Rimpasto giunta Reggio Calabria. Toto-assessori fermo fino al referendum costituzionale

La Giunta del sindaco Giuseppe Falcomatà

La Giunta del sindaco Giuseppe Falcomatà

di Fabio Papalia

Reggio Calabria. Il rimpasto potrebbe arrivare solo dopo l’esito del referendum costituzionale. Fonti autorevoli di palazzo San Giorgio spifferano che il sindaco Giuseppe Falcomatà attenderà l’esito referendario prima di mettere mano alla nuova giunta comunale. Così come sarebbe stato preteso dal PD, che avrebbe chiesto a tutti gli amministratori locali Dem di non agitare le acque prima della consultazione così tanto cara al premier Matteo Renzi. Il partito del presidente del Consiglio dei ministri in tempi non sospetti avrebbe detto chiaramente ai propri amministratori di astenersi dalle grandi manovre perché non gradiva terremoti politici che potessero spostare le energie e l’attenzione dalla campagna mediatica a favore del Sì, peggio ancora se in grado di spostare l’ago della bilancia sul No, che rappresenta il peggiore incubo per Renzi e renziani.
E invece il sindaco Falcomatà, che forse aveva maggiore premura in vista dell’anniversario dei primi due anni di amministrazione e meno per l’appuntamento con le urne, ha dato fuoco alle polveri nell’ultima seduta di consiglio comunale, ottenendo subito dopo la disponibilità da parte degli assessori a rimettere le deleghe alla sua valutazione. Valutazione che però, adesso, tarda ad arrivare, probabilmente proprio in ossequio a quegli ordini di partito prima disattesi e che adesso invece sarebbero stati finalmente tenuti in considerazione.
Tra l’altro, sempre in ottica referendaria, anche un “impegno” per il sì può essere “ben speso” da chi anela una riconferma o da parte di chi vorrebbe essere una new entry in giunta. Insomma l’uscita “frettolosa” può essere ancora giocata a favore del sindaco Falcomatà e dei renziani.

Nel frattempo si susseguono, ma solo ufficiosamente, le ipotesi sul rimpasto che verrà. Tra le poche certezze che in tanti danno per scontate c’è l’uscita di tre delle quattro donne, tutte assessore esterne: Mattia Neto, Patrizia Nardi e Agata Quattrone. Loro tre, stando ai rumors della politica di palazzo, sarebbero sicuramente fuori dalla nuova compagine di governo cittadino.
Non sembra neanche ipotizzabile, invece, che il sindaco voglia lasciare senza deleghe gli assessori che sono stati eletti alla carica di consigliere comunale, che una volta accettata la nomina di assessore per legge non sono più consiglieri comunali. La defenestrazione di uno di loro equivarrebbe a “rimandare a casa” un rappresentante eletto dal popolo. Così come sembra improbabile che il sindaco rimpolpi la giunta con tre consiglieri attualmente in carica: ciò comporterebbe (poiché il consigliere che diventa assessore non può continuare a essere consigliere) lo scatto di un gradino anche nelle liste dei primi non eletti.
Resiste invece nel toto-assessori Angela Marcianò, molto apprezzata anche dall’opinione pubblica. Un mistero, invece, se manterrà la delega ai lavori pubblici o se le verrà affidata un’altra delega. Nel secondo caso, però, si dovrà fare anche i conti con l’eventuale accettazione da parte della Marcianò di un assessorato diverso, che potrebbe essere il personale.
A favore di questa ipotesi corre voce, sempre tra gli addetti ai lavori, che il rimpasto vedrebbe sancire una rotazione di tutti gli assessori. Il principio della rotazione, però, anche in questo caso si scontrerebbe con la realtà: vi sono assessori che ritengono di avere fatto bene, e mal digerirebbero, dopo 2 anni di “assestamento”, di dover ricominciare tutto daccapo. Discorso a parte per la carica di vice sindaco, attualmente ricoperta da Saverio Anghelone, che ha anche la delega al personale. A favore di Anghelone vi è un accordo più generale col Pd, non a caso anche in altre grandi città il Centro democratico ha la carica di vicesindaco. Non è detto però che la delega al personale resti ad Anghelone. Quanto ai tre nuovi assessori da nominare, sempre che sia confermata l’uscita delle tre assessore, l’ipotesi che resta in piedi è che anche stavolta si tratti di assessori esterni. Si tratterà, però, di vedere se il sindaco Falcomatà nominerà tre persone di sua fiducia, stringendo ancora di più il “cerchio magico” attorno a sé, o se i partiti politici potranno entrare in partita. Il Psi, ad esempio, ha speso già il nome di una donna: Irene Calabrò, avvocato, impegnata nell’Arci, prima dei non eletti. Prima di cimentarsi nel toto-assessori, però, la città deve attendere il referendum.

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