Insulo de la Rozoj. La storia della Repubblica dell’Isola delle Rose

Quarant’anni fa la Repubblica Italiana dovette difendersi da un moto indipendentista che suscitò entusiasmi, speranze e inquietudini. La storia è narrata da Giuseppe Musilli nel volume Isola delle Rose € 17,90 (dvd di 145 min. + libro pp. 80) edito da NdA press. L’artefice di tutto fu un ingegnere bolognese: Giorgio Rosa. Prototipo del bolognese gaudente, Rosa ha tre valori: la buona cucina, le donne e il lavoro. E’ un liberale che crede nella libertà e coltiva un sogno: essere libero nella propria terra. Decide pertanto di crearsi uno stato tutto per sé. Fa costruire una piattaforma di 400 metri quadrati da un cantiere di Pesaro e la posiziona – in acque internazionali – nel tratto di mare tra Rimini e Cesenatico. Il primo maggio 1968 proclama la nascita della Repubblica dell’Isola delle Rose. Redige anche una costituzione e crea degli organismi di governo, un consiglio con un Capo del Consiglio e i responsabili dei cinque Dipartimenti: due sono donne. Una scelta in anticipo sui tempi. La bandiera è ocra con una rosa rossa e la scritta in esperanto (lingua del nuovo stato) “Insulo de la Rozoj”. L’inno nazionale è un’aria de “L’Olandese Volante” di Wagner. Immediatamente si scatenarono i dietrologi con “approfondite analisi” che lette oggi fanno solo sorridere. La domanda d’obbligo era chi si nascondeva dietro questa storia? Quale potenza straniera? Ovviamente l’Unione Sovietica. In realtà c’era solo la voglia di libertà di un uomo che ben si armonizzava con i venti libertari di quegli anni. Suo obiettivo era anche creare una struttura turistica di rilevanza internazionale. Due deputati, uno del PCI e l’altro del MSI, presentarono un’interpellanza. Il parlamentare del MSI era l’on. Stefano Menicacci, in seguito legale di Stefano delle Chiaie nel processo per la strage di Piazza Fontana, e di Stefano Marocchino, l’uomo d’affari italiano che giunse per primo sul posto dove erano stati uccisi Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Ma l’isola avrà vita breve: all’alba del 25 giugno 1968 sarà occupata dalle forze armate italiane. In autunno i guastatori della Marina Militare la faranno saltare in aria. Il mare in tempesta spazzerà via le nove colonne su cui era poggiata che scompariranno tra i flutti. Saranno ritrovati solo nel giugno del 2009 a tredici metri di profondità e diverranno meta di sub.

Tonino Nocera

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