I Bronzi simbolo laico di Reggio e dell’unità del nostro territorio

Il Prof. Pasquale Amato, Storico, Docente Universitario di “Storia Contemporanea” nella Facoltà di Scienze Politiche di Messina e nell’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria, ben noto promotore di significative attività culturali, interviene questa settimana sulle vicende di uno dei più noti simboli del nostro territorio: i Bronzi di Riace, simbolo laico della nostra identità culturale e territoriale e “candidati” a far parte del patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco.

(E.C.)

I Bronzi simbolo laico di Reggio e dell’unità del nostro territorio
di Pasquale Amato

La campagna d’autunno del 2009 è stata l’ultima delle tante battaglie per la difesa dei Bronzi di Riace da quando, nell’estate del 1972, vennero scoperti in fondo al mare davanti a Riace. Ma ha segnato una svolta nell’approccio alla questione da parte della comunità reggina. Per la prima volta alla protesta è seguita la proposta. E la proposta si è tramutata nella più ampia iniziativa di valorizzazione dei due grandi capolavori della bronzistica greca del V sec. a.C. dopo due decenni. Una iniziativa nata dalla proposta del Comitato Spontaneo per la valorizzazione dei Bronzi a Reggio fondato il 30 settembre 2009 nel Teatro dell’emittente ReggioTV, attorno a cui si è realizzato per l’ennesima volta il “miracolo dei Bronzi”: l’unità dei reggini attorno al loro più eccezionale patrimonio artistico, di cui sono divenuti i più strenui difensori coinvolgendo l’intera loro Provincia.

Ma stavolta si sono superati grazie all’idea vincente di ospitare i Bronzi nel moderno Palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale della Calabria, e di allestire il loro Laboratorio di Restauro aperto al pubblico nella Sala Monteleone. L’idea, lanciata da Eduardo Lamberti Castronuovo e divenuta la bandiera del Comitato, è stata realizzata dal Presidente del Consiglio Regionale Giuseppe Bova (con un cospicuo investimento ricavato dalle somme risparmiate grazie al ridimensionamento di alcune spese) in piena sintonia con la nuova Soprintendente Archeologica della Calabria dott.ssa Simonetta Bonomi.

Quindi ancora una volta la protesta unitaria della città ha salvato i Bronzi facendoli restare nella città che li custodisce come un patrimonio intoccabile per la comunità. Ma nella difesa è emersa una sintonia con l’intera provincia superando antiche incomprensioni. E la felice conclusione della vicenda con una risposta intelligente e positiva ha rappresentato un’altra importante novità: sinora il resto della Regione, proprio per questa forte identificazione di essi con Reggio, era stato tiepido nei confronti dei Bronzi, salvo che per usarli come simboli grafici nella campagne promozionali, sovente anche poco felici come l’ultima affiancandoli a Gattuso. La temporanea esposizione con restauro aperto al pubblico a Palazzo Campanella, sede del maggiore consesso elettivo e quindi casa di tutti calabresi, ha rotto il muro. I Bronzi hanno acquisito una duplice dimensione: da un lato la definitiva consacrazione del loro legame indissolubile della città dove hanno la loro casa e dove rappresentano un forte simbolo laico di identità; dall’altro la rappresentanza più alta dell’unità regionale calabrese, con la prospettiva di realizzare ciò che non è mai avvenuto: partire da essi come bene culturale e artistico più alto assieme all’altra preziosa coppia dei Bronzi di Porticello (in particolare il Filosofo) e dalla loro centralità per rilanciare l’immagine di una Regione su cui incombono sinora le tinte fosche di un’immagine pesantemente negativa.

La semplice azione di difesa dei due capolavori ha evidenziato già in passato un aspetto eccezionale: i reggini, capaci da sempre di dividersi su tutto (escluse occasioni rarissime che hanno toccato il loro orgoglio, più di tutte la rivolta del 1970-71 contro lo scippo del capoluogo che fu la più lunga rivolta urbana della storia) hanno trovato in più occasioni la forza di superare tutte le loro rivalità per fare quadrato contro i reiterati tentativi di allontanare da Reggio i loro più preziosi tesori artistici.

In verità il primo tentativo di scippare i Bronzi di Riace al Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria venne sventato dalla massima autorità dello Stato: i due Guerrieri erano stati trasferiti dal Museo di Reggio al Centro di Restauro di Firenze per completarne il recupero dopo oltre due millenni di sosta nel mare davanti a Riace.

I fiorentini, nonostante l’abbondanza di bellezze artistiche della loro città, vennero tentati dall’idea di trattenerli. Informato delle reazioni che avrebbero potuto esplodere a Reggio il Presidente della Repubblica Sandro Pertini intervenne con una delle sue famose decisioni a sorpresa: annunciò che voleva al Quirinale per un mese i due capolavori lungo la via del ritorno al Museo di Reggio. E per evitare di essere frainteso aggiunse che avrebbe inaugurato lui stesso la loro esposizione nel Museo di Reggio. Mantenne la parola e suggellò il gesto con il coinvolgimento di un personaggio che rafforzava l’appartenenza di quelle opere alla cultura greca e magno greca: la famosa attrice Melina Mercouri, allora Ministro della Cultura nel primo Governo della Grecia tornata alla democrazia dopo la feroce dittatura del Colonnelli.

Venne poi la fase del milione di visitatori che investì una città non abituata mentalmente e non preparata nelle sue strutture di accoglienza a questa invasione di visitatori che non aveva precedenti. A peggiorare la situazione concorsero altri fattori: 1. la coincidenza con la più feroce guerra interna di mafia; 2. la concomitanza con la fase di isolamento politico e psicologico della città dopo la fine della Rivolta e l’avvio della lenta e implacabile spoliazione di tutti quegli Uffici Regionali che secondo l’accordo del febbraio 1971 avrebbero dovuto restare dove si trovavano prima del luglio 1970; 3. la mancata attuazione del famoso Pacchetto Colombo lanciato durante la Rivolta, a partire dal Centro Siderurgico di Gioia Tauro.

Insomma la grande massa di visitatori si incrociò con una fase di generale depressione nella storia plurimillenaria della città e provincia di Reggio. Venne sprecata una grande occasione di rilancio della società e dell’economia. Anno dopo anno il flusso si ridusse notevolmente sino a rappresentare un decimo della fase del boom

In questo contesto cominciarono a farsi strada progetti esterni alla città, stranieri e italiani, finalizzate tutte a un unico obiettivo: allontanare dal Museo Nazionale della Magna Grecia i due capolavori per esibirli in Grandi Eventi Internazionali traendone enormi profitti. Questi progetti furono fondati su un assioma: la location dei due capolavori è nel posto sbagliato: in una terra che non è capace di valorizzarli. Invece di eliminare le cause e di aiutarli a valorizzarli. Molto più facilmente glieli togliamo e li sfruttiamo per realizzare vantaggi e profitti fuori dal loro territorio.

La filosofia di tutti questi progetti era quella di un atto coloniale carico di pregiudizi diffusi. Pregiudizi rafforzati dall’esistenza di una classe politica distratta dai tanti problemi legati all’emergenza di un territorio stracarico di problemi di sopravvivenza. Una classe politica che, salvo rare eccezioni, non ha mai considerato l’arte e la cultura, i Musei e i monumenti, i Palazzi Storici laici e religiosi come beni in grado di garantire una crescita anche economica e sociale. Li ha viceversa vissuti come ingombri e in qualche caso come strumenti di politica di affermazione personale.

Ricordiamo alcuni di questi tentativi: dopo due anni di cure effettuate nello stesso Museo di Reggio da un’equipe dell’Istituto Centrale del Restauro, il Presidente della Regione Giuseppe Nisticò organizzò un Convegno Internazionale con lo scienziato Luc Montagner per lanciare l’idea di un Tour Mondiale dei Bronzi come testimonial della Campagna contro l’AIDS. L’idea venne sonoramente sconfitta dalla protesta corale di Reggio (che partì da un Volantino scritto e distribuito in solitudine davanti al Museo dal sottoscritto il Primo Maggio del 1996) e dal no secco dei tecnici dell’Istituto Centrale del Restauro e della Soprintendente Archeologica.

Dopo alcuni anni di tregua un altro Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, rinnovò l’assalto in maniera più subdola: finanziò la clonazione dei Bronzi con lo stesso obiettivo di mandare i Cloni in giro per il mondo, giustificandolo come un’operazione che avrebbe portato milioni di visitatori in Calabria. La reazione corale dei reggini fu eccezionale, coinvolgendo tutte le sedi istituzionali a cominciare dal Comune, col Sindaco Giuseppe Scopelliti che applicò l’idea del Comitato di Difesa di lanciare un referendum in cui il no dei reggini sfiorò l’unanimità. La vicenda finì anche al TAR, che diede ragione ai reggini e al Consiglio di Stato che ha dopo anni concluso l’iter con una soluzione pilatesca.

Vennero poi tanti altri tentativi, tra cui la pazzesca idea di esporre i Bronzi nell’Isola della Maddalena durante i tre giorni del G8. In questo caso la protesta della città contro il trasferimento fu oggetto di uno scambio per ottenere il riconoscimento di Città Metropolitana, con la riserva di affidare a un Comitato di Esperti la valutazione se fosse stato possibile un trasferimento così complesso. Mentre il governo faticava a trovare gli esperti che avrebbero dovuto firmare una possibile condanna a morte dei due capolavori, giunse la tragedia del terremoto che portò allo spostamento a L’Aquila del G8 e all’annullamento di quella pazza idea.

L’ultimo tentativo è stato quello del settembre 2009, poggiato su una tesi molto poco credibile: i Bronzi, considerati buoni per essere trasferiti alla Maddalena nel febbraio 2009, sono stati viceversa dipinti come fragili, malati e bisognosi di particolari cure; motivo per cui, dovendo restaurare il Museo in vista delle celebrazioni dell’unificazione italiana sino al marzo 2011, dovevano essere trasferiti a Roma all’Istituto Centrale del Restauro per essere curati.

Contro questa ennesima idea di evidente scippo il 29 settembre, alle sette della sera nel Teatro di ReggioTV per iniziativa dell’Editore Eduardo Lamberti Castronuovo assieme a Francesco Alì, Pasquale Amato, Giuseppe Strangio e Pino Zito, partì la Campagna d’Autunno del 2009. Da quell’assemblea non molto numerosa nacque un organismo che segnò la svolta rispetto al passato già nel nome: Comitato Spontaneo per la Valorizzazione dei Bronzi a Reggio.

Il disegno strategico era chiaro: stavolta non avremmo soltanto difeso la permanenza dei Bronzi a Reggio ma avremmo contemporaneamente affiancato alla protesta la proposta: avremmo non soltanto smontato l’assurda ipotesi del viaggio a Roma per la cura ma avremmo sostenuto l’idea che, se i Bronzi stavano così male, sarebbe stato più logico fare venire i tecnici dell’Istituto Centrale del Restauro a Reggio piuttosto che sottoporli a un lungo, costosissimo e pericolosissimo viaggio di andata e ritorno a Roma.

Ottenemmo l’adesione immediata e convinta alla nostra proposta dell’on. Giuseppe Bova, un esponente politico che aveva già reso il Palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale della Calabria, un luogo non solo dell’istituzione ma dell’arte e della cultura. La sua non fu soltanto un’adesione formale e di vetrina – pratica mediamente diffusa tra i politici – ma un’adesione tradotta in azione concreta: l’offerta di ospitare l’esposizione temporanea e la cura dei Bronzi di Riace nella casa dei Calabresi, appunto Palazzo Campanella, investendo nell’operazione un milione di Euro ricavati dai risparmi sulle spese dei Consiglieri Regionali.

La proposta fece breccia presso la gente di Reggio. Nelle interviste a cittadini di tutte le età prevalse la tesi che i Bronzi dovevano restare a Reggio perché, se li avessero portati a Roma, vi era il rischio che non sarebbero più tornati.

La campagna d’Autunno – consacrata dalla riunione inter-istituzionale del 15 ottobre 2009 convocata dal Sindaco Scopelliti su sollecitazione del Comitato Spontaneo che nel frattempo aveva ricevuto le adesioni dell’Amministrazione Provinciale e di enti, associazioni, sindacati e personalità della cultura e delle professioni rinnovando il miracolo della città e della Provincia ancora una volta mobilitate attorno ai loro Guerrieri – poté partire anche per un’altra decisiva adesione: quella della Dott.ssa Bonomi, nuova Soprintendente Archeologica della Calabria con sede a Reggio.

Constatò, dopo un attento sopralluogo nel Palazzo e un incontro col Presidente Bova, la validità dell’alternativa proposta e la sposò con piena convinzione.

Ne è scaturita la realizzazione nella Sala Monteleone del Palazzo Campanella del Laboratorio ed esposizione dei Bronzi di Riace e di quelli di Porticello, dell’esposizione di altre preziose opere e di una serie di iniziative collaterali tra cui il sito che consente di collegarsi via internet con il Laboratorio.

Concludendo, la Campagna di Autunno del 2009 per i Bronzi – grazie al fatto che finalmente la società civile di Reggio ha trovato in Bova e nella Bonomi due intelligenti e capaci interlocutori nelle Istituzioni – ha segnato una svolta e ha cancellato con i suoi esiti i pregiudizi sulla nostra incapacità di proporre e di progettare, i luoghi comuni sulla nostra arretratezza culturale. Ma soprattutto ha tolto ai detrattori e aspiranti scippatori dei nostri tesori (se ce ne saranno ancora altri disposti a uscire con le ossa rotte dal tentativo di rubare i Bronzi) l’alibi più solido per poter tentare nuove sortite .

Deve essere ben chiaro a tutti, in Italia e nel mondo, che i reggini sono stati e saranno uniti nella difesa e nella valorizzazione dei loro maggiori tesori, di cui sono custodi vigili e attenti con proiezioni positive per l’intera Calabria. Ruolo rafforzato dalla collocazione provvisoria nella Casa di tutti i calabresi. E lo saranno ancor più quando il rinnovato Museo Nazionale della Magna Grecia riaprirà i battenti nel marzo 2011 e ospiterà di nuovo i tanti Tesori di cui è ricco a cominciare dai Due Guerrieri. Palazzo Piacentini e i suoi capolavori dovranno divenire il cuore pulsante della vita culturale e del lancio di un turismo culturale che ruoterà attorno ad essi collegandoli in rete con tutte le bellezze culturali, artistiche e naturalistiche della Calabria.

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