sulle donne è una violenza mafiosa, ma non possiamo ignorare che la violenza che è stata perpetrata su questa bambina è stata possibile – ha concluso – anche perché è maturata in un contesto di forte condizionamento mafioso, di forte condizionamento da parte della ‘ndrangheta”.

Laura Boldrini, invece, ha detto dal palco: “Questa è una manifestazione nazionale, abbiamo deciso di essere insieme oggi, tanti giovani e tante ragazze, insieme alle istituzioni, locali e nazionali, Lo abbiamo fatto perché non si può rimanere indifferenti quando c’è una violenza terribile, sistematica, ai danni di una bambina, da parte di un branco. Lo dico chiaro e forte, siamo qui per dire tre no: no alla violenza contro le donne, no alla ‘Ndrangheta, e no all’indifferenza, che fa male al nostro Paese”. Discorso suggellato da una stretta di mano finale tra Boldrini e il sindaco di Melito Porto Salvo, Giuseppe Meduri.

“Denunciare è solo il primo passo, poi non possiamo lasciar sole quelle donne che hanno avuto il coraggio di denunciare”. E’ quanto ha detto il ministro della pari opportunità Maria Elena Boschi. “Sappiamo – ha aggiunto il ministro – che i centri antiviolenza, le case rifugio, le associazioni, svolgono un lavoro importantissimo da anni, prezioso, con professionalità, con dedizione, spesso nel silenzio. Sappiamo che dobbiamo aiutarli, con le nuove risorse che dovranno essere erogate e che arriveranno entro la fine di quest’anno, 21 milioni, con le risorse messe per il prossimo anno. Ma soprattutto facendo un investimento importante nelle scuole”. “Sono stata qui – ha ricordato la Boschi – un mese fa, sono tornate le persone che lavorano con me, a parlare con gli studenti delle scuole, con il sindaco, con il presidente della Regione, con i dirigenti scolastici, per creare insieme le condizioni perché nelle scuole vengano riaperti i centri di ascolto, grazie a nuovi finanziamenti, perché ci possano essere dei progetti nelle scuole in cui ci si possa confrontare su questi temi. Ma non possiamo pensare che basti essere qui oggi, noi ci impegniamo – ha concluso il ministro – a tornare, ad essere con voi anche domani e nelle settimane successive”. Torneranno, si impegneranno, parleranno e riparleranno ancora. Perché per aprire i centri antiviolenza, per passare dalle parole ai fatti, servono i soldi che però ancora non ci sono. Come dire: “Vorrei ma non posso“.

Fabio Papalia

Torneranno, si impegneranno, parleranno e riparleranno ancora. Perché per aprire i centri antiviolenza, per passare dalle parole ai fatti, servono i soldi che però ancora non ci sono. Come dire: “Vorrei ma non posso“.

Boschi, Boldrini e Bindi tra i giovani e col sindaco di Melito Porto Salvo

La fotogallery di Domenico Notaro

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