Reggio Calabria. Questa mattina i Carabinieri del Comando Provinciale e del Ros di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 21 indagati, accusati di essere appartenenti o contigui alla ‘ndrangheta nelle sue articolazioni territoriali denominate cosche: “Morabito-Bruzzaniti-Palamara”, “Maisano”, “Rodà”, “Vadalà” e “Talia”, operanti nel “mandamento jonico” e in particolare nei Comuni di Bova Marina, Palizzi, Bruzzano Zeffirio ed Africo, responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso in associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, truffa aggravata, danneggiamento aggravato, procurata inosservanza di pena, frode in pubbliche forniture, furto aggravato di materiali inerti, crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, violazione delle prescrizioni alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, tutti aggravati dall’aver favorito un sodalizio mafioso.
Le investigazioni, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria (pm Giuseppe Lombardo con il coordinamento del procuratore capo Giuseppe Pignatone), hanno documentato l’infiltrazione pervasiva della ‘ndrangheta, nella sua espressione unitaria delle cosche operanti sul territorio, negli appalti per la realizzazione delle seguenti opere pubbliche:
l’ammodernamento della S.S. 106 – variante all’abitato di Palizzi – rientrante nel programma delle “Grandi Opere” di competenza dell’Anas S.p.A. (aggiudicato per l’importo di 84 milioni di Euro alla Società Italiana per Condotte D’acqua S.p.A. di Roma, in data 22.02.2005);
la realizzazione dello stabile dell’Istituto Superiore “Euclide” di Bova Marina (comprensivo di Istituto Tecnico per Geometri e Liceo Scientifico) indetto dalla Provincia di Reggio Calabria (aggiudicato per l’importo di 3.067.889,28 Euro al Gruppo Corsaro S.r.l. con sede legale in Adrano [CT] in data 15.03.2005).
“È proprio un bellu lavuru”, con queste parole i parenti di Giuseppe Morabito, meglio conosciuto come “il Tiradritto”, annunciavano all’anziano capomafia, recluso nel carcere di Parma in regime di 41 bis, l’appalto per i lavori di ammodernamento della Strada Statale 106 jonica ed in particolare la costruzione della variante al centro abitato del comune di Palizzi. Da quel momento i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria sono riusciti a monitorare l’intervento parassitario della ‘ndrangheta in ogni segmento dell’appalto.
In particolare, le cosche che operano in quella parte del territorio del mandamento jonico, confermando l’unitarietà della ‘ndrangheta, hanno superato tutte le rivalità che in quell’area in passato avevano dato luogo anche a sanguinose faide e si sono suddivise gli ambiti di intervento (arrivando addirittura a federarsi tra loro mediante apposito organismo direttivo denominato “base”), presentandosi ai responsabili della società appaltatrice come un unico interlocutore e coinvolgendoli nella gestione illecita dell’appalto.
Ne è scaturito un quadro investigativo che ha documentato come le cosche si sono infiltrate in ogni settore produttivo, hanno imposto: le assunzioni, le forniture di ogni tipo di materiale – finanche la cancelleria per ufficio – i contratti di subappalto e nolo.
Le indagini della DDA
Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, infatti, hanno accertato che il campo d’azione della ‘ndrangheta era rappresentato: per un verso, dall’infiltrazione diretta, mediante l’impresa di famiglia I.M.C. di Stilo Costantino & C. S.n.c., ed indiretta, tramite la D’Aguì Beton S.r.l., nella fornitura del calcestruzzo dell’appalto pubblico per l’ammodernamento della S.S. 106; per altro verso, dalla gestione di fatto dei lavori di movimento terra, appannaggio della A.T.I. capeggiata dalla ditta Clarà e sotto un ultimo profilo, dalla sostanziale gestione di gran parte delle maestranze impiegate nei cantieri della grande opera.
Per quanto riguarda il calcestruzzo, è emerso che la ‘ndrangheta, attraverso dei prestanome vicini per vincoli di parentela alle cosche, ha monopolizzato l’intero ciclo, organizzando delle squadre per rubare gli inerti dalla fiumara Amendolea, produrre del calcestruzzo di bassissima qualità, imporne l’uso anche se non rispondente al vincolo progettuale, fatturarne falsi quantitativi e falsificarne, attraverso dei propri contigui, i risultati dei controlli.
Per ciò che riguarda le collusioni tra i vertici delle cosche ed i responsabili della Società Italiana per Condotte D’acqua S.p.A. e dell’Anas S.p.A., i Carabinieri hanno documentato gli incontri conviviali tra gli stessi, i rapporti strettissimi per favorire gli interessi delle cosche e le attività per dissimulare le responsabilità emerse in seguito ai controlli della Prefettura e delle Forze dell’Ordine. Proprio per questi motivi i responsabili delle citate società rispondono, oltre che dei singoli reati contestati, anche dell’accusa di concorso nell’associazione di tipo mafioso.
Le investigazioni, infatti, hanno documentato che Vincenzo Capozza, direttore dei lavori dell’Anas S.p.A., Pasquale Carrozza, capo cantiere della Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.A., Rinaldo Strati, amministrativo di cantiere della citata società appaltatrice, Antonino D’Alessio, direttore di cantiere della società appaltatrice, Sebastiano Paneduro, project manager della società appaltatrice, Cosimo Claudio Giuffrida, direttore tecnico della società appaltatrice, al fine di favorire gli interessi economici della ditta I.M.C. di Stilo Costantino & C. S.n.c., articolazione imprenditoriale del cartello formato dalle famiglie Morabito-Bruzzaniti-Palamara a cui la stessa è direttamente riconducibile, hanno consentito alla predetta impresa di continuare la fornitura di calcestruzzo, nonostante in data 30 agosto 2007 fossero pervenute dalla Prefettura di Reggio Calabria una serie di informazioni “atipiche” che, nel rendere edotti i soggetti prima elencati del pericolo di infiltrazioni mafiose all’interno di detta impresa fornitrice, avrebbero dovuto portare all’estromissione immediata della suddetta impresa sulla base del disposto del protocollo d’intesa sottoscritto dalla stazione appaltante e dalla società appaltatrice con la Prefettura di Reggio Calabria. In realtà, la prevista estromissione ha avuto luogo solo in data 12 novembre 2007, allorquando la Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.A., a seguito dei rilievi della commissione prefettizia, ha comunicato all’impresa fornitrice che, ai sensi della “clausola risolutiva espressa” inserita nella scrittura privata, la risoluzione del rapporto in essere “non era più suscettibile di alcuna deroga”.
Sempre in relazione ai rapporti tra la società appaltatrice e l’organizzazione criminale, è stato accertato come Pasquale Carrozza, capo cantiere della Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.A., e Rinaldo Strati, contabile della citata società appaltatrice, hanno favorito gli interessi del cartello criminale “Morabito-Bruzzaniti-Palamara”, consentendo al predetto sodalizio di inserire tra le maestranze assunte un numero elevato di operai generici direttamente e/o indirettamente riconducibili allo stesso contesto di tipo mafioso, personale poi impiegato in punti nevralgici del cantiere così da assicurare alle suddette organizzazioni criminali il controllo dello svolgimento di ogni fase dei succitati lavori pubblici.
Il crollo della galleria di Palizzi
Altro dato allarmante emerso nel corso dell’indagine è quello che l’esigenza di favorire le suddette cosche si è risolto in un’elevata soglia di approssimazione nell’esecuzione dei lavori, la cui qualità si è rivelata inferiore a quanto prescritto negli atti progettuali che presiedevano e dovevano orientare la realizzazione della grande opera. In sostanza, è emerso come in moltissimi casi la società appaltatrice si è resa protagonista del mancato rispetto, nella fase esecutiva dei lavori, delle prescrizioni progettuali. Ma questo non è l’unico fronte delle illiceità emerse, in quanto l’attività investigativa ha consentito di rilevare l’assenza di controllo da parte dell’Anas e, in particolare, plurime omissioni del direttore dei lavori, Vincenzo Capozza, ciò anche quando egli ha rilevato inadempienze da parte della società appaltatrice.
Le conversazioni telefoniche registrate hanno, infatti, consentito di rilevare, da un lato, la difformità dagli elaborati progettuali dei lavori eseguiti e, dall’altro, l’assoluta consapevolezza di tali vizi da parte del Carrozza e di alcuni dei suoi assistenti.
Tale gestione irresponsabile dell’appalto ha determinato il crollo della galleria Sant’Antonino di Palizzi, avvenuto in data 3 dicembre 2007, perché realizzata in difformità alle prescrizioni dettate dalla Relazione Tecnica e Strutturale e dal Piano Operativo di Sicurezza del Progetto Esecutivo, nonché a quanto disposto dal Capitolato Speciale di Appalto, quale allegato al contratto d’appalto.
In particolare, gli effetti originati dalle predette difformità operate in fase realizzativa, hanno comportato la perdita di stabilità del versante scavato ed il riversamento dello stesso sulle opere in fase di realizzazione, atteso che la mancata realizzazione dell’arco rovescio e della calotta, negli avanzamenti del fronte di scavo per come indicati progettualmente, non hanno consentito il ripristino dell’equilibrio naturale preesistente all’opera nelle sue condizioni geostatiche originarie.
La conferenza stampa degli inquirenti
“Solo dopo un ritardo di 74 giorni e solo dopo che la Prefettura di Reggio Calabria ha avvisato che era pronta una task force da inviare sui cantieri per capire cosa stesse succedendo l’appalto è stato sospeso”. Con queste parole il procuratore della DDA di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, ha spiegato le collusioni tra la ‘ndrangheta e alcuni dirigenti locali della società Condotte, che a fronte di un protocollo di legalità siglato dalla stessa Condotte e Anas con la Prefettura prima dell’avvio dei lavori, che prevedeva che in caso di informative anche atipiche da parte della Prefettura reggina sul rischio di infiltrazioni mafiose nei lavori, la società si impegnava a sospendere immediatamente la fornitura di materiale o il subappalto, le cose invece sono andate molto diversamente. Il 30 agosto 2007, ha spiegato il procuratore, la Prefettura di Reggio inviò ad Anas e Condotte una informativa atipica sul rischio di infiltrazione a carico della ditta riconducibile a Costantino Stilo, poi arrestato. “Da questo momento – ha affermato Pignatone – avrebbe dovuto discendere la sospensione immediata della fornitura di cememnto. in realtà da quel momento inizia un balletto di carte, richieste, pareri, lettere degli avvocati, il cui risultato è che la sospensione che doveva essere immediata nell’arco di 24 ore ha avuto luogo solo 74 giorni dopo e solo perché la Prefettura annuncia che sta per mandare un gruppo interforze per vedere cosa sta succedendo”. Le due società, sia Condotte quanto Anas, sono parte offesa in questa vicenda. Per altro, infatti, la stessa società Condotte ha avviato una procedura interna di verifica ed è giunta alle stesse conclusioni della Procura, ossia sulla irregolarità dei ritardi nella sospensione da parte dei dirigenti in loco. Anche Anas è stata sollecita nell’intervenire, sostituendo il responsabile con un nuovo dipendente, il quale ha attivato immediatamente tutte le contestazioni che andavano fatte ai sensi della legge sugli appalti. Oltre a questo profilo, però, Pignatone ha sottolineato un altro aspetto della vicenda, e cioè che spesso la collaborazione con la ‘ndrangheta non avviene per paura, ma per meri calcoli di convenienza. “Ciò – ha ribadito Pignatone – conferma un aspetto che riscontriamo anche in imprese non calabresi, quando arrivano a lavorare in Calabria spesso i dirigenti in loco si adeguano al sistema locale sul come vanno eseguiti i lavori”. A sostegno della tesi che la paura certe volte cede il posto al calcolo economico, Pignatone ha spiegato che vi è stato un tentativo di recuperare i costi con una cattiva esecuzione dei lavori: “Ci sono una serie di contestazioni di frodi e truffa basati sulla scarsa qualità dei lavori ma al di là di queste singole ipotesi la cosa pù grave è che questa cattiva esecuzione ha portato al crollo di una galleria. Nelle indagini ci sono intercettazioni da cui si evince subito come i vari responsabili tentano di prospettare una ragione plausibile, per nascondere la verità, e cioè che il crollo era dovuto alle modalità assolutamente irregolari con cui era stato eseguito. Dobbiamo solo ringraziare la sorte che questo crollo è avvenuto senza coinvolgere persone”.
Il comandante del Nucleo operativo del Reparto Operativo, il maggiore Miulli, ha rivelato come “già in fase di investigazioni sono stati accertati contatti diretti con esponenti delle cosche sul territorio precedenti a contratti di fornitura del calcestruzzo. Accordi preventivi, riunioni conviviali che sono avvenuti con esponenti direttamente riconducibili a esponenti delle famiglie mafiose di Africo e che dimostrano il preventivo assenso da parte dei dirigenti locali a rivolgersi a imprese direttamente o indirettamente riconducibili alle cosche”.
Tra gli arrestati anche il cugino dell’ex vice presidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno, assassinato nel 2005 al seggio delle primarie del centrosinistra a Locri
Tra i 21 arrestati figura anche Giuseppe Fortugno, cugino dell’ex vice presidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno. Così Pignatone ha spiegato il coinvolgimento di Giuseppe Fortugno nell’inchiesta: “È stato colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere per 416 bis (associazione per delinquere di stampo mafioso ndr) perché in questo contesto di indagini assai vasto è ritenuto da noi legato a esponenti del locale di Bova e in particolare parlano di lui persone già condannate in primo e secondo grado, le quali affermano prima di affidargli la carica di capo giovane, e poi che sia passato alla società maggiore. La più interessante tra le intercettazione – ha concluso Pignatone – è quella in cui lui stesso riferisce ad altra persona le modalità dettagliate di un omicidio, quello di Placido Scriva. Lui era a conoscenza dei dettagli dell’omicidio – ha chiarito – non è lui né esecutore né mandante”.
L’elenco dei 21 arrestati:
1) Giuseppe Altomonte, nato a Bova il 04.03.1959, residente a Bova Marina;
indagato del delitto p. e p. dall’art. 416 bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8, c.p.
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 390 c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
2) Vincenzo Capozza, nato a Locri il 19.08.1957, residente a Reggio Calabria (direttore dei lavori dell’ANAS S.p.A. nell’appalto pubblico della variante di Palizzi dal 12.04.2006 al 09.12.2007);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8 c.p.
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 356, comma 2 in relazione all’art. 355, comma 2, n. 1, c.p., 61, nn. 2 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 640, comma 2, n. 1, 61, nn. 7 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 434, comma 2, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
3) Pasquale Carrozza, nato a Melito di Porto Salvo il 27.08.1962, residente a Bova Marina (geometra, capo cantiere della CONDOTTE nell’appalto pubblico della variante di Palizzi), attualmente domiciliato a Cassano d’Adda (MI);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8 c.p.
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8 c.p.
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 356, comma 2 in relazione all’art. 355, comma 2, n. 1, c.p., 61, nn. 2 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 640, comma 2, n. 1, 61, nn. 7 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 434, comma 2, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
4) Giovanni Cilione, nato a Melito di Porto Salvo il 04.12.1979, residente a Bova Marina, detto “Caciuto”;
indagato del delitto p. e p. dall’art. 416 bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8, c.p.
5) Antonio Clarà, nato a Santa Severina (KR) in data 08.04.1963, ivi residente (imprenditore, titolare dell’omonima ditta individuale);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8 c.p.
6) Pietro D’Aguì, nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 05.12.1966, residente a Bova Marina (RC) (socio della D’AGUI’ Beton S.r.l.);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 624 e 625, comma 1, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
7) Antonino D’Alessio, nato a Vico Equense (NA) il 05.03.1979, residente a Marina di Ravenna (RA), attualmente domiciliato a La Spezia (ingegnere, direttore di cantiere della CONDOTTE nell’appalto pubblico della variante di Palizzi);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8 c.p.
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 356, comma 2 in relazione all’art. 355, comma 2, n. 1, c.p., 61, nn. 2 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 640, comma 2, n. 1, 61, nn. 7 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 434, comma 2, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
8) Domenico Dattola, nato a Melito di Porto Salvo il 04.08.1982, residente a Bova Marina (autista della D’AGUI’ Beton S.r.l.), indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 635, comma 2, n. 3), in relazione all’art. 625, comma 1, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
9) Giuseppe Fortugno, nato a Melito di Porto Salvo il 22.06.1973, ivi residente;
indagato del delitto p. e p. dall’art. 416 bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8, c.p.
10) Cosimo Claudio Giuffrida, nato a Catania il 13.07.1955, ivi residente (Direttore Tecnico della CONDOTTE nell’appalto pubblico della variante di Palizzi);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8 c.p.
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 356, comma 2 in relazione all’art. 355, comma 2, n. 1, c.p., 61, nn. 2 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 640, comma 2, n. 1, 61, nn. 7 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 434, comma 2, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
11) Gerardo La Morte, nato a Melito di Porto Salvo il 17.06.1983, residente a Bova Marina (RC) (dipendente della D’AGUI’ Beton S.r.l.);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1 e 2, 640, comma 2, n. 1, 61 nn. 7 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 635, comma 2, n. 3), in relazione all’art. 625, comma 1, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 624 e 625, comma 1, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
12) Luca Mancuso, nato a Crotone il 12.04.1982, residente a Palizzi Marina (geometra della ditta CLARA’, responsabile di cantiere per la predetta ditta nell’appalto pubblico della variante di Palizzi);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8 c.p.
13) Geremia Maviglia, nato ad Africo il 20.02.1975, ivi residente (operaio, caposquadra della CONDOTTE nell’appalto pubblico della variante di Palizzi), attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Catania;
indagato del delitto p. e p. dall’art. 416 bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8, c.p.
14) Giuseppe Morabito, nato a Casalnuovo D’Africo (RC) il 15.08.1934, detto “Tiradritto”, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Parma;
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110 c.p., 12quinquies L. 7 agosto 1992 n. 356 e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
15) Antonino Nucera, nato a Melito di Porto Salvo il 16.04.1963, residente a Bova Marina;
indagato del delitto p. e p. dall’art. 416 bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8, c.p.
16) Carmelo Palamara, nato a Bova Marina il 09.01.1963, ivi residente, attualmente domiciliato a Somma Lombarda (VA) (autista della D’AGUI’ Beton S.r.l.);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 635, comma 2, n. 3), in relazione all’art. 625, comma 1, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
17) Sebastiano Paneduro, nato a Catania il 20.04.1961, residente ad Adrano (CT), attualmente domiciliato a Chioggia (VE) (project manager della CONDOTTE nell’appalto pubblico della variante di Palizzi);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8 c.p.
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 356, comma 2 in relazione all’art. 355, comma 2, n. 1, c.p., 61, nn. 2 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 640, comma 2, n. 1, 61, nn. 7 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 434, comma 2, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
18) Leonardo Giovanni Stelitano, nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 14.01.1981, residente a Condofuri (RC) (dipendente della D’AGUI’ Beton S.r.l.);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1 e 2, 640, comma 2, n. 1, 61 nn. 7 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 624 e 625, comma 1, n. 7, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
19) Pietro Stilo, nato a Melito di Porto Salvo il 28.10.1982, residente a Bova Marina (dipendente della D’AGUI’ Beton S.r.l.);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1 e 2, 640, comma 2, n. 1, 61 nn. 7 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 640, comma 2, n. 1, 61 nn. 7 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
20) Rinaldo Strati, nato a Siderno (RC) il 10.03.1962, residente a Bovalino (RC), localizzato in Algeria, nei cui confronti sono in corso procedure di arresto (ragioniere, contabile della CONDOTTE nell’appalto pubblico della variante di Palizzi);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8 c.p.
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 110, 416bis, comma 1, 2, 3, 4, 5, 6 ed 8 c.p.
21) Raimondo Salvatore Zappia, nato ad Africo Vecchio il 02.07.1935, residente ad Africo Nuovo (socio della IMC di Stilo Costantino S.n.c.);
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110 c.p., 12quinquies L. 7 agosto 1992 n. 356 e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 356, comma 2 in relazione all’art. 355, comma 2, n. 1, c.p., 61, nn. 2 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 640, comma 2, n. 1, 61, nn. 7 e 9, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203
indagato del delitto p. e p. dagli artt. 81, comma 2, 110, 112, comma 1, n. 1, 434, comma 2, c.p. e 7 L. 12 luglio 1991, n. 203