Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo

Cosa fare con i negazionisti? E soprattutto chi sono e cosa vogliono? A queste domande tenta di rispondere Donatella Di Cesare con il suo libro “Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo” (pp. 125 € 8,00) edito da Il Melangolo www.ilmelangolo.com. Innanzitutto, è straordinaria l’abilità di Donatella Di Cesare che condensa in poche pagine argomenti così complessi. I negazionisti non sono animati da amore per la verità. Non  interrogano: ma brandiscono certezze che usano come una clava per demolire la realtà dei fatti. Sono i continuatori del nazismo: utilizzano gli strumenti della democrazia per fini criminali. I primi negazionisti furono i nazisti che fecero di tutto per occultare quanto compiuto. Come non ricordare le terribili parole che i nazisti dicevano a Primo Levi: “nessuno di voi sopravviverà e anche se qualcuno riuscisse a sopravvivere non sarà creduto”. Discutere con loro? Perché? Per “provare ciò che è successo”? Come afferma Pierre Vidal-Naquet. E poi: un astronomo accetterebbe di dialogare con chi affermasse che la terra è piatta ed è il sole a girarle attorno? I negazionisti vogliono portare a compimento l’opera di Adolf Hitler. Sono assassini della memoria come li definisce Yerushalmi. Donatella Di Cesare contesta anche la tesi della follia del nazismo. Lo qualificherebbe come un qualcosa di incomprensibile, indecifrabile. Un approccio assolutorio. In realtà è successo perché molti lo hanno voluto e pochi si sono opposti.  Il negazionismo è una galassia variegata dove confluiscono spezzoni della destra estrema; islamici radicali; nostalgici del papa re. Un universo magmatico con siti internet, referenti politici ed editoriali. Come dimenticare le agghiaccianti parole di Ernest Nolte pronunciate in un discorso al Senato della Repubblica il 6 maggio 2003? O le varie case editrici che pubblicano testi negazionisti e gli autori di tali pamphlet? Uno dei quali è stato insignito del Premio Gheddafi dei diritti umani. Sono solo criminali, Eichman di carta. Non si può invocare  la libertà di espressione come sostiene Noam Chomsky. Vale per loro quanto affermava Spinoza che metteva in relazione la libertà di parola con la  libera repubblica. Indicando un limite oltre il quale ciò che viene pensato, mina il fondamento della res pubblica e ne decreta la rovina.

Tonino Nocera

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