Arrestato a Betlemme lo street artist Jorit

Betlemme (Israele). Jorit Agoch, artista napoletano di origini olandesi, è stato arrestato oggi a Betlemme, insieme ad un suo collaboratore. La notizia dell’arresto è stata riportata testualmente sulla pagina Facebook dell’artista : “Siamo stati arrestati a Betlemme, dall’esercito israeliano. Chiunque possa aiutarci, per favore, lo faccia“. In precedenti dichiarazioni l’artista raccontava di aver dovuto interrompere un secondo murales, sempre sul muro di sicurezza,  perché troppo vicino a una torretta : «Ci sono venuti incontro armi in pugno e ci hanno fatto capire con modi bruschi che quel murale, a breve distanza dalla loro torretta, dovevamo dimenticarcelo».

Ma cosa stava facendo il noto artista partenopeo che ha raggiunto la ribalta mediatica internazionale ricoprendo intere facciate di edifici in giro per il mondo e la sua Napoli con i volti, tra gli altri, di San Gennaro, Massimo Troisi o Maradona?

Jorit stava completando un murales ispirato ad Ahed Tamimi, una ragazzina di diciasette anni,  soprannominata la Shirley Temple palestinese per i lunghi riccioli biondi e gli occhi azzurri. Sul perché una ragazzina dovrebbe intimidire Israele e portare all’arresto di un artista che ne raffigura l’immagine è presto detto.

La storia di Ahed Tamimi raccoglie, tra luci e ombre, la complessità della questione palestinese ed ha raggiunto la sua massima propagazione mediatica  l’anno scorso quando l’icona diciassettenne della resistenza palestinese veniva ripresa dalla madre in un video mentre colpiva con due pugni un soldato israeliano, venendo per questo incarcerata e condannata ad otto mesi di reclusione.
Le immagini, pubblicate sul canale Youtube della famiglia Tamimi, ebbero una rapidissima diffusione mediatica e furono seguite da un altro video riportante due stralci dell’interrogatorio dell’attivista palestinese suscitando le proteste della comunità internazionale sulle modalità dell’interrogatorio.
La ragazzina, che nelle prossime ore verrà rilasciata, è nipote di Ahalam Tamimi, la pianificatrice della strage alla Pizzeria “Sbarro” a Gerusalemme nel 2001 in cui morirono quindici persone, tra cui sei bambini e che provocò centotrenta feriti . La famiglia Tamimi proviene da Nabi Saleh un piccolo paese palestinese di circa cinquecento abitanti situato nella cosiddetta zona C, la porzione di Cisgiordania su cui le autorità israeliane hanno maggiore controllo. Spesso gli adulti di Nabi Saleh sono stati oggetto di critiche venendo accusati di incoraggiare i bambini a partecipare alle manifestazioni, esponendoli al pericolo di essere arrestati o feriti, al fine di sfruttare la loro innocenza nel raccontare i soprusi israeliani. Uno dei primi video con Ahed Tamimi, vede la ragazzina aspettare l’arrivo della telecamera prima di iniziare a gridare contro il soldato israeliano. L’immagine di una bambina che urla la sua rabbia contro un soldato armato fino ai denti è sicuramente d’impatto, ma non mancano aspri giudizi che definiscono queste proteste artefatte ed il comitato che organizza le proteste a Nabi Saleh ha ammesso di incoraggiare i bambini del villaggio a partecipare alle manifestazioni invitandoli a «non aver paura quando sentono degli spari e durante i raid notturni». La stessa Ahed in alcuni video inneggia al martirio ed alla rivolta violenta, ma se la comunità internazionale la vede come una vittima dell’occupazione Israele la identifica semplicemente come una terrorista.

Jorit in merito al murales di Ahed ha dichiarato: «Di lei mi hanno colpito il coraggio e la determinazione, Ahed è una ragazza molto giovane che ha saputo esprimere con un gesto forte quanto aveva dentro. E realizzare un murale con il suo volto, qui in Cisgiordania, è stato naturale».

Le autorità israeliane non sono state dello stesso parere ed al momento , il Consolato generale a Gerusalemme e l’ambasciata di  Tel Aviv, in stretto raccordo con la Farnesina hanno rilasciato una nota in serata dichiarando di seguire “con la massima attenzione il caso dei due italiani fermati a Betlemme, ai quali stanno fin d’ora prestando ogni possibile assistenza, in contatto con le autorità locali e le famiglie”.

Salvatore De Blasio

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