Sono ebreo, anche

In un libro Sono ebreo, anche (pp. 107, € 10) edito da Garzanti Arturo Schwarz spiega i valori sui quali poggia la sua vita. Schwarz, ebreo tedesco, è nato ad Alessandria d’Egitto, quando la città ospitava numerose comunità. Dopo il golpe dei giovani colonnelli e la deposizione del re Faruk si è rifugiato in Italia. Qui si è dedicato all’arte: organizzando mostre e gestendo una galleria a Milano. Esperto di  surrealismo, di recente ha curato una straordinaria mostra al Vittoriano a Roma. Schwarz è anche un poeta. Overture, la sua opera più nota,   è una porta d’ ingresso nell’affascinate mondo dell’amore: un non detto che attende di essere narrato. Pochi ma forti i punti di riferimento di Schwarz: Breton, Spinoza e Trockij. Tutto ciò lo porta  ad avere  un’identità complessa e variegata. Perché come sosteneva il filosofo Gustav Landauer: “Non sono un ebreo tedesco o un tedesco ebreo ma sono ebreo e tedesco”. Un sentimento domina il libro: l’amore che si coniuga con la libertà e l’anarchia. Anarchia non come confusione, caos ma come capacità di autoregolarsi e vivere sereni. Infine, ma non per ultimo: l’ebraismo. Eredità millenaria di un popolo sopravvissuto a tutto: l’unico testimone dei popoli dell’antichità classica. “Per me essere ebreo significa tentare di essere degno di una tale eredità culturale e riconoscersi negli ideali dell’ebraismo, e quindi del sionismo e dell’anarchia”.

Tonino Nocera

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