Napoli. La Dia sequestra beni per 5 milioni di euro al clan nolano “Fabbrocino”

Dia Direzione investigativa antimafia

Direzione investigativa antimafia

Napoli. Nella mattinata odierna il Centro Operativo Dia di Napoli – rende noto un comunicato stampa della Direzione investigativa antimafia che qui pubblichiamo integralmente – ha dato esecuzione al provvedimento di sequestro di beni emesso dal Tribunale di Napoli – Sezione Misure di Prevenzione – nei confronti di Giovanni Fabbrocino, figlio del presunto capo clan Mario Fabbrocino, alias “‘o gravunaro”, attualmente detenuto in regime di art. 41 bis ordinamento penitenziario, assurto al ruolo di presunto reggente dell’omonimo clan. Nel mese di marzo 2015 Giovanni Fabbrocino era stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli (su richiesta della locale Dda), anche nei confronti di altri 11 indagati, alcuni dei quali presunti esponenti apicali del clan “Fabbrocino”, operante nella zona del nolano, ritenuti presunti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso (art. 416 bis c.p.), trasferimento fraudolento di beni (art. 12 quinquies della L. 356/1992), estorsione (art. 629 c. p.) e illecita concorrenza con minaccia o violenza (art. 513 bis c. p.), con l’aggravante del metodo mafioso (art.7 L. 203/1991).
L’odierna misura di prevenzione rappresenta la prosecuzione delle investigazioni che hanno permesso di disvelare non solo l’operatività del clan “Fabbrocino”, ma anche gli interessi economici degli affiliati, con specifico riferimento alla gestione di attività commerciali e imprenditoriali riconducibili al vertice dell’organizzazione criminale. In particolare, la Dia ha individuato in Giovanni Fabbrocino il presunto titolare occulto e il gestore di fatto della GIFRA S.r.l., operante nella fornitura del calcestruzzo, e della G.F. S.r.l., operante nel settore florovivaistico.
Nel dettaglio sarebbe stato provato come la GIFRA S.r.l. impedisse ai costruttori di rivolgersi ad altri operatori economici del settore, adottando un listino prezzi sensibilmente maggiorato rispetto a quelli normalmente praticati da omologhe imprese, ponendo in essere quindi modalità tipiche delle organizzazioni camorristiche.
All’esito degli accertamenti patrimoniali effettuati, in accoglimento della proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale formulata dal Direttore della Dia, il Tribunale di Napoli ha emesso un provvedimento di sequestro, finalizzato alla confisca, di quote sociali, beni strumentali e relative pertinenze delle suddette imprese, nonché della RAF S.r.l. (operante nella produzione di conglomerati cementizi e bituminosi), per un valore stimato complessivamente in circa 5 milioni di euro.

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