Reggio Calabria. Alle prime luci dell’alba di oggi, personale della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Reggio Calabria e dei Commissariati di Siderno e di Bovalino ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare (n. 4980/08 R. Gip e 12/10 Rocc) emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria Adriana Trapani su richiesta del procuratore aggiunto Dda Nicola Gratteri nei confronti di:
- Antonio Iulis, 39enne di Africo;
- Giuseppe Romeo, alias “u bovicianu”, 34enne nato a Locri e residente a Bianco;
- Valerio Farcomeni, 46enne nato a Melito Porto Salvo e residente a Bianco.
Tutti e tre sono ritenuti responsabili del reato previsto e punito dall’art. 390 c.p., aggravato dall’art. 7 D.L. 152/1991, per aver favorito la latitanza di Pietro Criaco, pericoloso killer della cosca Cordì, tratto in arresto ad Africo dalla Polizia di Stato il 28 dicembre 2008.
L’attività investigativa che ha portato all’arresto del pericolosissimo latitante è stata condotta ininterrottamente per oltre due anni, durante i quali sono stati effettuati svariati servizi tecnici (intercettazioni telefoniche, intercettazioni ambientali e servizi di video ripresa) nonché numerosissimi servizi di appostamento, pedinamento e perquisizione, che hanno permesso di documentare in modo inconfutabile, la responsabilità di diversi soggetti nella gestione della latitanza di Pietro Criaco.
Infatti, contestualmente alla cattura di Criaco erano stati arrestati in flagranza, quali favoreggiatori, Giovanni Mollica (52enne di Bova Marina), Pietro Mollica (25enne di Melito Porto Salvo), Salvatore Mollica (22enne di Melito Porto Salvo), i quali avevano aiutato il latitante nei mesi immediatamente precedenti alla cattura.
Dalle indagini, però, erano anche emersi i nomi di coloro che avevano svolto l’attività di favoreggiatori nella prima fase delle investigazioni, accompagnandolo in diversi covi individuati fra i Comuni di Bianco e Locri, utilizzando per ogni movimento un’autovettura di staffetta che controllava il tragitto prima e durante lo spostamento del latitante. Durante gli spostamenti del latitante gli odierni indagati, al fine di non essere intercettati, utilizzavano delle radio ricetrasmittenti, per comunicare eventuali posti di blocco.
In riscontro a quanto emerso dall’attività d’intercettazione, il 14 settembre 2010, personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria e dei Commissariati di Siderno e Bovalino, ha effettuato una perquisizione nello stabile sito nel Comune di Bianco, in contrada Petrilli s.n.c., nella disponibilità dell’odierno arrestato Giuseppe Romeo, inteso “u bovicianu”. Nel corso della perquisizione, in una stanza adibita a cabina armadio adiacente la stanza da letto utilizzata da Nadia Romeo, moglie di Pietro Criaco, è stato rinvenuto un bunker, ricavato sotto il pavimento, al quale si accedeva attraverso un ingresso abilmente occultato all’interno dell’armadio. Il covo, verosimilmente, è stato utilizzato da Pietro Criaco durante il lungo periodo della sua latitanza.
Da ultimo, nel prosieguo dell’attività di indagine vota alla ricerca dei luoghi che il latitante Pietro Criaco ha utilizzato per trascorrere la sua latitanza, nella mattinata del 21 ottobre 2010, personale del Commissariato di Siderno, unitamente a personale del Commissariato di Bovalino e della Squadra Mobile di Reggio Calabria, si è recato nel Comune di Bianco presso l’abitazione di proprietà di Domenico Romeo, padre di Giuseppe, sita in via Cristoforo Colombo n. 46, abitazione dove la famiglia Romeo risiedeva prima di spostarsi nella casa di contrada Petrilli.
Nel corso della perquisizione, nella stanza adibita a cucina ubicata all’ingresso della costruzione, è stato rinvenuto un bunker ricavato sotto il pavimento, al quale si accedeva attraverso un’entrata sita sotto una piastrella, con apertura a sistema idraulico, dotato di telecomando. Verosimilmente anche quest’ultimo nascondiglio è stato utilizzato dal latitante Pietro Criaco, per sfuggire alla cattura.
A conferma dell’alto grado di specializzazione e di cautela delle indagini, nel settembre 2006 Iulis e Romeo sono stati videoripresi mentre effettuavano una “bonifica” nell’azienda zootecnica di Valerio Farcomeni.