Reggio Calabria: la comunità di Archi si stringe a Poste italiane da oltre un secolo

I postini e l'ufficio postale negli anni sono diventati un punto di riferimento per i cittadini tra Archi e Arghillà

Nelle zone più complesse di Reggio Calabria, tra Archi e Arghillà, Poste italiane è diventata negli anni un punto di riferimento per i cittadini. Quotidianamente, in questi luoghi, il lavoro del postino e quello di chi sta dietro agli sportelli dell’ufficio postale, è molto di più dell’essere semplici impiegati di una grande azienda che fornisce servizi. Per il portalettere diventa una vera e propria missione da portare a termine quotidianamente tra mille difficoltà ambientali e strutturali. L’ufficio postale, invece, diventa un luogo per ritrovarsi, un’occasione per rivedersi, per raccontarsi. Con questa premessa abbiamo deciso di proporvi questo reportage, di accendere i riflettori sull’ufficio postale di Archi e di seguire il “giro” del postino dello stesso quartiere e dell’altra frazione di Arghillà, dove ha sede la casa circondariale.

Ad Archi dal 1901

La presenza di Poste Italiane ad Archi secondo il direttore dell’ufficio postale, Francesco Cuzzola, risale ai primi anni del ‘900. «Lo testimoniano alcune schede – spiega Francesco Cuzzola – sulle quali venivano annotati i dati degli intestatari dei buoni fruttiferi, l’importo di emissione e la data, appunto». I cognomi e i nomi sono quasi gli stessi di oggi. «Questi libri confermano quanto siano radicate le Poste in questa zona», spiega. Ad Archi, frazione a pochi chilometri dal centro di Reggio Calabria, è come essere in un altro paese. Quando gli abitanti si spostano, dicono «devo andare in città», ovvero a Reggio, a qualche minuto di macchina. Cambia addirittura il modo di parlare da una strada all’altra: «Tra Archi Cep e Archi Carmine – prosegue Cuzzola – c’è un’inflessione diversa nella parte più antica (la seconda, ndr) si parla quasi con una cantilena». L’ufficio postale, qui, è un luogo per la comunità. Turisti se ne vedono pochi e anche abitanti di altre zone. Ci si conosce tutti, ci si aiuta.

La signora “ritrovata”

C’è un episodio su tutti che testimonia la missione sociale di Poste in questo territorio. «Questa estate una ragazza si è presentata con una signora molto anziana. Ci ha detto di averla trovata sulla spiaggia in stato confusionale e ci ha chiesto aiuto. Ho riconosciuto la signora, il figlio viene spesso da noi. L’ho avvertito: la mamma era uscita per una passeggiata al mare e aveva perso l’orientamento, vagava da ore sotto il sole. La signora è del 1925, ha una buona tempra ma era smarrita. Il figlio si è precipitato da noi, mi ha abbracciato e ha ringraziato tutti». Ma non è solo questo. Giornalmente l’ufficio è preso d’assalto anche da chi non necessariamente deve fare qualche operazione allo sportello. «Li aiutiamo a leggere le bollette, a districarsi tra i documenti – spiega la sportellista Antonella Caridi, dal 2008 ad Archi – Come? Parlando in modo semplice e sempre molto chiaro. Ce ne sono grati. Capita spesso che ci parlino dei loro problemi, soprattutto gli anziani che spesso sono anche soli. Siamo una loro valvola di sfogo». Archi è diviso in diverse aree. Qui negli anni scorsi si è consumata una delle faide più cruente che la storia criminale abbia conosciuto e che ha lasciato a terra centinaia di morti. «Una donna, per citare un altro esempio di quella che è la nostra funzione in questi territori – prosegue Cuzzola – è venuta a chiederci conferma di aver spedito correttamente una mail, mostrandoci il telefono. Non era una mail qualsiasi: il figlio si trova in un carcere al nord, aveva chiesto un colloquio con lui. Ma senza una corretta procedura di richiesta, rischiava di fare un viaggio a vuoto. Per fortuna era tutto a posto e ci ha potuto parlare».

A pochi metri dal carcere

Già, il carcere. A pochi chilometri c’è quello di Arghillà, un’altra zona che ha conosciuto e conosce una forte infiltrazione mafiosa. Nei pressi della casa circondariale le case sono fatiscenti, molte sono occupate abusivamente. Le lettere che entrano ed escono dalla casa circondariale hanno un valore forte per chi vive qui e sa quanto sia importante per i parenti e per i detenuti mantenere un punto di contatto. Chi conosce bene la zona è il portalettere Antonino Fiume, che lavora nel Centro di Distribuzione di Reggio Calabria Nord, diretto da Sergio Milia. “Nino” è in questo centro da sette anni: ha lavorato in diverse zone di Reggio, da Catona ad Archi fino, appunto, ad Arghillà. «Ci sono problemi di recapito per quanto riguarda le cassette e i numeri civici e i citofoni guasti – spiega – Alcune zone hanno disagi particolari, si sa. Da portalettere mi reputo abbastanza fortunato. Tutti dicono che sono zone difficili, ma io mi sono trovato sempre bene. Forse perché mi comporto bene con le persone». Le lettere dal carcere, conferma, sono molto attese: «Sono notizie che si aspettano con ansia, mi capita spesso di consegnarle». Da quattro anni Nino recapita anche ad Archi e ha un rapporto con la gente che va oltre quello del semplice portalettere: «Sotto le feste in molti ci vogliono fare dei regali e non passa giorno in cui non venga invitato per un caffè o un dolce». Le Poste e il portalettere sono da oltre un secolo un punto di riferimento in questa parte di Reggio Calabria ed è proprio con questi gesti di affetto che si costruisce uno spirito di comunità.

Fabio Papalia

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