di Fabiano Polimeni – Pietro Gangemi – Adele Sergi
a fondo pagina, tutti i dati tecnici e i link utili
si ringraziano Pasquale Lacava e Alessandro Crea della ASD Aspromonte Bike
Palizzi (Reggio Calabria). E’ una tappa “estrema” quella che andiamo a proporre. Una sfida quantomai vicina ai canoni degli “esploratori”, senza per questo tralasciare un’alternativa alla portata di tutti i cicloescursionisti che vorranno addentrarsi nel silenzio dell’Aspromonte, tra Palizzi, Pietrapennata e Staiti. Mai come in quest’occasione un suggerimento è d’obbligo: scaricate e studiate attentamente la mappa di Google Earth con tutti i riferimenti e le indicazioni sul percorso. In particolare, il sentiero che da Pietrapennata porta ai ruderi dell’abbazia dell’Alica, collocata nel bel mezzo di un’area difficile da raggiungere, impervia, con sentieri appena accennati: talvolta sarete costretti a liberare le viuzze accennate muniti di cesoie. Ecco, due tratti di sterrato proposti con questa tappa di Cicloesplorando – il primo, lasciato l’abitato di Palizzi, per la tipologia roccata; il secondo per l’assenza di riferimenti stabili – rappresentano davvero un limite “estremo”, idoneo a pochi amanti dell’avventura e dell’esplorazione “dura e pura”. Chi non dovesse sentirsela di affrontare un tracciato così impegnativo, potrà sempre ripiegare sul collegamento – affrontato al rientro dall’abitato di Staiti verso Pietrapennata, per poi concludersi a Palizzi – su strada asfaltata, mista a uno sterrato semplice (quello che, da Staiti risale verso Pietrapennata, immerso nel verde e con un buon grado di ombra). Il fascino della sfida, tuttavia, va descritto. E la sfida si chiama Abbazia dell’Alica, i cui ruderi del XII secolo giaciono a pochi km dall’abitato di Pietrapennata, come potrete leggere nelle due sezioni che seguono. Il tratto in single-trek che dal cimitero di Pietrapennata conduce ai ruderi dell’abbazia è difficile, una pietraia in discesa caratterizzata da una forte pendenza. Il tutto per alcune centinaia di metri, prima di assaggiare quel che sarà l’antipasto del sentiero che seguirà. Il fondo si mantiene instabile, con passaggi angusti da affrontare a piedi, dove la bici è un ostacolo più che un fedele amico. Per “conquistare” i ruderi dell’abbazia, dovrà prestarsi molta attenzione a dove si mettono i piedi, per non scivolare lungo il costone della montagna. Poi, sarà l’Abbazia. E sarete ancora a un terzo dell’opera, perchè l’impervio, l’estremo, inizia giusto dopo aver conquistato la prima meta. Ritornare sui propri passi per tornare a Pietrapennata potrebbe essere un passaggio intermedio, per chi si sente esploratore all’avventura, ma non vuole affrontare l’incognito. Viceversa, per chi vorrà continuare e risalire le aspre pendenze (a piedi, trainandovi il mezzo a pedali, ndr) sarà buona idea munirsi di cesoie per liberare l’angusto e talvolta inesistente tracciato. La ricompensa? Aver domato la natura selvaggia, prima di tuffarsi verso Staiti, dove tutto sembrerà ordinaria amministrazione, dopo quel che avrete affrontato.
Il sentiero proposto ha inizio dalla strada provinciale che collega Palizzi superiore a Pietrapennata. Percorribile tutti i mesi dell’anno – evitando possibilmente i periodi più torridi, anche se la presenza di sorgenti lungo la strada permette un buon rifornimento idrico. Il grado di difficoltà è elevato, soprattutto se si deciderà di affrontare il sentiero che porta ai ruderi dell’Abbazia dell’Alica.
Cosa offre la Natura
Lasciato l’abitato di Palizzi si prosegue sulla strada per qualche km, fino a un bivio sulla sinistra in località “Castanito” per la presenza di castagneti; un cartello indica la sorgente delle acque solforose: si prosegue quindi su questa strada presto a divenire con fondo sterrato; le sorgenti si trovano poche centinaia di metri avanti. Solo qualche km di percorrenza ed ecco una nuova denominazione per la località agricola attraversata: “Zingari”, buone estensioni di vigneto e ceraseto coltivati; è la zona del pregiato vino “Palizzi”. Ci inerpichiamo su questi sentieri intessuti di rocce e massi, spesso dal fondo roccato; in caso di pioggia non si incontrano particolari difficoltà all’avanzamento, il terreno è abbastanza stabile e in alcuni tratti la roccia lamellare cui è costituito il fondo ha un colore grigiastro simile all’asfalto.
Si prosegue ancora in un’ampia visione panoramica, potendo ammirare dall’alto le spalle di Palizzi superiore in un ambiente ricco di fioriture dello splendido cisto rosa, un arbusto basso tipico della macchia mediterranea degradata; è particolarmente adatto a superare lunghi periodi siccitosi, di grande valenza ambientale in quanto, subito dopo gli incendi i suoi semi germogliano in gran quantità andando a consolidare e coprire rapidamente gli aspri crinali dirupati che altrimenti sarebbero esposti agli agenti erosivi. Paradossalmente i suoi semi necessitano di temperature di circa 70°C per poter germogliare, proprio come accade al passaggio del fuoco durante tali incendi. Attraversiamo altre due località: “Candili” e “Bandera”, proprio qui ha inizio una parte abbastanza tecnica e impervia del sentiero; si attraversa un boschetto di querce, le foglie cadute di tali alberi spesso nascondono le insidie di numerose rocce instabili rotolanti; anche la pendenza stessa del terreno invoglia a scendere dal mezzo a due ruote per proseguire a piedi…ma dura poco. Superato questo tratto, un’ampia visione panoramica invoglia a una sosta; in lontananza si staglia il raggruppamento di case dell’ abitato di Bova superiore. Le zone in ombra sono davvero scarse, si attraversa un’altra località, “Prunia”, e subito dopo il sentiero si adagia su un ampio pianoro coltivato a olivo: ci troviamo in località “29 anni”. Ancora 500 m e tale sentiero si immette nuovamente sulla strada provinciale lasciata in precedenza che sale da Palizzi superiore. Qualche km in falsopiano su asfalto e giungiamo al borgo Pietrapennata. Il sentiero prosegue deviando per una rampa in cemento sulla sinistra, a circa 300 m dalla piazza del paese. Percorso qualche centinaio di metri, a una biforcazione si svolta ancora a sinistra verso il cimitero di Pietrapennata: quella che prosegue a destra è invece la stradina che sale da Staiti che percorreremo al ritorno una volta arrivati a Staiti.
Dal cimitero di Pietrapennata inizia un tratto impervio del sentiero in singletrek di circa 2 km, spesso invaso dagli arbusti di ginestra spinosa e dalle eriche, con macchia di leccio ed esemplari isolati di quercia. E’ il tratto che conduce ai ruderi dell’ Abbazia di S. Maria dell’Alica. Per la storia aspromontana fù di grande rilievo l’epoca bizantina, soprattutto tra il VII ed il IX secolo, perchè si diffuse il monachesimo Basiliano, soprattutto sul versante sud-orientale dell’Aspromonte. Furono monaci-asceti che scelsero di proposito i luoghi più remoti e impervi della montagna per fondarvi romitaggi, ove condurre una vita semplice di contemplazione e preghiera; per essi e la natura circostante vi fù un’intima comunione. L’Abbazia dell’Alica ne è un esempio: eretta nel XII secolo al centro di una valle che abbiamo denominato “del silenzio”… molto suggestiva anche in pieno giorno, esposta al sole, non si ode alcun rumore.
In effetti tale sentiero sarebbe meritevole di recupero mediante una semplice manutenzione di decespugliazione,per consentire un passaggio più agevole sia a piedi che in mtb, tale da far concludere uno splendido anello di collegamento tra Pietrapennata e i ruderi dell’Abbazia e quindi, a fine sentiero in singletrek, con la stradina che scendendo dai piani di Bova superiore collega con l’abitato di Staiti.
Storia, Arte e Cultura
Case d’impianto medievale – “solarate”, “palazziate” e “palazzine” – tetti di ceramide (tegole ricurve), catoi, sottopassaggi e scalinate: siamo nel centro storico di Palizzi, paese che si dipana lungo le pendici meridionali dell’Aspromonte fino ad accarezzare il mar Ionio. Una rocca a strapiombo, coronata dal castello (sec. XIV), domina il paese. Da qui è possibile abbracciare con lo sguardo l’intero borgo sottostante e distinguere la cupola, di foggia bizantina, della chiesa di Sant’Anna. Vale la pena visitare questa chiesa a tre navate e ammirare la statua di marmo – opera della scuola del Gagini – raffigurante la Santa con la Beata Vergine, conservata in una nicchia dietro l’altare maggiore. Il panorama pittoresco di questo borgo è completato dal ponte ad arco che conduce a una naturale fontana del paese: “lo schiccio”. Poco più a valle si può osservare un antico mulino ad acqua, uno degli esempi meglio conservati di architettura industriale dell’area grecanica. Tutto intorno, un lungo e interminabile sentiero, caratterizzato da grotte e megaliti, apre le porte al cuore dell’Aspromonte.
Percorrendo circa 10 km in direzione nord-est si giunge alla frazione Pietrapennata. Qui, in contrada Alica, tra i boschi di leccio e di querce, si trovano i resti dell’antica Abbazia Basiliana di S. Maria della Lica o di Alìca. Il nome Alica deriva probabilmente dalla presenza nella zona di un tempio dedicato ad Apollo Licio, che i Basiliani trasformarono in Abbazia. All’interno della chiesa parrocchiale dello Spirito Santo a Pietrapennata è custodita la statua della Madonna col bambino, un tempo collocata nell’antico monastero, e una campana datata 1626 con la seguente iscrizione: “CAROLUS CAETANUS EX LIBERA… S. MARIE DE ALICA FECIT”.
Lo scrittore e illustratore inglese Edward Lear, nel suo diario di viaggio così descrisse Pietrapennata nel 1847: “Non ha niente di notevole, ma, dall’alto, immediatamente sopra di esso, apparve ai nostri occhi uno dei più stupendi panorami. Che spaccature isolate e straordinarie! Che ultrapendente leccio e quercia! Quale ampiezza e profondità del più denso bosco!
Quali tenue e leggiadre linee all’orizzonte, con la distesa azzurra del mare e le lunghe pianure dal lato orientale dell’Italia!… Oh, boschi rari di Pietrapennata! Io non ricordo di aver visto un posto più bello di quello della «roccia alata» – nominata impropriamente piumata com’è sin dalla base alla cima… in qualunque luogo si andrà, sarà molto difficile trovare un’altra Pietrapennata… ”.
Lungo la costa, Palizzi ha la “sua” marina, già conosciuta in epoca magno – greca per il suo porto. Il geografo Strabone di Amasia lo definiva come comodissimo punto di approdo, sicuro rifugio e base per il rifornimento di viveri, acqua e legna occorrenti alle navi in transito. Oggi la marina di Palizzi, con le sue splendide spiagge di sabbia fine che si alternano a tratti ciottolosi, è un apprezzato luogo turistico balneare.
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