Cappuccetto Rosso non può “navigare” da sola

Reggio Calabria. “Dove arriveremo?” O forse è meglio chiederci, “dove siamo arrivati?”
Vi descriverò, spero in maniera abbastanza lucida, senza farmi prendere dalla rabbia per ciò che ha scaturito in me questo interrogativo, perché sono arrivata a chiedermi e a chiedervi questa cosa.
Ieri pomeriggio, in uno dei miei abituali giri su facebook, a leggere notizie varie, arriva sotto ai miei occhi un’immagine che mai avrei voluto vedere. Probabilmente postata in un gruppo di appassionati di fotografia, da un account spam. Mi limito a dirvi che l’immagine era una foto di abuso su minore e qualcuno l’ha prontamente segnalata e quindi cancellata.
Inutile dirvi che ne sono rimasta scioccata, disgustata, arrabbiata ma, mi sono sentita anche assolutamente impotente. Da madre, ho sentito dentro, un fuoco bruciarmi l’anima. Un misto tra dolore e rabbia pensando a quello che succede nel mondo a tantissimi bambini. E quando diciamo mondo, non dobbiamo pensare che certe cose possano succedere dall’altra parte del globo terrestre. Questa sarebbe la nostra più grande colpa e incoscienza.
Nel 1996, ai miei esami di maturità, realizzai la mia tesi su internet e sulle sue applicazioni future. Fu un tesi molto elaborata e ricercata. Sul piano legislativo poco ho potuto aggiungere essendo internet stesso, un nuovo fenomeno ancora difficilmente decifrabile per la legislatura non solo italiana ma, anche e soprattutto mondiale. Le sue applicazioni al futuro, erano già un obiettivo a cui molti tecnici e imprenditori del settore informatico, guardavano con entusiasmo. Ma altrettanto chiara fu in me, la visione di un mondo parallelo e oscuro, qualcosa che, non essendo appunto controllabile, poteva dar vita ad un sotto-mondo che col tempo, sarebbe venuto alla luce nella sua disgustosa e assurda spietatezza, fondendosi con risultati drammatici con il mondo reale.
Oggi quel sotto-mondo è venuto alla luce. Nato dalle nostre sperimentazioni, primi approcci al mondo virtuale, oggi vive accanto ai nostri figli. Bambini di 7 anni con un profilo facebook o instagram, dove postare i propri selfie o taggare i posti in cui si va, diventando facilmente rintracciabili da chiunque voglia seguire la loro vita. Diventando possibile preda di gente malata, che vive nell’ombra di una stanza, alla luce del monitor di un pc che trasmette il nero di un mondo senza più umanità. Il male del mondo è molto più vicino di quanto noi possiamo immaginare, ad ognuno dei nostri figli che hanno un account facebook o accesso senza controllo ad internet. La cronaca degli ultimi tempi ci racconta poi, di ragazzini che si sono suicidati per stalking su telefonini o social network. Le foto e i video, diventano un mezzo di potere di un mondo di bambini, a cui i loro genitori guardano quasi con estasi e orgoglio per la loro scaltrezza nell’usare l’oggetto del desiderio di questa assente società. Senza accorgersi ovviamente, cosa nasconde un ragazzo dietro una password o il telefono nascosto.
Dove siamo arrivati? Siamo coscienti che lasciando ai nostri figli la possibilità di usare i social network da soli, possono imbattersi nella stessa immagine che ho visto io totalmente pubblica? Cosa un bambino di 7 anni ma, anche di 10, deve condividere in una rete fatta per la maggior parte di adulti? Quale tutela applichiamo alla loro navigazione in rete? La scuola prepara fin da piccoli alla conoscenza di questi nuovi mezzi di comunicazione? E Voi stessi, quale conoscenza tecnica avete di questo mondo in cui lasciate i vostri figli liberi di girovagare come fosse il parco sotto casa? Facebook, internet in genere, non sono il parco sotto casa: sono un campo minato in cui lasciate i vostri figli.
Una regolamentazione ferma non può venire solo dallo Stato con leggi appropriate ma, dalla scuola, e soprattutto da ogni famiglia, da ogni genitore che, secondo coscienza, prende atto di questo mondo oscuro e, come era ai tempi delle favole, insegna ai propri figli cosa è giusto per la loro età e pian piano, li guida nelle nuove tecnologie. Non dobbiamo privarli. Badate bene. Ciò che viene negato diventa poi oggetto del desiderio da raggiungere e tenere segreto ad ogni costo. Si produce lo stesso dannoso effetto. Noi genitori dobbiamo essere preparati a formare i nostri figli, in tutte le applicazioni positive che internet può dare da un uso ragionevole.
I nostri figli non vanno privati della loro contemporaneità ma, piuttosto istruiti a usare con criterio e ad un’età ragionevole e sotto la nostra supervisione, i nuovi mezzi di comunicazione.
E come raccontato nella più significativa delle favole di distinzione del bene e del male, Cappuccetto Rosso, finché sarà troppo piccola per badare a se stessa, andrà presa per mano e accompagnata dalla mamma o dal papà a casa della nonna.
Ci sarà sempre un lupo nel bosco, ad attendere la piccola e indifesa Cappuccetto Rosso.

Mariella Epifanio

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