Arriva la Ferrari F12 Berlinetta e ridefinisce il concetto di supersportiva

di Fabiano Polimeni

Impressionante. Per potenza, bellezza, cura dei dettagli, tecnica, aerodinamica. La Ferrari F12 Berlinetta sarà senza alcun dubbio la regina incontrastata del Salone di Ginevra. Fa invecchiare di colpo ogni concetto di supersportiva, creando un’attesa ancora maggiore su quel che potrà offrire la sostituta della Ferrari Enzo.
Iniziamo dal nome, con quel Berlinetta che torna dopo oltre un decennio, con l’ultima Ferrari a fregiarsene che fu laF355. La guardi la F12 Berlinetta e non puoi non restare affascinato come davanti a un quadro, un’opera d’arte da contemplare.
Stile che riesce a sposare una bellezza raramente vista prima con le necessità tecniche di una vettura che esprime 740 cavalli  e fa lo zero-cento in 3 secondi e 1 decimo.
Anteriore con chiari richiami alla Ferrari FF, con l’ampia presa d’aria che ospita il Cavallino Rampante tra le ampie maglie cromate. In basso, alle estremità, avevamo intravisto dai bozzetti quelle aperture disegnate dai piccoli profili alari. Adesso conosciamo anche la loro funzione. Si tratta di condotti che restano chiusi per ottimizzare la penetrazione aerodinamica, salvo aprirsi e convogliare aria fresca verso i dischi carboceramici, quando le temperature diventano impegnative e serve raffreddare l’impianto. Ecco la prima chicca, e si chiama Active Brake Cooling.
Il cofano è dominato da due scalfature longitudinali, con uno sfogo dell’aria al centro, che corre sulla vettura per confluire poi sull’ala posteriore. Ma il capolavoro artistico è un altro. Sulla Ferrari 599 Gtb si era lavorato sulla funzione aerodinamica dei “montanti” posteriori, disegnando delle pinne aperte. Con la Ferrari F12 Berlinetta, sono i passaruota e il raccordo con la fiancata a esaltare l’efficienza aerodinamica. Infatti, gli archi passaruota anteriori sono scavati e il marchio del Cavallino rampante è su due profili sospesi. Il tutto per incalanare i flussi dall’anteriore e scaricarli dietro le ruote, evitando le turbolenze generate in quella zona. Seconda gemma di tecnica e stile, chiamatela pure Aero Bridge.
Per finire, un rumors più che una conferma. In prossimità dell’ala posteriore, delle aperture lasciano immaginare un sistema per generare maggior carico aerodinamico (l’incremento rispetto alla 599 Gtb Fiorano ha portato ad avere 123 kg a 200 km/h; ndr): Autocar sospetta che si possa trattare di una “ventola” che spari aria sulla coda per avere più downforce.
Lo stile, inutile commentarlo. Va ammirato. Piuttosto, novità sui numeri. E’ più piccola, leggera, bassa: misura 4 metri e 62 centimetri, con un accorciamento di 4,7 centimetri rispetto alla Fiorano. Molto più bassa, visto che si arriva a -6,3 centimetri, come anche un po’ più stretta (-20 mm). La bilancia si ferma a quota 1525 kg, segnando un dimagrimento di 70 kg. Confermati gli ammortizzatori magnetoreologici, che funzionano con delle cariche elettriche in grado di variare la densità dell’olio negli ammortizzatori e la loro taratura. Il cambio è un’evoluzione del 7 marce doppia frizione che ha esordito sulla Ferrari California, mentre il rapporto peso/potenza si attesta a quota 2,1 kg/cv.
Snocciolare di numeri anche per il propulsore. Dodici cilindri a V di 65°, 6.3 litri di cilindrata, iniezione diretta,740 cavalli a 8500 giri minuto, limitatore a 8700. Coppia che raggiunge i 690 Nm, con l’80% disponibile già da 2500 giri/min.

Un ultimo numero: 260 mila. Presumibilmente il costo per possedere i sogni. Per chi è meno materialista, ecco tutte le immagini.

Tutte le foto su www.grandprixnews.it

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