Motori. Tutte le foto e i dettagli dell’Opel Astra più potente, la Gtc Opc

di Fabiano Polimeni
E’ finita l’attesa. Stop alle foto rubate, stop al “voyerismo”. La Opel Astra Gtc Opc si mostra in tutta la sua bellezza per la prima volta senza veli. E il vestito che esibisce è mozzafiato. Per il momento sul cofano c’è il marchio “inglese” di Opel, Vauxhall, e al posto della sigla europea Opc campeggia il VXR. Poco male, visto che nella sostanza non cambia nulla.
Punta a candidarsi premier tra le berline compatte del segmento C ad altissime prestazioni. E con 280 cavalli – un po’ meno rispetto alle indiscrezioni che circolavano negli ultimi mesi – espressi dal due litri quattro cilindri turbocompresso, non dovrebbe faticare a rivaleggiare con le altre avversarie. Ford Focus, Renault Megane, Seat Leon, Volkswagen Golf: sono gli stessi nomi con cui divide quote di mercato là dove la saggezza del buon padre di famiglia va a scegliere.
Certo, anche il più distratto dei passanti non può insospettirsi davanti a cerchi in lega da 20″ di diametro, un frontale aggressivo ma non eccessivo, una fiancata scolpita per far correre l’Astra anche quando è parcheggiata. Non c’è dubbio, a Russelsheim han fatto le cose per bene stavolta. La linea dell’Opel Astra “tranquilla” non viene rivoluzionata, ma ritoccata. Presa d’aria nel paraurti anteriore che domina il frontale, mentre alle estremità campeggiano gli elementi triangolari che fanno respirare l’impianto frenante targato Brembo, per staccate decise. La calandra resta sobria, minimal, come sulla Astra Gtc da cui deriva. Più marcati, invece, i nervi scoperti sul cofano, dove pulsa il 4-cilindri in linea.
Ma è la fiancata che regala maggiori emozioni. Il raccordo perfetto dei passaruota maggiorati con la fiancata è accompagnato da scalfature e spigoli che cesellano le lamiere. In basso, quasi a voler disegnare un deflettore da Formula 1, nella parte alta, invece, il gioco di linee racchiude le maniglie e le unisce idealmente ai gruppi ottici posteriori. Linea a cuneo per la cintura, con la visibilità che in teoria non dovrebbe beneficiarne, anche se il montanti sembrano essere collocati in maniera più favorevole rispetto, ad esempio, alla Renault Megane RS. Aiuta anche il lunotto posteriore, abbastanza ampio.
Posteriore dominato in alto dall’ala che stacca i flussi per minori turbolenze. In basso, invece, due scarichi con contorni cromati completano un finto estrattore, per ricordare anche a chi insegue che non si tratta di un’Astra qualsiasi.
Dopo le emozioni stilistiche, passiamo al menu delle emozioni dinamiche. O almeno alle promesse che Opel fa. Duecentoottanta cavalli, basterebbe questa cifra per chiudere il conto. Ma insieme alla generosa cavalleria, arriva anche coppia in quantità, ben 400 Nm per spingere forte con l’ausilio del turbocompressore. Potenza e coppia difficili da gestire su una tutt’avanti. Così, gran lavoro sulle sospensioni, per limitare al massimo le ripercussioni sul volante, insieme a un differenziale meccanico a slittamento limitato che garantisca aderenza in ogni condizione. Metter a terra 280 cavalli in un bel misto di montagna non è cosa semplice per una trazione anteriore. Oltre al certosino affinamento sulla meccanica, anche l’elettronica assiste l’Astra Gtc Opc. Due livelli di set-up per il pulsante Opc, ovvero, due stadi di regolazione per acceleratore, sterzo e rigidità degli ammortizzatori, così da avere il compromesso ideale per la pista, il misto su strada o il tranquillo passeggiare in città. I numeri ancora non ci sono, ma la sintesi tecnica dovrebbe racchiudersi in meno di 6″ per bruciare lo zero-cento e 250 km/h di velocità massima. Sarà lanciata in aprile sul mercato inglese, presumibilmente arriverà in estate sugli altri mercati europei, un’incognita invece il prezzo.

 

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