I vincitori del Programma Stage: “Istituzioni disinteressate al nostro futuro”

Quale futuro? E’ questa la domanda che, provocatoriamente, i vincitori del bando “Programma Stage”, pongono al Consiglio regionale della Calabria ed agli Enti fruitori a poche settimane dalla fine del percorso formativo professionale iniziato circa due anni fa con dichiarazioni d’intenti e speranze di rinnovamento largamente condivise. Il progetto, sicuramente ambizioso, ha coinvolto 500 giovani “talenti” calabresi sui quali unanimemente le parti politiche decidevano di investire denaro pubblico al fine di favorire la residenzialità ed evitare la tanto vituperata fuga dei cervelli. Una novità importante in una regione dove spesso i giovani faticano a trovare prima occupazione e dove purtroppo i mezzi per trovare un impiego, talvolta, prescindono da meriti e curricula brillanti. Ebbene, il “Programma Stage” rompe con tutto questo perchè noi giovani vincitori non apparteniamo alla schiera dei raccomandati, ma dimostriamo le nostre competenze sul campo mettendo a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni ospitanti le nostre attitudini e la nostra voglia di lavorare e di misurarci ogni giorno con la macchina burocratica. Ed a poco a poco qualcosa inizia a cambiare negli Enti dove prestiamo la nostra attività: nascono servizi nuovi che favoriscono, ad esempio, l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro oppure che consentono agli Enti un risparmio notevole con riferimento alla riduzione del contenzioso ed apportano, in generale, un beneficio alle Amministrazioni spesso caratterizzate da sistemi vetusti e poco inclini al cambiamento. Tutto ciò riceve un grande apprezzamento da parte di Sindaci e dirigenti che scrivono al Consiglio Regionale lettere di encomio elogiando il lavoro di questi giovani e chiedendo un ulteriore sforzo economico per consentire una forma di prosecuzione del lavoro avviato con tanto entusiasmo dai giovani stagisti. E quindi dov’è il problema? Se tutti, Istituzioni comprese, sono concordi nel volere a tutti costi che questi giovani continuino a lavorare presso le Amministrazioni di riferimento perchè hanno le qualità e le competenze giuste, ci chiediamo come mai noi stagisti non abbiamo ancora nessuna certezza. E torniamo all’interrogativo che, apoditticamente, apre questo articolo. Vengono in mente scenari incomprensibili, atteso che il Consiglio regionale della Calabria ha approvato una norma che prevede, all’esito della riunione di un tavolo tecnico tra i rappresentanti delle Istituzioni coinvolte, la possibilità per gli Enti ospitanti di stipulare con gli stagisti dei contratti di lavoro con annessa copertura economica pari ad € 10.000, e,quindi, sufficiente a garantire la retribuzione degli stessi per un intero anno. Nonostante tutta questa buona volontà apprendiamo dell’esistenza di presunti vincoli di natura normativa e finanziaria che impedirebbero la stipula di tali contratti con gli stagisti da parte degli Enti ospitanti i quali, dunque, farebbero un passo indietro rispetto alle dichiarazioni di intenti che tanto cortesemente hanno espresso nel corso di questi due anni. Ed il Consiglio regionale sta a guardare, pure fiducioso che una soluzione sarà trovata prima del 20 ottobre, data in cui il “Programma Stage” giungerà alla sua naturale conclusione. Sarà che le novità spaventano, ma l’impressione generale è quella di un inspiegabile disinteresse delle Istituzioni rispetto ad una risorsa (così ci definivano alcuni politici non molto tempo fa) importante per la nostra terra rappresentate dai giovani le cui intelligenze dovrebbero essere valorizzate e considerate un punto di ripartenza non solo nelle campagne elettorali, ma soprattutto nei fatti quotidiani. Ci chiediamo se effettivamente un accordo verrà raggiunto così come è avvenuto, nel tempo, per altre categorie di precari (pardon noi stagisti non siamo neanche quello). In attesa di risposte, concludiamo con una massima tratta da uno dei capolavori di Rosseau sul concetto di democrazia “Il contratto sociale”: “Il più forte non è mai abbastanza forte da essere sempre il padrone, se non trasforma la sua forza in diritto e l’obbedienza in dovere. Da ciò deriva il diritto del più forte, diritto considerato in apparenza ironicamente, ma in realtà stabilito come principio”. Con l’auspicio che la forza sia sempre giustificata dal merito ed utilizzata ai fini della giustizia sociale.

Comitato Programma Stage

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