Vibo Valentia. Il padre e la madre di un feto partorito e spirato poco dopo all’ospedale di Vibo Valentia hanno denunciato quanto accaduto ai carabinieri della stazione di Vibo Valentia, guidata dal maresciallo Nazzareno Lopreiato. Protagonista, suo malgrado, del presunto caso di “malasanità”, una donna 32enne della provincia di Milano, che al sesto mese di gravidanza si trovava in vacanza a Vibo Valentia. Recatasi una prima volta presso la struttura sanitaria, era stata tranquillizzata, sebbene avvertisse dolori che l’avevano preoccupata non poco. Invitata a lasciare l’ospedale, la donna, nel corso della notte e mentre si trovava in casa, ha avuto una emorragia. Tornata in ospedale, il personale sanitario ha diagnosticato che si era in presenza di un aborto spontaneo in corso e che, dunque, si rendeva necessario, un intervento chirurgico. Al contrario di quanto sostenuto dai medici, il neonato era in vita ed è stato partorito dalla donna. L’assenza di un reparto neonatale nella struttura sanitaria vibonese, tuttavia, non lo ha salvato ed è deceduto. Alla luce dell’inchiesta condotta dai carabinieri, il sostituto procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Michele Sirgiovanni, ha emesso due avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti ginecologi, indagati per il reato di omicidio colposo, disponendo la risumazione della piccola salma che sarà sottoposta ad un’autopsia.
Vibo. Indagati due medici e disposta la riesumazione di un neonato morto in ospedale
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By nim
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