Vibo. Sparò al fratello, arrestato dai Carabinieri

Vibo Valentia. E’ la notte del 25 settembre dello scorso anno quando all’ospedale di Vibo Valentia si presenta, con 3 ferite di arma da fuoco alle gambe, un 33enne sorvegliato speciale. Ai Carabinieri l’uomo racconta che, poco prima, mentre si trovava nel cortile della propria abitazione, aveva visto un’ombra che gli aveva esploso contro numerosi proiettili colpendolo più volte.
I Carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia, diretta dal capitano Stefano Di Paolo, immediatamente accorsi all’ospedale ed all’abitazione del giovane, avevano tentato di strappare qualcosa in più alla vittima ed ai genitori che vivono con lui al fine di acquisire quanti più elementi per risalire all’identità dell’ignoto aggressore che, solo per un soffio, non aveva ucciso il proprio obiettivo. Tutti i tentativi si sono però da subito scontrati con un impenetrabile muro di gomma di omertà e silenzi, che ha impedito qualsiasi approfondimento.
Ma lo stesso muro che la famiglia ha eretto ha fatto immediatamente capire ai Carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Vibo Valentia e della Stazione di Mileto che c’era qualcosa di più di quello che si voleva dire. Qualcosa di inconfessabile.
Sono così iniziate una serie di frenetiche attività di indagine che hanno portato gli investigatori a scardinare, pezzo dopo pezzo, l’impenetrabile muro di silenzio sollevato intorno alla vicenda e che minacciava di trasformare il caso nell’ennesimo giallo senza soluzione e senza un colpevole.
Un primo indizio di quello che fosse successo i Carabinieri lo hanno avuto da alcune parole sfuggite alla madre della vittima immediatamente dopo il fatto. Infatti la donna, disperata alla vista del figlio in una pozza di sangue, aveva detto ai primi Carabinieri accorsi che tutto era cominciato con l’ennesima aggressione che il figlio le aveva fatto ed a cui suo fratello, all’epoca dei fatti 20ennne, aveva risposto alzando le mani. Un commento a mezza voce che non è sfuggito ai militari e da cui si è dipanata l’intera attività di indagine.
Infatti, sin da subito, il fratello si era reso irreperibile e solo dopo 3 giorni di ricerche i militari dell’Arma lo avevano sorpreso, all’alba, dentro l’abitazione dei genitori. Alla vista dei Carabinieri il giovane, già noto alle forze dell’ordine, aveva tentato una inutile fuga a piedi nudi per le campagne circostanti la frazione S. Giovanni, evidentemente convito che i militari fossero lì per arrestarlo. Un atteggiamento eccessivamente sospettoso quello del giovane, che ha consentito di incardinare una nuova casella nel complesso mosaico della vicenda.
Tassello a cui si è aggiunto quello del ritrovamento, da parte dei Carabinieri, a poche decine di metri dall’abitazione, di un contenitore di plastica con dentro 80 grammi di canapa indiana e quasi 200 proiettili cal. 6.35 e 7.65. Questi ultimi della stessa marca e lotto di quelli utilizzati per ferire la vittima la notte dell’agguato.
Al quadro indiziario sempre più delineato e concordante l’elemento finale è stato dato dagli interrogatori e dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali degli uomini della Compagnia Carabinieri che, dopo settimane di indagine, hanno finalmente dato un nome all’autore ed un movente a tutta la vicenda.
Infatti gli uomini dell’Arma hanno scoperto come l’alibi fornito dal fratello per la notte dell’agguato non reggesse minimamente e fosse del tutto infondato. Il ragazzo, prendendo a pretesto l’ennesimo litigio tra il fratello e la madre, aveva deciso di risolvere le proprie antiche diatribe familiari dando un segnale forte e tangibile al germano, sparandogli diversi colpi di pistola che, solo per un caso e la prontezza di riflessi della vittima, lo avevano ferito alle gambe e non in punti vitali.
Poi, vista la scena e capito che in pochi minuti sarebbero arrivate le pattuglie dei Carabinieri, si era dato alla macchia in attesa che si calmassero le acque. Ma, una volta sorpreso in casa dai militari alcuni giorni dopo il fatto, aveva inventato una fantomatica storia su come, proprio la notte del ferimento, avesse deciso di passare alcuni giorni fuori facendosi prestare l’auto da un amico ed andando a trovare la sorella. Una versione completamente confutata dalle indagini dei Carabinieri che hanno dimostrato, dati e testimoni alla mano, come nulla di quanto dichiarato fosse vero ed il giovane si fosse semplicemente nascosto nelle campagne per tre lunghi giorni in attesa che passasse la bufera.
Quindi, al termine dell’attività investigativa, il gip presso il Tribunale di Vibo Valentia, concordando pienamente con il lavoro fatto dagli uomini dell’Arma, ha deciso di emettere nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere in quanto accusato di lesioni personali aggravate e detenzione e porto illegale di arma.
Provvedimento che questa mattina gli uomini della Compagnia Carabinieri di Vibo Valentia hanno provveduto a notificare, dopo aver circondato la casa ed aver precluso ogni via di fuga, al giovane alle prime luci dell’alba, sorprendendolo ancora addormentato nel proprio letto. Ora il 21enne si trova ristretto nel carcere del capoluogo in attesa del processo che lo vedrà protagonista per il grave atto compiuto nei confronti del fratello.

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