Economia. Standard & Poor’s traccia un outlook negativo per l’Italia: si continua a tirare la cinghia

Un italiano su quattro sperimenta la povertà. Secondo Istat il 24,7% della popolazione, corrispondente a circa 15 milioni di persone sperimenta il rischio di povertà o di esclusione sociale, un’affermazione molto pesante quella contenuta nel rapporto annuale, presentato pochi giorni fa dall’Istituto Statistico nazionale. In Italia circa 7,5 milioni di individui sono a rischio povertà, mentre oltre 3,5 milioni vivono grandi privazioni e abitano una sacca sociale di densità lavorativa molto bassa.
Si incrementano così le aree di esclusione sociale nel nostro paese, nel Mezzogiorno il 57% delle persone è a rischio povertà e si incrementa ampiamente il distacco fra Nord e Sud e fra Italia ed Europa, infatti, nel 2010 il Pil è risultato inferiore di 5,3% rispetto il 2007. Sempre secondo l’Istat, le famiglie italiane, hanno ridotto il risparmio in modo notevole, anche rispetto quello delle altre grandi economie dell’Unione; nel solo 2010 la propensione a risparmiare dei nuclei famigliari è stata del 9,1%, un valore che è il più basso dal 1990. Una situazione socio economica che trascina il Paese indietro di quasi dieci anni con un tasso medio annuo che non va oltre lo 0,2%, contro l’1,3% registrato dai paesi della UE.
La cosa che però, più preoccupa, è che il principale fattore positivo per la ripresa è la domanda estera che sino ad oggi ha svolto un ruolo frenante per il suo incremento modesto nell’ultimo trimestre del 2010, mentre la domanda interna sembra sempre più immobile anche se con trend positivo. Inoltre l’indagine denuncia che la disoccupazione giovanile è cresciuta notevolmente nel 2009-2010, con oltre mezzo milione di occupati in meno negli ultimi due anni.
La Corte dei Conti ha confermato pochi giorni or sono che la crisi costerà allo Stato italiano 160 miliardi di euro divisi in 46 miliardi l’anno sino al 2013, un intervento finanziario per consentire al Paese di rimanere entro i vincoli europei. Una nuova sfida per l’attuale governo che si trova in una fase congiunturale critica, come l’intera Europa: dal Portogallo alla Grecia, dall’Irlanda alla Germania, dove si deve ridiscutere della finanza e dell’economia a livello mondiale.
In tal senso l’incipit arriva da Standard & Poor’s che dopo Fitch ha tracciato un outlook negativo già da domenica scorsa per il Belpaese, iniziando una sorta di “catena” e passando al setaccio anche gli Istituti che operano sul territorio nazionale abbassandone il rating sistematicamente, a dimostrazione del fatto che l’Unione Europea deve serrare i ranghi a difesa dell’Euro della sua economia.

Fabio Arichetta

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