Toghe furenti: «Lo sai che mi candido?»

Lettera di un avvocato che racconta vizi e virtù della campagna per il rinnovo dell’Ordine

Toghe

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Reggio Calabria. C’è grande fermento all’interno degli ambienti dell’Avvocatura reggina per l’avvicinarsi della tornata elettorale dei prossimi 23/24 e 25 maggio che vedrà eletto il nuovo Consiglio dell’Ordine, in lizza ben 4 liste, tantissimi candidati per poche prestigiose poltrone.

Se da un lato i candidati sono alle prese con una feroce campagna elettorale, i non candidati – loro malgrado – devono «subirla» ed è così che improvvisamente colleghi che non hai mai visto né sono mai stati tue controparti ti telefonano, ti “sbrazzuliano” per strada o ti regalano smaglianti sorrisi a 4 molari del giudizio;
l’approccio soft prevede l’invio di messaggini tramite le applicazioni di messaggeria istantanea, chiamandoti per nome, neanche aveste fatto le scuole insieme – per carità scusandosi anche per il disturbo e precisando per di più di aver voluto utilizzare il metodo meno invasivo ma poco importa che il messaggino venga spedito ben oltre gli orari di lavoro o nei giorni festivi – con la speranza che venga accordata una preferenza; ovviamente non vengono risparmiate né le PEC né le email, per non contare il bombing perpetrato tramite social network.

La giornata dei non candidati non è semplice all’interno del Cedir quando rimanendo loro malgrado bloccati per presenziare alle udienze e lì – nell’estenuante attesa di passare il fascicolo all’attenzione del giudice – si trasformano in un’appetitosa preda dei candidati che cercano lo sguardo e – con fare a metà tra il simpatico e lo stucchevole – una volta che gli occhi si sono incrociati si avvicinano sornioni con giganteschi sorrisi e muniti ovviamente di depliant illustrativi, perché si sa la consuetudine – questa condanna – vuole che il voto venga chiesto ad personam; alcuni condiscono la richiesta con simpatiche frasette più o meno adulanti tipo «Ai GRANDI avvocati il voto si chiede di persona!» … e allora sicuramente, ben conscia di non essere la reincarnazione di Perry Mason, un pochino te la senti ma sorridi amaramente perché, diciamoci la verità, anche alla simpatia c’è un limite; altri, invece, sono molto più sbrigativi e vanno dritto al sodo; ma non mancano quelli che con un pizzico di romanticismo – non ti chiedono il voto ma ti invitano ad interrogarti su cosa dice il tuo cuore, che poi cosa abbia a che fare il sentimento con l’elezione del Consiglio dell’Ordine questo ancora non me lo spiego.

È interessante anche raccontare qualche fantasiosa tipologia di approccio, come quella del collega candidato – mai visto, tanto che non conosco nemmeno il suo nome – che attira la mia attenzione accoratamente in udienza esclamando «Collega Bolignano! Ma sai cosa volevo chiederti, ma come sta tuo padre?» (per chi non lo sapesse mio padre è uno degli avvocati anziani del Foro ndr), in realtà a quella richiesta sono rimasta leggermente perplessa ed anche ingenuamente intenerita fino al momento in cui il caro collega ha scoperto le sue carte affermando «Sai mi candido al Consiglio dell’Ordine e avevo pensato di chiamare quegli avvocati che erano i nostri punti di riferimento quando io ho inziato!» … Ohhh ma che tenero ho pensato e gli ho risposto «Guarda ti sollevo dal disturbo, mio padre non sente, è inutile che lo chiami al telefono!».

Ma fosse difficile solo la sopravvivenza in Tribunale tra i balletti improvvisati negli già angusti corridoi delle Cancellerie dove tra un faldone accatastato ed un altro devi necessariamente avere contatti ravvicinati, ma quando ad esempio – assieme ad una decina di colleghi stremati – in attesa per avere udienza tutti in fila dietro la porta di un giudice arriva uno dei candidati che blocca la sua corsa all’improvviso, sterza bruscamente e con un saltello sul posto esordisce «Colleghi! Lo sapete che mi candido?» … a quel punto mi sarei aspettata che alle sue spalle si aprisse a farfalla una nuvola di ballerine con sottofondo musicale! Ovviamente tra i colleghi presenti è sceso il silenzio inframezzato da un evidente e corale imbarazzo tanto che qualcuno ha sorriso tristemente ma nessuno ha osato proferire parola … ed io ho pensato: «ma chi sei? Ma qual è il tuo programma?» … ma il candidato si era dileguato: aveva già imboccato il corridoio successivo per mettere in scena un altro balletto dinnanzi ad un’altra improvvisata platea; e in realtà poi tu pensi di essere salva quando superi le mura del nostro povero palazzo di Giustizia e invece ti sbagli decisamente perché la campagna elettorale prosegue a spron battuto …

Anche al supermercato infatti i candidati ti rincorrono con fare falsamente indifferente tra i reparti ma purtroppo arrivata alla cassa poi non hai scampo e con la massima disinvoltura, tra un pacco di spaghetti ed uno yogurt, te lo gettano lì «Ma te l’ho chiesto il voto?».
Per non contare il colmo dei colmi quando nel tuo momento di meritata pausa, nel tuo bar, aspetti il tuo caffè – momento sacro ed inviolabile – e il banconista ti chiede il voto per interposta persona «Avvocato ma vutati a collega?».

Il tormentone di queste ultime settimane è «Se ti rimane un posticino mi voti?» ed a questo punto, concludendo questa amarissima carrellata, vorrei dire che a me personalmente «posticini» non ne rimangono, anzi – per essere più precisa – non avevo «posticini» per inserire restatine fin da principio: nella mia scheda ci sono soltanto «posti» per i pochi Avvocati che ritengo che possano rappresentarmi!

Avv. Monica Bolignano

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