Motori: Salone di Francoforte. Alfa Romeo mette in mostra il rubino 4C, su strada nel 2013

Milano. Inutile girarci intorno, la differenza è tutta lì. Un design che catalizza occhi e cuore, linee che sono riconoscibili lontano un miglior e che possono decidere le sorti – fortunate o meno – di un modello. Alfa Romeo 4 C. Basterebbe questa sigla insieme alle immagini della concept che ha fatto il suo esordio lo scorso marzo a Ginevra, per convincersi che la matita italiana ha sfornato un capolavoro. La base, quella è qualcosa di già visto, provato, apprezzato sulla Ktm X-Bow: marchio austriaco ma con l’anima italiana, il telaio in carbonio di Giampaolo Dallara. Adesso, all’anima italiana si sposa il corpo tricolore sulla Alfa Romeo 4c.E’ stata eletta “Concept car più bella dell’anno” e non è difficile capirne il perché,a Francoforte andrà nelle vesti di chi si annuncia al debutto, previsto sul mercato nel 2013.
Due posti secchi, dimensioni da segmento B (circa 4 metri in lunghezza), motore dietro ai sedili, per sentire l’effetto che fa, sentire la spinta del 4-in linea 1750 turbo benzina che dovrebbe sviluppare circa 240 cavalli. Bastano questi pochi dati per capire che si può costruire un successo intorno a una coupè che fa ostentazione di sportività, senza tralasciare la trazione posteriore, che ritorna su un modello “acquistabile” – se si fa eccezione per l’altro capolavoro made in Arese, la 8C Competizione – in concessionario a distanza di decenni. La cura dimagrante, resa possibile grazie all’adozione della fibra di carbonio e altri accorgimenti strutturali, porta la 4C a un rapporto peso/potenza sotto i 4Kg/cv. Struttura monoscocca, quella realizzata da Dallara, che prevede una vasca al cui interno trova spazio l’abitacolo, al posteriore invece, si sposa al carbonio l’alluminio; connubio che ferma l’ago della bilancia a quota 850 kg, come a dire, la Lotus Elise è nel mirino. A conferma della grande attenzione dedicata all’handling, anche dettagli come le pinze dei freni sono stati posizionati in maniera da ottimizzare la disposizione delle masse. Le pinze posteriori, infatti, sono collocate verso l’interno, per centralizzare i pesi intorno al baricentro. Disposizione delle masse che dice 40% all’anteriore e 60% dietro.
Tanta esuberanza e agilità potranno contare sul robotizzato doppia frizione TCT, che completa il quadro tecnico, restituendo come risultato altri numeri: 250 orari di velocità massima, meno di 5″ per coprire lo zero-cento. Non delude la 4C competizione nemmeno nel comparto sospensioni, con uno schema a quadrilatero alto all’anteriore, che ha fatto la fortuna di molte Alfa Romeo trazione anteriore, mentre il treno posteriore potrà contare su due McPherson.
Stilisticamente, la concept è già stata svelata a Ginevra. Design con linee morbide e tratti più tesi, a dare un’idea di dinamismo anche da ferma. Il frontale nasce dal tradizionale scudetto Alfa, per correre lungo il cofano e disegnare la linea dei finestrini, prima di perdersi sul nolder posteriore. Fiancate dominate dalle prese d’aria del 4-cilindri turbo benzina, che fa bella mostra di sé dietro una teca trasparente, che fa tanto Ferrari. Ecco, se Maranello dietro quella teca di piazza il proprio cuore, Alfa ci mette il cuoricino 4-cilindri 1750. Dettaglio non di straordinaria originalità, i gruppi ottici posteriori. Sembrano un po’ sovradimensionati rispetto ai volumi della 4C e con un disegno troppo ispirato alla 599 Gtb Fiorano. Dove, invece, convince appieno la 4C è nel disegno del volume dedicato all’abitacolo, con il tetto quasi sospeso, grazie ai montanti anteriori color carbonio. Altro dettaglio in carbonio, gli specchietti, che rendono omaggio all’italianità del progetto – quasi a voler dire, “qui di Chrysler non c’è niente” – con la bandiera tricolore.
Andrà nei concessionari solo nel 2013, ma c’è da giurare che avrà un bel successo, soprattutto se il prezzo sarà allineato ai concorrenti Cayman ed Elise, tanto per dirne due; 60-70 mila euro dovrebbe essere un assegno sufficiente per portarsi a casa una gran bella opera di stile targata Alfa Romeo.

Fabiano Polimeni


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