Controlli dei vigili urbani nei bar a Pellaro. Chizzoniti denuncia disparità di trattamento

L'avvocato: «Una città che cambia... in peggio»

Aurelio Chizzoniti

Aurelio Chizzoniti

Reggio Calabria. L’ira dell’avvocato Aurelio Chizzoniti si abbatte sui vigili urbani. Casus belli sono i controlli effettuati nei bar. Ecco cosa scrive l’ex assessore comunale, nonché ex consigliere regionale, in una lettera indirizzata al sindaco Giuseppe Falcomatà, all’assesssore Nino Zimbalatti e alla dirigente Maria Luisa Spanò, e alle testate giornalistiche:

L’Amministrazione Comunale in carica non finisce mai di stupire! Infatti, il corollario incredibile delle performances amministrative non solo non si esaurisce, ma, quotidianamente, si arricchisce sempre di più con fatti e misfatti a dir poco incredibili, asetticamente metabolizzati a Palazzo San Giorgio e dintorni. E così a Pellaro, mentre i Vigili Urbani intervengono tempestivamente per contestare l’occupazione abusiva di suolo pubblico in pregiudizio di un operatore turistico (da me difeso), il cui processo è tutt’ora pendente innanzi il Tribunale Penale Monocratico, si ripetono, ingiungendo, al titolare di un bar operante a Pellaro, di smantellare il chiosco installato (esattamente il giorno dopo la scadenza del periodo temporale per il quale era stata concessa l’autorizzazione a pagamento), esaltando un modus operandi, a dir poco, eccezionalmente, “austro-ungarico”, insistono, inoltre, contestando, anche quest’anno, allo stesso spaesatissimo operatore (che si è rivolto al mio studio per essere tutelato), l’occupazione di suolo pubblico per via di due tavoli e quattro sedie insistenti nel marciapiede antistante l’ingresso del bar, contestualmente, giganteggia, sempre a Pellaro, un privilegiato, che gestisce sulla Via Longitudinale, oggi Via Giovanni Scudo, un avviatissimo bar, posto proprio a qualche metro di distanza dal Centro Civico, al cui interno operano (si fa per dire) i Vigili Urbani. Bene: incredibile ma vero!

Già l’anno scorso, mentre veniva intimato a tutti gli altri operatori di smantellare immediatamente le strutture installate, per scadenza del termine, il Signore di Via ex Longitudinale, ha usufruito di un trattamento di riguardo (anche nella concessione visto che gli è stato consentito di occupare interamente il marciapiede, per il cui attraversamento si doveva accedere dalle porte che delimitavano la struttura…), tant’è che ha smontato l’impalcatura dopo la perenzione del termine, per poi rimontarla immediatamente, incurante del già decorso termine di validità, per smantellarla definitivamente, abbondantemente dopo il mese di ottobre. Incrociando la comprensione di chi, invece, avrebbe dovuto comportarsi così come ha fatto con gli altri bar. Anche quest’anno, previa rituale concessione, è stato installato un gazebo che occupa – almeno fino alla data del 26/11/2018, h 13:20 – gran parte della traversa che collega il Corso di Pellaro con la Via ex Longitudinale, ma nonostante sia spirato infruttuosamente il limite temporale della concessione, nessuno lo ha smontato e persiste quotidianamente, senza la benché minima conseguenza.

Eppure, la postazione dei Vigili Urbani è ubicata presso il Centro Civico pellarese, praticamente di fronte al predetto bar, l’Assessore alla Polizia Urbana, transita e osserva almeno due volte al giorno, senza intervenire (è stata verbalizzata l’occupazione abusiva di suolo pubblico?), attivissimi Consiglieri di Maggioranza ed Assessori pellaresi DOC, non si scompongono e restano perfettamente distratti, tutti assorbiti da una ben calcolata indifferenza operativa, che supera anche le innegabili difficoltà create al traffico quotidiano, viste le dimensioni dell’impianto che occupa gran parte della traversa ove insiste. Nella cui cornice si staglia il correttissimo comportamento di altri operatori che smantellano le strutture estive, puntualmente alla scadenza del termine previsto. Conseguentemente, sono molti i pellaresi a chiedersi il perché di questo inammissibile trattamento di favore, e sono tantissimi quelli che ritengono che quello che si è verificato l’anno scorso e che si sta verificando quest’anno, avviene perché il predetto barista – dicunt – pare garantisca un consistente approccio elettorale al Sindaco Metropolitano, ed al suo team magico. Da quattro anni al vertice della politica reggina.

Gli stessi che guidano (generoso eufemismo) la città con pigra ed autocompiaciuta mediocrità, facendo progressivamente maturare nella coscienza della gente il lucido convincimento che la politica a Reggio sia fortemente espressa da una logica feudale da imporre o da riservare per pochi eletti! Dal Miramare in poi, gli esempi gelidamente reiterati sono in costante, progressivo e preoccupante aumento, per come si evince dalla “muta” fontana di Piazza Carmine, tapis roulant, da tempo non funzionanti, la farsa del Palazzo di Giustizia, il cui prezzo altissimo lo pagano i lavoratori, nonostante l’impegno, profuso ultra vires, sul versante sindacale, la Gallico-Gambarie, il porto sottratto all’Autorità Portuale di Gioia Tauro e riposizionato in quella della dirimpettaia Messina, il Waterfront, la Fiera di Arghillà, la ristrutturazione dello Stadio Comunale, freddamente avviata abbondantemente a campionato iniziato, la dilagante occupazione abusiva di spazi pubblici, da parte di esercenti attività commerciali, ambulanti a posto fisso che occupano da anni sempre e comunque lo stesso spazio, improvvisati venditori di prodotti ittici, sottratti a qualsivoglia controllo sanitario, diffusissima presenza in tutto il territorio cittadino di abusivi che vendono di tutto, in palese pregiudizio dei commercianti che pagano regolarmente le tasse, il corpo della P.U., da tempo acefalo, poiché carente dell’importantissima figura del Comandante (cui prodest?), al quale qualcuno ha rinunciato dopo aver fatto fuori gli ex Comandanti Crupi e Romeo, difficilmente omologabili a qualsivoglia logica che non sia il doveroso rispetto delle funzioni esercitate (oggi, l’uno Comandante della Polizia Metropolitana, e l’altro rientrato nella Polizia di Stato, Vice Questore a Udine), la ZES di Gioia Tauro che langue, mestamente impaludata, fra l’indifferenza della politica al comando, la toponomastica, incredibilmente autoreferenziale, il traffico ormai impossibile nella tangenziale, i cui lavori, nelle città seriamente amministrate, si eseguono di notte e non di giorno, con ricadute terrificanti in caso di emergenze sanitarie o di altro genere, per non parlare dell’Aeroporto dello Stretto, dalla cui amministrazione il Comune si è auto estraniato, salvo poi a sottoscrivere intese di altra natura con la SACAL S.p.A., ecc..

In questo tenebroso ed ambiguo contesto, che scandisce inesorabilmente l’inidoneità della maggioranza in carica, non solo a programmare ma anche a gestire adeguatamente e non “apallicamente” il quotidiano, si esalta l’ormai consolidata abitudine dei “taglianastri” di professione, che quanto al Menta, hanno zero meriti. Non foss’altro perché, è innegabile la colpevole inerzia degli stessi, mentre non va dimenticato che l’imponente opera è stata pensata ed i cui lavori hanno avuto inizio, quando il Sindaco in carica doveva ancora nascere!
Deprecabile anche l’aver eluso, fra proclami ed enfatizzazioni, il ruolo di fondamentale centralità e rilevanza sull’argomento, esercitato dal già Ministro della Repubblica On.le Francesco Nucara.
Conclusivamente, esaltando il noto brocardo, secondo cui “suum cuique tribuere” (riconoscere i meriti degli altri), non ho alcuna difficoltà ad ammettere che l’unica iniziativa perfettamente compatibile con l’indecente agonia della città, è quella relativa allo slogan che torreggia al piano terra di uno stabile di Via Campanella, “una città che cambia”. Al cui interno, però, è ben visibile una bicicletta ed alcune sedie, amara ed eloquente sintesi di uno straripante infantilismo politico-amministrativo che attanaglia la nobile comunità reggina. Lo stesso, andrebbe, quindi, opportunamente adeguato in “una città che cambia… in peggio!”.

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