Vincere la lotteria non è sempre questione di fortuna

La lotteria è forse una delle maniere più popolari e più diffuse al mondo di tentare la sorte, un modo per milioni di persone di tutte le età e di tutte le latitudini di provare a cambiare la propria vita nella maniera più rapida e conveniente.
Certo, vincere non è facile e solo pochissimi fortunati sono stati baciati dalla dea bendata. Eppure, non sempre è andata così. Infatti, la storia dimostra che c’è stato un caso in cui l’esito della lotteria non è stato definito dal destino, ma dalla capacità intellettive di due francesi, che hanno saputo approfittare di un’opportunità irripetibile.
L’aneddoto risale al XVIII secolo in Francia, quando lo Stato – così come ai tempi nostri – emetteva titoli di debito pubblico per finanziarsi, con un tasso piuttosto elevato che attraeva gli investitori ma che stava per mandare in bancarotta il regno di Luigi XV.

Nel 1729 il francese François-Marie Arouet, scrittore, storico, filosofo e avvocato, passato alla storia con il nome di Voltaire, tornò nella sua Parigi natale dopo un periodo di esilio a Londra, a causa di un’affaire che gli costò la carriera diplomatica.
Nella capitale francese, Voltaire conobbe l’uomo che gli cambiò la vita: il matematico Charles Marie de La Condamine. Costui affermava di aver incontrato il segreto per entrare nel ristretto club dei milionari e il segreto in questione era la formula per vincere la lotteria.
Il ministro delle Finanze di allora, Pelletier-Desforts, infatti aveva deciso che il metodo migliore per ridare un po’ di ossigeno alle casse pubbliche, dal momento che non esisteva ancora il casinò online, era quello di creare una lotteria pubblica.

Tutti i francesi che avessero posseduto buoni del tesoro potevano acquistare i biglietti per partecipare all’estrazione; il biglietto vincitore avrebbe recuperato il valore nominale e in più si sarebbe aggiudicato un premio in contanti.
Con questa misura si sarebbe recuperato la fiducia e il valore dei buoni dello Stato, oltre ovviamente a ottenere un ingresso aggiuntivo dalla vendita dei biglietti. Ma a quanto pare il ministro Pelletier-Desforts non doveva essere particolarmente ferrato in matematica, perché la somma dei premi era maggiore alla quantità di denaro che avrebbero potuto raccogliere, anche se avessero venduto tutti i biglietti. Un altro esempio di un ministro dell’economia inetto, come forse ce ne sono tanti anche ai giorni nostri…
Fu in quel momento dunque che entrò in scena Voltaire con il suo amico matematico Charles Marie de La Condamine, che, approfittando del colossale errore del ministro, si unirono per comprare la maggior quantità possibile di buoni del tesoro, in modo da poter comprare moltissimi biglietti della lotteria.

Dal momento che i buoni avevano un valore reale inferiore a quello nominale, non ebbero problemi a raccogliere quasi tutti i titoli circolanti, pagandoli poche livres, la moneta francese dell’epoca.
Il giorno 8 di ogni mese, quando si celebrava il sorteggio, iniziò a diventare per i due il giorno di paga, fino a quando Pelletier-Desforts, stanco che fossero sempre Voltaire e La Condamine a vincere, li denunciò per frode. Ma i giudici diedoro torto al ministro, dal momento che i due non avevano commesso alcuna illegalità.
Al ministro Pelletier-Desforts non rimase che dimettersi di fronte alle dure critiche che aveva ricevuto e la lotteria fu annullata. Voltaire e La Condamine invece vissero di rendita per moltissimi anni, avendo guadagnato 500.000 livres, una enorme quantità di denaro per l’epoca. Inoltre riuscirono a dimostrare come la lotteria può anche essere una scienza esatta, se di mezzo c’è l’inefficienza di un funzionario.

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