Motori: Test auto. Citroen Ds3 1.6 e-Hdi 90cv So Chic

di Fabiano Polimeni
test del  settembre 2011

Citroen Ds3 1.6 e-Hdi 92cv Fap – So Chic. Prezzo  della vettura provata: 20500 euro

A Francoforte farà l’esordio una versione speciale, la Ultra Prestige con dettagli unici come i cerchi diamantati da 17”. Intanto, abbiamo provato la piccola di casa Citroen che vuole insidiare il segmento di mercato della Mini, dell’Alfa Romeo Mi.to e della Audi A1. La Citroen DS3 oggetto delle nostre attenzioni è la versione con il millesei diesel da 92 cavalli, in allestimento So Chic. Auto dagli spunti interessanti la Ds3, per il design originale, la qualità degli interni, l’abitabilità, e con un prezzo allineato alle dirette concorrenti soprattutto la Mi.to, mentre Mini e Audi A1 restano con un prezzo d’attacco superiore, sebbene la A1 con la versione Tdi 105 cv. L’allestimento So Chic, con il Pack select comfort – che comprende, tra gli altri, il clima automatico e il bracciolo anteriore – e la vernice metallizzata, si porta a casa con poco più di 20 mila euro. Se proprio si deve trovare qualcosa che manca alla versione in prova, i cerchi in lega sarebbero potuti rientrare nell’allestimento.
E’ fascia di mercato remunerativa quella della Ds 3, che sfrutta il pianale della Citroen C3 – e vedremo come ci sia un elemento del design che è risultato “immodificabile” rispetto alla sorella da cui deriva -, come la Mi.to utilizza quello della Grande Punto e l’Audi A1 il pianale della Volkswagen Polo. A ben vedere, l’unico progetto con caratteristiche uniche si mantiene quello della Mini, che può beneficiare di alcuni vantaggi tecnici, anche se paga dazio in aree dove questa Citroen Ds3, eccelle.

Design
E’ originale, non c’è dubbio. Nasce dalla C3 ma i designer  della casa transalpina sono riusciti in escamotage stilistici che trasformassero la linea – piacevole – della “normale” compatta del segmento B in una piccola sportiva premium. Il lavoro sui montanti, il gioco di led e linee nel frontale, il tetto con colori a scelta, tanti dettagli per tracciare un’identità nuova, alla ricerca di un sub-brand Citroen che sotto la sigla Ds identificasse un concetto di sportività dei modelli da cui derivano Ds3, Ds4 e – presto, entro fine anno – Ds5. Frontale che, se da un lato è scenografico con la fila di led ai margini del paraurti, con funzioni di luce diurna, dall’altro tradisce la derivazione C3 nell’altezza del passaruota. Dove stilisticamente la Mini e la A1 fanno la differenza rispetto alla Citroen Ds3 e all’Alfa Romeo Mi.to, è proprio nel rapporto tra lamiere e cerchio. Gli sbalzi sono camuffati bene, facendoli apparire minori di quanto non siano in realtà, ma l’imponente passaruota si trascina un po’ troppo in alto per raccordarsi con il cofano, e si percepisce la pesantezza stilistica soprattutto con cerchi di diametro più piccolo. Colpo stilistico, invece, la fiancata con la pinna di squalo, che cerca di inventare qualcosa per nascondere il montante centrale e regalare continuità alle superfici vetrate. Anche la parte inferiore è movimentata, con un richiamo cromato sopra la grembialatura. I montanti anteriori sono neri e aiutano a dare l’effetto “sospensione” al tetto. In tanti hanno inseguito l’idea originaria della Mini, e l’interpretazione Citroen è azzeccata, soprattutto se si guarda in abbinamento al gioco della pinna di squalo. Posteriore che convince più di ogni altro lato. Gruppi ottici che si sviluppano orizzontalmente, aiutano ad allargare visivamente la carreggiata, mentre il lunotto è di dimensioni adeguate e si manovra bene senza difficoltà nella visibilità 3/4 posteriore. La zona inferiore racchiude lo scarico in un ideale estrattore in plastica nera, che stacca con i colori più chiari. Design promosso senza riserve importanti, con l’unico dubbio sul passaruota anteriore davvero massiccio e pesante stilisticamente. Per il resto, è una Citroen che interpreta al meglio i canoni della piccola cittadina con vestito sportivo e animo chic.

Interni
Seduti al posto guida, colpisce l’ambiente ricco, con la plancia movimentata nel design e superfici che si alternano per forme, colori e materiali. Nella parte centrale, in alto, una fascia in plastica lucida racchiude gli elementi circolari della strumentazione, le bocchette d’aerazione (forse troppo in alto quelle centrali; ndr) e il computer di bordo, che racchiude anche le informazioni dell’impianto audio. Nella versione provata il colore della fascia era nero, ma con altri abbinamenti più vivaci, l’effetto scenico è assicurato. Meno convincente la qualità di alcune plastiche, rigide al tatto, mentre davanti al sedile del passeggero la qualità è migliore, con materiali morbidi. Uno sforzo in più si sarebbe potuto realizzare anche per la palpebra che sovrasta il quadro della strumentazione, mentre è accettabile la scelta di elementi rigidi nella parte inferiore della console, che prosegue sul tunnel centrale. Consistenti i pannelli delle portiere, molto profilati e con una qualità percepita elevata. Nonostante le plastiche rigide il disegno dei pannelli è piacevole, con un inserto in tessuto in corrispondenza del bracciolo d’apertura.
I sedili accolgono bene, con una buona sagomatura e una seduta abbastanza morbida, a privilegiare più il confort che la sportività. Tessuto con un motivo a nido d’ape che richiama i materiali tecnici, piacevole alla vista è da riconsiderarne la tenuta delle maglie dopo molti chilometri. Prima di avviare il quattro cilindri diesel, è facile trovare la posizione di guida ideale, con ampie regolazioni per il sedile e il volante, sia in altezza – con un’escursione generosa – che in profondità: chiunque riuscirà a ritagliarsi il posto guida su misura. Davanti al guidatore, tre elementi circolari, con il tachimetro in bell’evidenza, mentre ai lati campeggiano il contagiri a sinistra e un display con le indicazioni sul livello carburante e i chilometri percorsi, modificabile nelle informazioni da mostrare, nell’ogiva di destra. Cornici cromate che staccano bene nel complesso, seppur di plastica. Tra le mani il volante è davvero bello, con la corona  rivestita in pelle e tagliata nella parte bassa, a voler evocare la sportività di modelli da pista. Mancano i comandi multifunzione sulle razze, rinviati su un satellite dietro la corona: meno pratico e intuitivo. Volante che vedremo nella guida si rivela leggero, più votato al confort e facilità d’uso che a trasmettere ogni feedback dal terreno. Ben posizionata anche la leva del cambio, con il pomello in plastica lucida bello a vedersi ma forse un po’ scivoloso. E’ prevista comunque l’opzione per il pomello rivestito in pelle.
Il capolavoro della Citroen Ds3, rispetto agli avversari, soprattutto alla Mini, è nell’abitabilità posteriore. Grazie all’altezza complessiva della Ds3, di qualche centimetro superiore con il suo metro e 46 centimetri, accedere e scendere dal divano posteriore non è mai un problema. Soglia d’accesso ampia, con il sedile che abbatte lo schienale e scorre in avanti per facilitare l’ingresso. Poi, una volta seduti, si trova spazio agevolmente, due posti veri dove una persona intorno al metro e 72 si accomoda senza problemi: in altezza come anche per spazio riservato alle gambe. Ancora un punto a favore per la Ds3 nel bagagliaio. E’ ampio, con 285 litri di capacità complessiva. Anche le finiture sono abbastanza curate, senza parti di carrozzeria in vista. Soglia di carico regolare, meglio di quanto visto sulla Mi.to, e altezza contenuta: bagagli e buste della spesa entreranno con facilità e senza troppi sforzi. In conclusione, gli interni sono il vero valore aggiunto della Ds3. Se sulla Mini qualche vite in vista di troppo, e i piloncini laterali alla console non brillavano per qualità percepita, saliti sulla Ds3 c’è l’impressione di trovarsi su una vettura di categoria superiore al segmento B da cui deriva. Come storia Citroen impone, grande attenzione per il confort e l’accoglienza degli occupanti. Uno sforzo in più si sarebbe potuto fare sulle plastiche della plancia, uniformando la qualità della parte davanti al sedile del passeggero sull’intera console.

Impressioni di guida
Pochi chilometri alla guida della Citroen Ds3, quanto basta però per apprezzarne i pregi e rilevare qualche dettaglio migliorabile. Il quattro cilindri 1,6 litri turbo diesel eroga 92 cavalli, non tantissimi, ma sufficienti per spostare con facilità la vettura, ricordando sempre che la casa del doppio Chevron riserva anche un livello di potenza superiore dello stesso propulsore, con 112 cavalli. Filtro antiparticolato e start&stop di serie nella versione e-Hdi testata; il dispositivo start&stop non abbiamo avuto modo di metterlo alla prova nel funzionamento, visto che abbiamo preferito saggiare le doti dinamiche della vettura su un misto collinare, dove avere un feedback diretto dal propulsore e dal comparto telaistico. L’erogazione arriva pronta, già intorno ai 1800 giri/min il turbocompressore assiste il quattro cilindri diesel, regalando quella spinta e coppia che fanno muovere facilmente la francese. Non ti attacca al sedile, ma tra i 1800 giri/min e i 2500, c’è tutto quel che serve per muoversi in scioltezza senza ricorrere troppo al cambio. Oltre quota 2500 giri/min la Citroen Ds3 continua la progressione ma con meno vigori, aumentando al contrario la rumorosità interna: niente di eccessivo, anzi, si comporta come altri diesel di media cilindrata, ma le ragioni per cercare lo spunto in alto non ci sono, vista la coppia massima di 230 Nm raggiunta prima. A dispetto di quanto ci si potrebbe attendere, per essere un diesel la frizione è piuttosto leggera, facile da azionare e senza troppi sforzi permette cambiate dolci. E’ disponibile anche la versione con cambio automatico per chi non vuole impegnarsi nell’esercizio della cambiata, ormai sempre più diventata roba da cultori e nostalgici. Anche con il manuale cinque marce è presente l’indicatore di cambiata, che suggerisce il momento di scalare o aumentare di rapporto nell’oblò alla destra del tachimetro; un promemoria utile per chi non sa sfruttare al massimo coppia ed erogazione del propulsore: i consumi ringrazieranno. Sempre sul cambio, gli innesti sono fluidi, anche quando si forza non ci sono impuntamenti di sorta della leva. L’unica nota, il pomello non rivestito in pelle: la plastica lucida alterna colori e richiama gli interni, ma c’è il dubbio che possa risultare un po’ scivolosa con il tempo. Lo sterzo è leggero, con l’assistenza elettrica che assicura un bel carico, progressivo all’aumentare della velocità. Forse sconta un po’ di approssimazione ai piccoli angoli, dove non è molto diretto. In questo comparto, la Mini è avanti, pur avendo un comando più pesante della Ds3. Asseconda bene la scioltezza di guida, completando quel quadro tracciato dagli interni, che indicano una vettura che mette confort accoglienza tra i propri atout, sotto un vestito da sportiva. Nessuna difficoltà per quanto riguarda la visibilità, con il montante anteriore dalle forme arcuate che non ostacola la visuale. Reparto sospensioni. Comoda, filtra bene le asperità e imperfezioni la versione provata con cerchi da 16”; all’interno non si viene sballottati da una parte all’altra, complice anche l’ampia spalla del pneumatico. Qualche colpo più secco viene dal retrotreno, ma niente tale da disturbare la comodità. Infine, capitolo consumi. Abbiamo svolto il breve ciclo di prova con climatizzatore acceso e su un percorso dove sfruttare frequentemente seconda e terza, alla ricerca della coppia e spinta. In queste condizioni, la Citroen Ds3 ha restituito un’incoraggiante media di 13 km/l, che prospetta percorrenze maggiori nel ciclo autostradale, con la marcia cittadina, invece, agevolata dallo start&stop. Poi, va da se che lo stile di guida incide profondamente sui consumi. Complessivamente, dal millesei turbo diesel sono 92 i cavalli partoriti: più che sufficienti per le esigenze cittadine e di mobilità fuori porta. Per chi cerca emozioni forti, invece, meglio orientarsi sulle motorizzazioni turbo benzina, anche se il compromesso tra consumi e coppia di questo millesei è decisamente più favorevole.

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