Reggina. E’ arrivato il momento della “fiducia”

Reggio Calabria. Bene, ora qualcuno potrà capire quanto il lavoro di mister Atzori sia stato superlativo. Le critiche al tecnico di Collepardo lasciamole a casa, così come quelle ad un organico che trasuda gioventù da ogni poro. Partiamo dall’epilogo, perché a chi scrive piace difendere un allenatore che ci ha messo la faccia, sia quando con il Modena la Reggina vinse con quattro reti di scarto, sia ora, che l’orgoglio pallonaro reggino viene calpestato da un mercato di riparazione ai limiti della farsa pirandelliana. La rivoluzione estiva, seguita alla tempesta che la Reggina ci fece conoscere l’anno scorso, è stato il primo passo per far capire al popolo di fede amaranto, quanto la compagine dello Stretto navigasse in acque non proprio cristalline. La crisi l’ha fatta da padrona quando il sole estivo si impallidiva e volgeva a settembre, la crisi la fa da padrona a gennaio, quando le aspettative fanno a pugni con la realtà dei fatti. Il presidente ha rassicurato, l’obiettivo resta quello dei play-off. Sotto traccia si legge la parola “fiducia”, scevra di ogni montatura mediatica che potrebbe lenire la veridicità di un termine abusato troppo spesso nel mondo del “Dio Pallone”. La Reggina, che lo vogliate o no, è questa. Ci resta un recente passato accompagnato dal violino di una dolce malinconia, che ha legato quei colori in maniera viscerale a Reggio, in un tempo dimenticato dove la tifoseria si incendiava alla vista dei propri idoli. Non bastano le parole del presidente, perchè i play-off restano un obiettivo difficile. E, purché i ragazzi ci mettano il cuore, una volta giunti nell’Olimpo, squadre come il Torino, l’Atalanta, il Siena, il Novara, il Padova e lo stesso Livorno (con nessuna delle dirette concorrenti al salto di categoria la Reggina è riuscita a fare il pieno) , ci farebbero passare per la Cenerentola di turno, voltando le lancette con le dita e facendo scoccare la mezzanotte a loro piacimento. Serviranno cuore e attaccamento, grinta e fortuna per sopperire alle lacune tecniche. Servirà il pubblico delle grandi occasioni, sempre. Servirà portare dentro la convinzione che nulla sia finito, quell’orgoglio reggino che ci ha distinto dalle altre tifoserie fino a qualche anno fa. Servirà, lo ripetiamo, fiducia nel tecnico, nell’organico e anche nella società. Nessuno ha voltato le spalle a nessuno, le entrate economiche serviranno a mantenere a galla quel sogno che nessuno ci potrà togliere. Sperando che, a fine anno, quando i contorni del campionato saranno più delineati, gente come Lodi, Paolucci e Paponi, guardando le sorti della Reggina, sentiranno quel dolore figlio del rammarico: il rammarico di non esserci. Per ora sembra una pazzia, i risultati non danno ragione a nessuno. Ma bisogna crederci. Nonostante l’orizzonte paia sfumare ogni qualvolta proviamo ad avvicinarlo, il sogno della promozione non resta impossibile. La classifica ci vede più su di ogni normale aspettativa, quindi non prendiamocela con nessuno e diamo a Cesare quel che è di Cesare. Sempre che il popolo reggino conservi quel minimo di sportività per ammetterlo.

Francesco Mansueto

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