Castore e Polluce. Controreplica di Morabito a Delfino

Stefano Morabito

Stefano Morabito

Reggio Calabria. In merito alla nostra richiesta di dimissioni per la scandalosa vicenda delle selezioni per le Società “Castore” e “Polluce”, il presidente del Consiglio Comunale Delfino, privo di veri argomenti, si rifugia nella prolissa citazione dell’articolo 39 Tuel e del corrispondente art. 38 dello Statuto comunale aventi ad oggetto i doveri di imparzialità del presidente nei lavori consiliari. Argomento che nulla ha a che vedere con le contestazioni che gli abbiamo mosso.
Come si ricorderà, infatti, abbiamo chiesto le sue dimissioni in quanto presidente di una assise che, più che luogo di dibattito, rappresentanza degli interessi collettivi e controllo civico, pare essersi convertito in un “ufficio di collocamento per congiunti dei consiglieri nello staff del sindaco o per i consiglieri stessi nelle società di proprietà comunale” e ci auguriamo vivamente che con questa precisazione, Delfino, evidentemente amante della burocrazia, non voglia ulteriormente replicare propinandoci copia delle norme nazionali e provinciali che regolano il funzionamento degli uffici di collocamento.
Ciò che noi contestiamo è la questione politica e morale che si apre con la vicenda (infinita) delle società in house e delle relative selezioni. A questo riguardo, ricordiamo a Delfino che il Tuel e lo Statuto comunale vanno interpretati e applicati in conformità alla Costituzione che, all’articolo 54, recita che “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. Orbene, se a Delfino possiamo riconoscere la disciplina, visto il suo attaccamento alle procedure formali, per quanto lo possiamo ricercare, di contro, non riusciamo a trovare granché di onorevole in tutta la vicenda che ci occupa. Inopportuno e francamente disonorevole ci pare, infatti, che dopo oltre tre anni centinaia di lavoratori ex Multiservizi siano ancora senza lavoro, che migliaia di persone che avevano sperato in una selezione debbano attendere di eseguire le prove, che un numero ancora più vasto sia stato escluso senza potere conoscerne le ragioni, e che, al termine di un percorso con tutte queste ombre, si scopra che ben due consiglieri comunali partecipano alle selezioni (uno di maggioranza, l’altro di minoranza, per la gioia del tutore dell’imparzialità Delfino).
Quanto, inoltre, al fatto che i due consiglieri non avrebbero votato, non ci pare che questo sposti di un millimetro i termini della questione. La realtà è che, nel momento in cui dai consiglieri comunali la città attenderebbe impegno e stringenti controlli sulla società privata che gestisce il concorso, ben due consiglieri non possono esercitare queste funzioni, essendo impegnati nel superare le prove per l’assunzione. Con l’aggravante che il resto del consiglio si accoda a quest’atteggiamento (comprensibile per i due, ma non per gli altri). Ci stupisce però che, voto a parte, Defino non abbia ricordato a se stesso e alla cittadinanza che il consiglio comunale ha affrontato la discussione sul tema “società in house: futuro ex Multiservizi e prospettive” in data 20 aprile 2015: primo intervento di Luigi Dattola, secondo intervento di Giuseppe Sera, come chiunque potrà verificare visionando il video presente sulla rete.
Ancora più incomprensibile ci pare che Delfino non colga alcun profilo d’inopportunità nel fatto che Dattola sia il medesimo consigliere che il 9 aprile dello scorso anno ha chiesto, avvalendosi dei suoi poteri, un’audizione all’Amministratore delegato delle società Abenavoli per chiarimenti riguardanti “l’iter delle due società e il bando che non arriva”, per poi partecipare alla selezione pochi mesi dopo.
Probabilmente, Delfino si rifugerà nuovamente nell’ipocrita interpretazione burocratica delle sue funzioni di rappresentante politico, il che chiarisce forse anche il suo ostinato silenzio riguardo ad altri episodi che hanno interessato il consiglio comunale, come il fatto che nell’aula delle adunanze sia stato ricevuto in pompa magna Paolo Romeo, cosa che a noi continua a sembrare scandalosa, ma che, evidentemente, il Tuel non vieta espressamente, per la soddisfazione di Delfino.
Quanto, per concludere, all’uso strumentale del sensibile tema del lavoro che Delfino attribuisce alla nostra denuncia, gli suggeriamo di rivolgere la sua attenzione alle numerose nomine discrezionali, effettuate con metodi che irridono la normativa e la cittadinanza, dall’Amministrazione che egli difende, laddove la gran parte della popolazione vive condizioni di estrema difficoltà o è costretta a emigrare.

Stefano Morabito
Per l’Associazione “La Cosa Pubblica”

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