Vibo. ‘Ndrangheta: confiscati beni per 60 milioni di euro all’imprenditore Giuseppe Prestanicola

Vibo Valentia. La sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Vibo Valentia, su istanza del direttore della Direzione investigativa antimafia, ha confiscato beni per un importo complessivo pari a 60 milioni di euro e riconducibili all’imprenditore 58enne Giuseppe Prestanicola, di Soriano Calabro e sospettato di essere organico al clan Mancuso di Limbadi. Nello specifico, gli inquirenti ritengono sia un personaggio fondamentale per il perseguimento degli interessi della cosca,  in riferimento agli appalti per i lavori di riammodernamento che intressano il tratto vibonese dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Accusato, fra gli altri reati, anche del concorso in associazione mafiosa, Prestanicola è finito in manette nel febbraio del 2009 nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Direzione distrattuale antimafia di Catanzaro. Gli inquirenti, infatti, ritengono che l’imprenditore, tramite le aziende di cui è titolare, avrebbe permesso “l’infiltrazione della criminalità mafiosa, rappresentata dall’associazione Mancuso nel sistema di aggiudicazione, organizzazione ed esecuzione degli appalti pubblici concernenti la realizzazione dell’autostrada in Calabria. Nella misura giudiziaria cui è stata data esecuzione oggi, si legge che: “emerge dagli atti una relazione di contiguità di Giuseppe Prestanicola con associazioni mafiose operanti sul territorio del Vibonese, in particolare con la cosca Mancuso e con altre a questa legate. Contiguità dimostrata da una vera e propria comunanza di interessi tra l’attività estorsiva operata dai clan ai danni delle imprese appaltatrici di lavori per l’ammodernamento della autostrada Salerno-Reggio Calabria e la cospicua attività imprenditoriale svolta da Prestanicola avente ad oggetto forniture di materiale (sabbia, calcestruzzo e inerti) e di macchinari per l’esecuzione dei lavori appaltati. Comunanza di interesse evidentemente implicante un rapporto fondato sulla fiducia e sull’aspettativa di vicendevoli vantaggi, resa concreta dalla messa a disposizione delle potenzialità economiche dell’organizzazione imprenditoriale di Prestanicola e in particolare della capacità della stessa di relazionarsi in regime forzatamente monopolistico con gli appaltatori destinatari delle richieste estorsive al fine di far transitare, occultata nella remunerazione per le forniture e i servizi resi dall’impresa subappaltatrice, la tangente estorsiva destinata alle cosche mafiose”. Il patrimonio oggetto della confisca era stato sequestrato due anni fa. L’elenco dei beni appartenenti a Prestanicola comprende 140 immobili, tra appartamenti, edifici vari e terreni, 90 veicoli, svariati conti correnti, le aziende Calcestruzzi f.lli Prestanicola s.r.l., Calcestruzzi San Domenico s.r.l., Precave s.r.l., le ditte individuali Prestanicola Giuseppe e Prestanicola Domenico. L’imprenditore, inoltre, è stato sottoposto per cinque anni al regime della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con contestuale obbligo di soggiorno nel Comune in cui risiede.

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