Bulgakov ai tempi di Renzi, Margherita ama ancora il Maestro nonostante la riforma della scuola

In questo mondo che giornalmente ripudia i semplici elementi della riconoscenza meritocratica ci sarà sempre una mosca bianca, quella Margherita che nonostante la società ed il contesto le suggeriscano, a volte gridando a volte sussurrando, “Soldi! Potere!” resta fedele ad un modo di essere ed ama ancora il Maestro, e non il Preside.
Michail Bulgakov, russo d’Ucraina d’inizio secolo, uomo ribelle, a tratti rivoluzionario, così diverso dai suoi connazionali d’epoca per lo stile del suo narrare, ci mette dieci anni per dar forma a un romanzo che può raccontare di tutto, a tutti. Un amore struggente fra i due personaggi sopra citati, l’arrivo del Diavolo a Mosca con tutte le conseguenze derivabili, ed il racconto a causa del quale il Maestro è stato emarginato dalla Cultura Ufficiale. Tre piani narrativi che raccontano storie diverse, ma con un fine comune: lasciare il lettore attonito di fronte alla varietà di figure retoriche, messaggi più meno celati, discorsi ironici, con il quale Bulgakov punzecchia continuamente lo Stato dell’epoca, compreso di molti principi morali e legali da esso rappresentati.
Potremmo considerare quindi il racconto come un romanzo politico? Forse in parte, non fosse per le scelte che i personaggi compiono, che denunciano ironicamente dei modi di fare e si configurano come veri e propri attacchi alla società stalinista, ma la bellezza della storia e la grande cura per i personaggi, i particolari, gli ambienti, danno al lettore la sensazione di dimenticare, durante la lettura, di non star leggendo un racconto d’avventura alla “Huckleberry Finn” o una storia di magia alla  “ Il mago di Oz”.
La vita di Ivan Nikolaevic viene scossa e definitivamente cambiata dall’incontro, agli stagni cittadini, di Woland, che essendo il Diavolo ha ben chiare le vie per fare ciò che vuole delle volontà umane e del cervello di queste. Il poeta Ivan non è da meno, e le sue vicissitudini “mentali” saranno da escamotage per unire narrativamente l’avvento del Diavolo a Mosca con la storia del Maestro, che Nikolaevic conosce in un manicomio, e con le vicende di Ponzio Pilato ai tempi della crocefissione di Gesù, che è il romanzo incriminato dal regime, opera del Maestro.
Quest’ultimo si snoda come un “racconto nel racconto”, è composto da capitoli completamente dedicati alla storia, alle emozioni, alle domande interiori del Governatore Romano, e dei suoi discorsi con Joshua Hanozri (Gesù Cristo) prima della crocifissione, concludendo col racconto dell’uccisione di Giuda.
E mentre il Maestro racconta questa storia, Margherita ed il Diavolo s’incontrano, si ammirano, giocano insieme. Lei diventa la sua dama di ballo, nulla di più, e non è mai troppo chiaro chi sta usando l’altro per i propri fini. Lei desidera rivedere il suo amato, lui di avere una Regina (anche fosse per una notte).
E Margherita avrà ciò che vorrà, anche se nel finale si ha come la sensazione di uno “Yellow Submarine” beatlesiano che, però, affonda, un sentimento agrodolce che lascia il lettore con la consapevolezza di non aver capito esattamente tutto ciò che c’era da capire, e che lo porterà a rileggere il romanzo tre, quattro, cinque volte nella propria vita.
Ironico, tagliente, appassionante, Il Maestro e Margherita si colloca come uno delle punte di diamante della letteratura russa, pur avendo connotati completamente diversi da precedenti mostri sacri del secolo precedente come “L’idiota”, “Delitto e castigo” o “Anna Karenina”, essendo un romanzo molto più dinamico e diretto rispetto agli inerpicati fronzoli in cui potremmo imbatterci con Tolstoy o Dostoevsky.
Il Diavolo bulgakoviano, non molto dissimile da Al Pacino nel ben più recente “Avvocato del Diavolo”, è il vero perno del messaggio ironico dell’autore che ottiene una grande figura retorica nel confrontare la magia e la sregolatezza del personaggio con l’austerità dello stato Russo di inizio secolo, creando spesso situazioni divertenti e dando un piglio veloce e brioso alla narrazione, che nonostante la profondità dei temi trattati regala leggerezza ad ogni parola.

William D’Alessandro

 Il Maestro e Margherita ( 1939,) pubblicato nel 1960.

                                                                                                                                                                                        

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