Il periodo napoleonico a tinte noir

Reggio Calabria. L’epoca napoleonica non fu soltanto il periodo in cui si confrontarono i maggiori strateghi del periodo in grandi battaglie, dove si confrontarono diversi eserciti dalle variopinte divise, ma anche il periodo delle grandi riforme amministrative che con la loro attuazione andarono a svecchiare gli intendimenti dell’ancien régime. Ma anche altri aspetti interessarono quell’arco di tempo che con tali linee programmatiche attuò una trasformazione politica, sociale e intellettuale che interessò tutto il territorio della vecchia Europa, così come le varie realtà amministrative della Penisola italiana. A Gioacchino Murat, che sotto la sua amministrazione portò una ventata di modernità nel Meridione, con le numerose riforme che vennero attuate in appena un decennio, e al periodo storico che vide in Italia le esperienze e le conseguenze della Rivoluzione francese, il Circolo Culturale “L’Agorà” e il Centro studi “Gioacchino e Napoleone” dedicano ogni anno, a partire dal 1995, convegni e seminari di studio.
L’analisi della XXII edizione sul periodo dei napoleonico, denominata “Gioacchino Murat: un Re tra storia e Leggenda” ha assunto caratteristiche di lettura alcuno variegate, visto le cifre che sono state oggetto di discussione durante la nuova conversazione culturale. Nel corso della giornata sono stati argomentati a cura di Gianni Aiello ed Antonino Megali diversi aspetti di carattere antropologico, quali credenze popolare che sono state tramandate per le vie orali, ma anche fenomeni che ebbero a verificarsi in diversi luoghi della Penisola durante la Campagna d’Italia (1796 -1797) ma anche aspetti antropologici, quali credenze popolari, superstizioni, suggestioni collettive, casi di presenze incorporee, episodi di cannibalismo. Da qui il titolo “Il periodo napoleonico tra verità, miti e credenze popolari” che è stato trattato da Gianni Aiello che nel corso della sua analisi ha ricordato ai presenti diversi episodi che interessarono oltre cento immagini sacre della Vergine che mutarono in diverse occasioni gli aspetti espressivi. Altri dati hanno riguardato Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore dell’imperatore Napoleone che fu spettatore, durante la sua presenza nella zona jonica reggina, del rito dei vattienti e tale circostanza testimonia che tale tradizione sopravviveva nella provincia reggina nonostante le ultime notizie in tal senso risalgono a molti secoli prima. Nel corso della conversazione culturale sono stati affrontati anche episodi relativi a casi di presenze incorporee e diversi casi di cannibalismo che si verificarono anche nella Campagna di Russia del 1812. Oltre ai temi delle suggestioni collettive, al profondo credo religioso, sono stati anche esposti alcuni casi relative alle presenze incorporee o a quelle serie di circostanze legare ad apparizioni di quelle entità conosciute come fantasmi che riguardano sia Gioacchino Murat che Napoleone Bonaparte. In buona sostanza la nuova edizione di “Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda” ha assunto tinte noir per le tematiche analizzate nel corso della conversazione arricchita anche dall’intervento di Antonino Megali che ha relazionato su “Reliquie e feticismo dopo la morte di Napoleone”. Il relatore, tra l’altro socio del sodalizio organizzatore ha ripercorso le fasi storiche della morte dell’Imperatore a far data dal 5 maggio 1821, quando iniziò l’ipotesi che Napoleone Bonaparte fosse morto per avvelenamento, di contro la tesi per tumore allo stomaco. Nonostante la vasta letteratura bibliografica su Napoleone e la sua famiglia, diversi sono gli interrogativi che destano interesse, tra i quali, oltre quello inerente alle cause del decesso vi sono quelle relative alle varie “ Reliquie Napoleoniche”, alla sostituzione del cadavere nella tomba posta nella valle dei Gerani a Sant’Elena, l’ipotesi che i veri resti di Napoleone Bonaparte siano nell’area londinese di Westminster”.

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