Raduno di Avviamento Tecnico Federale Centro Sud. Il bilancio dell’esperienza campana nelle parole del giovane allenatore neroarancio Rocco Cambareri

Reggio Calabria. Si è concluso il 2 marzo a Battipaglia , il Raduno del Centro di Avviamento Tecnico Federale che ha riunito, sotto la supervisione dei Tecnici Federali Andrea Capobianco e Antonio Bocchino, i migliori prospetti classe ’99 del Centro-Sud, i RTT e i giovani allenatori delle Regioni coinvolte. Tra gli allenatori partecipanti anche il neroarancio Rocco Cambareri che quest’anno segue i Pulcini collaborando con Jenny Sergi ed è altresì assistente di Carlo Sant’Ambrogio e Aldo Russo nei gruppi Esordienti e U13. Ecco le sue impressioni sull’avventura campana:

Rocco raccontaci l’esperienza di Battipaglia , come si sono svolte le giornate al Raduno?
Le giornate del raduno sono state tanto impegnative quanto piacevoli e indimenticabili. La sera, appena arrivati, abbiamo fatto una riunione di presentazione con coach Andrea Capobianco e Luca Ciaboco, formatore che ci ha seguiti in ogni momento, persona dalla grandissima disponibilità che ringrazio davvero di cuore. Il compito di noi giovani allenatori era quello di guardare e relazionare gli allenamenti dei ragazzi per poi creare un book finale, ma anche quello di fare domande per confrontarci con loro. I primi tre giorni i giocatori hanno fatto due allenamenti la mattina e due il pomeriggio, l’ultimo giorno invece si è svolto un piccolo torneo interno (tra l’altro vinto dalla squadra allenata dal nostro RTT Pasquale Iracà) che è servito sia a farli sfogare dopo giorni di carichi molto pesanti sia a mettere in evidenza le loro doti in campo e a tal proposito ci è stato affidato l’incarico di scoutizzare alcuni giocatori. La sera, ma diciamo anche notte, facevamo relazioni della giornata e riunioni molto interessanti, soprattutto quella con Francesco Cuzzolin, responsabile della preparazione fisica della squadre nazionali. Ho avuto anche l’opportunità di poter seguire un clinic che aveva come tema centrale il contropiede, tenuto da Capobianco e Cuzzolin dai contenuti molto profondi ma esposti con una semplicità quasi ipnotica.
Cosa ti porti a casa da questo incontro?
Beh, a parte le conoscenze tecniche (infinite), la passione e la voglia che i coach Capobianco e Bocchino mi hanno trasmesso, la voglia di dare il meglio di me ogni giorno, senza accontentarmi mai, la voglia e la consapevolezza che c’è bisogno di tutti per riportare questo meraviglioso sport ai livelli dei tempi passati. Come posso non dare il meglio di me se il responsabile del settore squadre nazionali lo fa ogni giorno?! Ogni notte, quando andavamo a letto dopo aver finito le relazioni, cioè le 2:30/3:00, la luce della stanza di coach Capobianco era sempre accesa e la mattina era il più carico di tutti, per non dimenticare che il giorno stesso in cui è finito il raduno partiva direzione Veneto per un altro raduno. Tutto ciò solo perché come dice lui: “E’ il cuore che batte!”. Con gli altri giovani allenatori si è instaurato da subito un rapporto di amicizia e collaborazione. Ho avuto la grande fortuna di poter condividere le mie idee e le mie esperienze con ragazzi simpaticissimi e molto preparati provenienti tutti da realtà diverse. Il confronto e la sana competizione sono alla base del miglioramento, ecco perché spero di poter avere altre occasioni come questa, anche a livello locale.
Per te è la prima volta da allenatore: come ti trovi e cosa sogni per il futuro nell’ambito del basket?
Fare l’allenatore è fantastico! Stare ogni giorno in palestra con dei ragazzi ad insegnare pallacanestro e ad educare alla pallacanestro, è molto gratificante. Vedere i loro sorrisi, le loro espressioni, i loro miglioramenti dopo miriadi di errori, il modo in cui collaborano per risolvere un problema, sono tutte cose naturali e purissime che purtroppo mancano al mondo di oggi. Ma quanto è bello vedere un bambino di 5 anni che dopo aver lanciato la palla tante e tante volte per far canestro, ti corre incontro sorridendo e gridando: “Ce l’ho fatta! Ho fatto canestro!”. Personalmente in campo mi sento una persona vera, dove posso essere me stesso senza alcun problema, ecco perché sogno di starci una vita intera dentro il rettangolo! Riguardo il mio futuro nell’ambito del basket, so solo che ce la metterò tutta per realizzare i miei sogni, d’altronde allenare i Lakers non è roba da niente!

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