Settimana della Memoria. UnMondoDiMondi: «Il razzismo continua a svilupparsi senza trovare validi ostacoli»

Reggio Calabria. Anche quest’anno si celebra la settimana della Memoria, che compie i suoi primi 19 anni. Ma il razzismo continua a svilupparsi, anche in forme cruente, senza trovare validi ostacoli sul suo cammino.
Forse servirebbe una Memoria diversa?

La memoria della Shoah potrebbe essere un argine al razzismo se, da ricordo rituale e museale, diventasse, con il contributo di tutti, analisi e azione quotidiana contro l’ideologia del razzismo, che da secoli è uno dei cardini principali del sistema capitalistico. Servirebbe che le inziative della Memoria garantissero azioni costanti di contrasto all’ideologia del razzismo accompagnate da attività di analisi sulla natura complessa di questa ideologia.

L’analisi permetterebbe di comprendere che il razzismo non è solo quello cruento, quello che accende le sensibilità, ma che esiste anche un razzismo strutturale meno evidente e che potremmo definire soft.

Importante è capire che il razzismo non è un fatto marginale e occasionale ma che, come viene sostenuto da molti esperti, fa parte integrante del sistema capitalistico.

I maggiori studiosi del settore (George L. Mosse, Léon Poliakov, Michel Wieviorka, Alain Touraine, Pierre-André Taguieff, Giuliano Gliozzi, ecc.) sostengono che il razzismo, nella sua manifestazione complessa, è una ideologia nata come struttura della moderna cultura occidentale nel Settecento, si è ben articolata nell’Ottocento, è stata applicata dai nazisti e da altri in modo cruento e dopo la seconda guerra mondiale ha continuato ad essere presente nella struttura della società fino ad oggi.

Hitler non si è inventato niente, ha applicato in modo terribilmente violento l’ideologia razzista che fu postulata molto tempo prima da menti “eccellenti” sostenendo la divisione dell’umanità in diverse “razze” e la superiorità della “razza occidentale” su tutte le altre.

Il famoso sociologo francese Alain Touraine nel libro curato dal suo allievo Michel Wieviorka dal titolo “Racisme et Modernité” ( pubblicato nel 1993) sostiene chiaramente che il razzismo è «una malattia sociale della modernità».

Il principale storico del razzismo George L. Mosse nel suo saggio “Il razzismo in Europa, dalle origini all’olocausto”, (pubblicato nel 1978) attraverso una esemplare analisi storica, individua l’origine del razzismo nell’ambiente culturale dell’Illuminismo e ne segue lo sviluppo nei vari movimenti europei dell’Ottocento e del Novecento fino a giungere alle conseguenze estreme dell’esecuzione di massa degli ebrei. Mosse chiude la sua opera con il capitolo dal titolo “Una conclusione che non conclude” e in questo ultimo brano dichiara: “La storia del razzismo da noi narrata ha contribuito a spiegare la soluzione finale. Ma il razzismo stesso è sopravvissuto e non è diminuito il numero di coloro che pensano secondo categorie razziali… Inoltre, nazioni che avevano combattuto contro il nazionalsocialismo hanno continuato ad accettare l’idea dell’inferiorità razziale dei neri ancora molti anni dopo la fine della guerra …”.

Sicuramente è difficile ammettere che la nostra cultura occidentale, considerata il “baluardo” della civiltà, abbia generato il razzismo; ma le cose stanno proprio così.

Le basi fondamentali della cultura occidentale moderna nascono nel secolo XVIII con l’Illuminismo. Il secolo dei “lumi” celebra il trionfo della Ragione sviluppando le idee per la liberazione dell’uomo da ogni soggezione servile e quindi affermando i valori dell’ uguaglianza, della fratellanza e della libertà, ma queste idee vengono agganciate all’ideologia del razzismo.

Tracce di questa ideologia si possono rinvenire nei secoli XVI e XVII ( proto-razzismo) e nelle epoche precedenti, ma gli esperti sostengono che la sua articolazione matura si è sviluppata solo nel secolo XVIII.

I padri dell’illuminismo da Kant a Voltaire fino a Montesquieu, come pure molti grandi pensatori dell’Ottocento, furono gli autorevoli sostenitori dell’ideologia razzista come si può vedere dai loro stessi scritti. Il grande studioso dell’antisemitismo Léon Poliakov nella sua opera del 1976 dal titolo “Il mito ariano. Storia di un’antropologia negativa ” così scrive di Voltaire: “Per lo storico, il paradosso o l’enigma che si incontrano in Voltaire, sono costituiti dal fatto che egli resta, nel ricordo degli uomini, il principale apostolo della tolleranza, a dispetto di uno spietato esclusivismo a cui non si saprebbe dare altra qualifica che quella di razzista e di cui i suoi scritti sono una testimonianza altrettanto valida della sua vita”.

Perché l’ideologia razzista si è sviluppata in seno alla cultura moderna occidentale contraddicendo la sua stessa idea dell’uguaglianza universale del genere umano?

Gli studiosi del razzismo rispondono a questo interrogativo sostenendo che l’ideologia razzista, con la quale si affermava la superiorità della “razza occidentale” e in particolare della borghesia rispetto alle altre “razze”, è stata indispensabile alla borghesia per affermare che i valori universali dell’uguaglianza e della libertà erano riferiti solo alla “razza superiore bianca” e alla sua classe sociale. In questo modo la borghesia occidentale si assicurò la sua sicura ascesa e una supremazia assoluta. Con l’ideologia razzista la borghesia occidentale riusciva a giustificare, in un solo colpo, il colonialismo, lo schiavismo e tutti i suoi privilegi rispetto alle classi più povere, naturalmente anche a quelle occidentali. Lo storico Guliano Gliozzi nel suo libro “Adamo e il nuovo mondo” sostiene che “la teoria della razza settecentesca andrebbe definita, più che un’ideologia schiavistica, un’ideologia della divisione internazionale del lavoro, imposta dalla borghesia, un’ideologia in grado cioè, di far passare come naturali e perciò immutabili, le diverse forme di subordinazione e di sfruttamento – dal commercio alla schiavitù- imposte alle popolazioni coloniali dalla borghesia europea”.

Anche se in una dimensione nazionale e con le dovute differenze, la teoria di Gliozzi si può applicare a quello che oggi succede con i rom, i migranti e con le fasce più deboli della popolazione.

Fabio Perocco nel suo saggio dal titolo “L’italia, avanguardia del razzismo europeo”, pubblicato nel libro Razzismo di Stato curato da Pietro Basso ( pubblicato nel 2010) cosi descrive il razzismo italiano di oggi: “L’intesificazione del razzismo avvenuta negli ultimi anni in Italia, in Europa, in Occidente, si inscrive nel processo, in corso da almeno un ventennio, di compressione del valore del lavoro e del costo sociale della manodopera del sud, dell’est e del nord del mondo. Se nei diversi contesti mondiali la svalorizzazione del lavoro attraverso la ristrutturazione, a favore del capitale, delle relazioni industriali, delle politiche sociali e del lavoro è perseguita in molteplici modi, una strategia adottata sistematicamente ovunque è quella della messa in concorrenza dei lavoratori, dei popoli, dei generi, delle generazioni, attraverso l’arma efficacissima del razzismo (e del sessismo) … Questa intensificazione del razzismo è anche una sorta di anteprima della società di domani, verso cui sta correndo l’Europa. Una società in cui la classe lavoratrice dovrebbe ri-trovarsi nelle condizioni sociali e giuridiche di cinquanta anni fa, se non addirittura dell’Ottocento. La guerra agli immigrati, assurta a elemento fondamentale della politica nazionale tout court, prefigura, quindi, la condizione in cui si vorrebbe riportare tutti i lavoratori.”

L’ideologia del razzismo sostiene ancora oggi il sistema capitalistico nato dall’Illuminismo, che era ed è un sistema fondato sull’ineguaglianza.

Nonostante il ruolo di primo piano che ricopre il razzismo nel sistema, la speranza di sconfiggerlo esiste. Perché se è vero che la cultura occidentale ha generato l’ideologia razzista come sua struttura, è anche vero che questa ha pure generato il socialismo ed i movimenti antirazzisti che, con alterne vicende, hanno in qualche modo contrastato questa terribile ideologia.

Ma il razzismo subirà una vera sconfitta quando la Scuola, l’Università e tutte le agenzie educative cominceranno a far conoscere la vera natura del razzismo attraverso le opere dei ricercatori.

Come scrive George Mosse “il primo passo verso la vittoria su questo flagello dell’umanità consiste nel rendersi conto di quale ne sia stata la causa, di quali aspirazioni e speranze esso abbia suscitato

nel passato”. Ma pure, aggiungiamo noi, di quello che suscita, controlla e muove, nel presente.

A. Giacomo Marino – Cristina Delfino – Direttivo Un Mondo Di Mondi

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