“Io e la rivolta” Enzo Laganà intervista Piero Battaglia

Reggio Calabria. Il quarantesimo anniversario dei moti per Reggio capoluogo ha dato il via a convegni e pubblicazioni  (tra le più interessanti Fuori dalle barricate. Fotoracconto della Rivolta di Reggio di Fabio Cuzzola a cura di Valentina Confido Città del Sole Edizioni pp. 120, € 12,00). Ma è utile rileggere un saggio, uscito qualche anno fa, che conserva ancora intatta la sua validità: Una città, la sua storia “io e la rivolta”. Enzo Laganà intervista Piero Battaglia Falzea Editore (pp. 206, € 13,00). Nell’intervista Battaglia ripercorre la storia della città e  della sua classe dirigente. Ricorda la sua elezione a sindaco il 28 marzo  1966 ad appena 36 anni. Ma, chi era Piero Battaglia?  Nato e cresciuto nel popolare quartiere Ferrovieri, da padre capotreno, a contatto con la realtà operaia del quartiere e con quella dei contadini di Sbarre. Si forma nelle organizzazioni cattoliche e avrà sempre una costante attenzione concreta ai problemi degli ultimi. Il libro ha una peculiarità. E’ l’unico che da voce a uno dei protagonisti dei Moti. Infatti, tanti altri sono morti senza lasciare nulla di scritto. Battaglia non fu solo il sindaco della Rivolta; fu il giovane sindaco che appena eletto scosse le stagnanti acque cittadine. Affrontando e risolvendo problemi che pesavano sulla città da troppo tempo. In questa sua efficace azione amministrativa ebbe come valido interlocutore Giacomo Mancini, Ministro dei Lavori Pubblici. Con il quale il rapporto fu sempre cordiale e proficuo: sino al 1970. Anche perché la chiusura di Mancini alle istanze dei reggini fu netta. Battaglia ricorda che in Consiglio Regionale il MSI-DN  votò per Catanzaro capoluogo. E che la stessa Destra, sempre pronta a ricordare il problema del capoluogo quando era all’opposizione alla regione Calabria, non lo ha mai riproposto quando andò al governo. L’incapacità della sinistra e del PCI di comprendere cosa stesse realmente accadendo che li portò a schierarsi contro la città. Il libro è anche la vicenda di un uomo delle istituzioni cui resta fedele; di un sincero democratico che lavorò sempre perché la lotta per Reggio non travalicasse mai i limiti della democrazia; di un uomo che – per tener fede ai propri ideali – rifiutò sicure candidature in partiti politici diversi dal suo. E’ la storia di chi non si è mai piegato ai ricatti o alle tante offerte: obbedendo solo alla propria coscienza. Appartenne a quella pattuglia di reggini che per difendere la città pagarono un prezzo come Antonino Lupoi, Giuseppe Trisolini, Rocco Minasi. Lui più di tutti. Non si capisce perché, ancora oggi, nessuna strada o piazza cittadina lo ricordi. Dimenticanza o cattiva volontà?

Tonino Nocera

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