Reggio Calabria. Mettere i video sul web gli era sembrata una “mandrakata”. Ed è così che avevano fatto diventare ‘famosi’ i cavalli usati nelle corse clandestine documentate con filmati caricati su un provider americano e oscurati su disposizione della Procura di Reggio Calabria. L’operazione “febbre da cavallo”, la prima nel suo genere in Italia, è stata eseguita dal Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Reggio Calabria, diretto dal primo dirigente Sergio Iannello, a seguito di una dettagliata denuncia presentata dall’Osservatorio nazionale zoomafia della Lav (lega anti-vivisezione) nella quale sono stati segnalati 26 filmati relativi a corse clandestine di cavalli svolte in diverse province del Sud Italia, e particolare in Sicilia e nella provincia di Reggio Calabria.
Gli agenti del settore operativo, diretti dal commissario capo Gaetano Di Mauro, hanno monitorato per settimane la rete e, dopo essere riusciti a risalire ai responsabili, hanno chiesto alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria l’oscuramento dei 26 siti contenenti i filmati.
«Alcuni filmati avevano addirittura la colonna sonora di un cantante neomelodico, del tutto estraneo alle indagini, con la canzone “Tempesta”, dedicata ai cavalli e alle corse clandestine. Non solo, i filmati erano corredati da vere e proprie bacheche per commenti, apologie delle gare clandestine, lanci di sfide, appuntamenti per organizzare corse – commenta Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio nazionale zoomaria della Lava e firmatario della denuncia – quest’indagine ci ha consentito di conoscere meglio la fenomenologia di un mondo illegale che, spesso, ha pericolosissime connessioni con la criminalità organizzata».
Connessioni su cui gli agenti della Polcom non si sbilanciano, in quanto le indagini sono ancora in corso. Di certo c’è che nel filmato diffuso dalla Polizia Postale si può riconoscere come “ippodromo” di una delle corse clandestine senza ombra di dubbio proprio il Viale Calabria, l’enorme arteria nella zona sud di Reggio Calabria. C’è da ‘scommettere’, con una buona ‘quotazione’, che la ‘ndrangheta non sia affatto estranea a un’attività del genere, consumata poi sul proprio territorio.
I filmati rimossi comparivano sul provider americano sotto la voce “corse clandestine di cavalli” e “corse clandestine”. Le immagini documentavano corse di cavalli su strada, come detto anche in ambito cittadino, con la partecipazione di numerose persone e, in alcuni casi, il continuo frustare dei cavalli. Un filmato girato in una stalla documentava un cavallo legato e strattonato ripetutamente. Significativi alcuni commenti ai filmati, veri resoconti delle corse svolte, che in alcuni casi erano anche il mezzo per stabilire luogo e data delle gare.
«Una corsa di cavalli su strada espone gli animali al rischio di lesioni fisiche dovute al tracciato non in regola, all’assenza di accorgimenti tecnici per prevenire lesioni agli animali, al pericolo di scivolare sull’asfalto, alle sollecitazioni che subiscono i legamenti quando si corre su pista non battuta, alla mancanza di paratie laterali a protezione dei cavali, all’uso smodato del frustino. Per tali fatti – conclude Troiano – abbiamo presentato una denuncia con l’ipotesi di concorso di più persone nella realizzazione e istigazione dei reati di maltrattamento di animali e organizzazione di competizioni e manifestazioni non autorizzate di animali, chiedendo il sequestro preventivo degli animali usati nelle corse».
La Lav, per mezzo di Troiano, ha rivolto un sentito ringraziamento al Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Reggio Calabria, che da tempo collabora con l’Osservatorio nazionale zoomafia della Lav, per l’ottimo lavoro svolto nell’individuazione tempestiva dei responsabili.
Una collaborazione che nasce già da tempo, come ha ricordato il dirigente del Compartimento di Reggio, Sergio Iannello. L’attività odierna è il coronamento di un’azione sinergica tra la Lav e la Polizia Postale e delle Comunicazioni, che già nel recente passato ha consentito di individuare, nel 2003, una rete di collegamenti su internet per scommesse clandestine su siti che stavano in Croazia, o nel 2006 quando l’attività d’indagine ha permesso di denunciare una donna residente in Lombardia che aveva creato un sito attraverso il quale mostrava foto e filmati che la ritraevano mentre uccideva e torturava piccoli animali (zoosadismo) con finalità di tipo sessuale (fetish crush).
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