Reggio Calabria. Come di consueto proponiamo ai nostri lettori un “assaggio” dell’ultimo numero di Calabria Sconosciuta, la rivista fondata dal compianto Giuseppe Polimeni. Il numero 146 (aprile-giugno 2015) sarà presto in distribuzione.
In esclusiva per Newz.it, grazie alla collaborazione con Calabria Sconosciuta, pubblichiamo l’articolo del prof. Franco Mosino, scomparso nei giorni scorsi, il quale aveva partecipato alla stesura del numero 146 con il suo ultimo scritto.
La quercia d’Aspromonte (1852)
Franco Mosino*
Il pittore Théodore Rousseau (Parigi, 1812 – Barbizon 1867) è considerato il maggiore esponente della cosiddetta scuola di Barbizon. Egli dipinse, nell’esempio di J. Constable (East Bergholt, Suffolk 1776 – Londra 1837), che fu uno dei maggiori paesisti inglesi. I bozzetti ad olio, eseguiti all’aperto, i disegni e i suoi studi rivelano un atteggiamento ispirato alla natura e ad un sentimento che, lontano dalle poetiche del pittoresco e del sublime, presenta assonanze con la contemporanea poesia di W. Collins (1721-1758) e di W. Wordsworth. Gli anni più intensi della sua produzione andarono dal 1818 al 1827 circa; nel 1824 le sue opere, esposte al Salon di Parigi, influirono sul rinnovamento della pittura di paesaggio francese, come ora diremo parlando di T. Rousseau, per l’immediatezza degli effetti di luce e d’atmosfera e per lo splendore della materia colorata. Gran parte delle sue opere è conservata al Victoria and Albert Museum e alla National Ma torniamo a Théodore Rousseau.
I suoi soggetti sono ispirati dalla diretta osservazione della natura con entusiasmo lirico e con grande impegno morale. Amò soprattutto ritrarre grandi alberi, in terreni piatti e paludosi dai lontani orizzonti. Tra le sue opere: Viale dei castagni presso Bressuire (1837-1840). Ma vedi soprattutto la tela del 1852 La quercia d’Aspromonte, che si conserva al Louvre.
Essa presenta i Piani di Aspromonte, e sotto la grande quercia stanno dei pastori con il gregge e con i cavalli. Ed è sicuro che il pittore, per ritrarre dal vero quel paesaggio, venne in Calabria, forse sospinto dalla Canzone di Aspromonte, canzone epica del medioevo, su cui Carmelina Sicari ha scritto parecchio.
Ma come e perché nasce la pittura del paesaggio nell’Ottocento?
Nasce, perché proprio in quei decenni si stava realizzando uno strumento nuovo: la fotografia. L’inventore fu il francese J. N. Niépce (1826).
Tra pittura e fotografia si realizzò una gara di emulazione con risultati eccezionali. E si comprese così che pure la fotografia era una nuova arte, prodotta da artisti, che non adoperavano
più la matita o il pennello, come nel passato, ma la luce, che penetrava nella camera oscura attraverso un forellino: la luce realizzava l’immagine capovolta del soggetto, che si voleva ritrarre…
* Filologo, grecista e latinista