Reggio Calabria. Controllato a vista da un imponente schieramento di sicurezza, che ha visto impiegati anche i cecchini sui tetti e i cani anti-bomba, il presidente del Senato, Renato Schifani, è giunto questa mattina in visita a Reggio Calabria. La seconda carica dello Stato è atterrato all’aeroporto dello Stretto “Tito Minniti” alle 10.30, e si è recato in visita a una villa confiscata alla ‘ndrangheta (una famiglia legata al clan Labate) e data in gestione all’associazione di giovani “Attendiamoci Onlus”. «L’elemento strategico della rivoluzione siciliana sono stati i giovani. Dai giovani anche in Calabria si deve partire – ha affermato Schifani durante l’incontro avuto al “Villaggio dei giovani” – la legalità deve essere insita in voi. Ribellatevi a ogni forma di condizionamento che sentite sulla vostra pelle. Ribellatevi a fatti culturali in cui si rinuncia alla propria libertà. Affermate quotidianamente come principio di vita la legalità, il rispetto degli altri. Ribellatevi a ogni forma di accettazione nella invincibilità della criminalità, anche quella strisciante, quotidiana”.
Questa la prima tappa del tour, che poi ha visto Schifani recarsi in Prefettura, dove ha tenuto un incontro coi vertici istituzionali della città, e presso la Corte d’Appello, dove ha incontrato i magistrati del distretto. Al termine di quest’ultima riunione l’incontro con la stampa. Gli argomenti, naturalmente, spaziano a 360° e non riguardano solo la realtà meridionale ma toccano anche i temi di attualità nazionale. Sull’Italia che «è un Paese a due velocità dove c’è un Mezzogiorno in cui occorre investire in termini di infrastrutture e di urbanizzazione per poter attrarre capitali». Sulla ‘ndrangheta e sul tema della sicurezza: «Ho trovato una grandissima ed eccezionale sinergia tra Prefettura, Questura, forze dell’ordine, Arma dei carabinieri, Guardia di finanza. Un clima eccezionale e di grande sinergia tra i vertici della magistratura ai quali ho prestato particolare attenzione. Mai come in questo momento, in cui in Calabria si sta avviando un percorso nuovo e di successi, ma anche di intimidazioni che non vanno sottovalutate, bisogna riaffermare l’attenzione nei confronti dei magistrati, avere l’orecchio dell’ascolto, sentire le loro esigenze, ascoltarle e trasformarle in richieste, in appelli come più risorse per la legalità». Sul legittimo impedimento: «Non ho mai ritenuto che vi potesse essere uno stretto collegamento tra la sentenza della Consulta e le elezioni. Alle elezioni – ha aggiunto – si va quando si determina una situazione di ingovernabilità del Paese per l’impossibilità del Governo di raggiungere i propri obiettivi. Il Governo ha raggiunto la maggioranza un mese fa, va avanti, poi sarà la politica a decidere. Non certo la sentenza della Consulta che, ripeto, è una sentenza di equilibrio». Anche sulla Fiat: «Quando una grande azienda è chiamata, attraverso il voto dei propri dipendenti, a pronunciarsi, credo che si raggiunge il massimo della democrazia, la consultazione della base».
f.p.
(photo Asa)