Reggio Calabria. Tutto poteva immaginare il reggino, tranne d’avere gli stessi problemi di un fiorentino. Già, perché a rileggere il programma elettorale dell’allora candidato sindaco Giuseppe Falcomatà, non si può fare a meno di riconoscere ciò che l’allora primo cittadino fiesole, Matteo Renzi, annunciava ai suoi cittadini nelle dichiarazioni programmatiche dell’ottobre 2009. Dunque, la Reggio (Calabria e non Emilia) pensata da Falcomatà è, grossomodo, la Firenze prospettata dall’attuale premier giusto sei anni fa. E si scivola nel grottesco pensando come le identiche manifestazioni d’intenti dell’inquilino di Palazzo San Giorgio fossero, in realtà, anche gli stessi obiettivi di una lista civica candidata alle comunali del 2011 a Scerni (comune di 3 mila abitanti in provincia di Chieti) o del candidato sindaco del Pd, Francesco Romano, alle amministrative del 2013 a Leonforte (città di 13 mila abitanti in provincia di Enna).
Ma è dal documento “renziano” che Falcomatà ha colto a piene mani riuscendo persino a raggiungere la sublimazione dell’arte antica del “copia&incolla”. Si legge nel testo di Renzi: “La pedonalizzazione completa di Piazza del Duomo risponde alla volontà di liberare dalla cappa del traffico il cuore pulsante della città, individuando percorsi alternativi […] E’ un fatto culturale, ambientale e trasportistico. Ma è innanzitutto il desiderio di restituire la possibilità di vivere la Cattedrale, il Battistero e la Cupola del Brunelleschi – uno tra i più suggestivi simboli di Firenze – alla emozione e commozione dei fiorentini e non solo dei turisti…”.
Così, invece, annunciava Falcomatà ai reggini: “La pedonalizzazione (quasi) completa di Piazza del Duomo, i cui lavori sono già in fase di avvio, risponde alla volontà di liberare dalla cappa del traffico il cuore pulsante della Città, individuando percorsi alternativi. È un fatto culturale, ambientale e trasportistico. Ma è innanzitutto il desiderio di restituire la possibilità di vivere la Cattedrale, la Sacra Effige della Madonna della Consolazione nel suo periodo di “sosta” in Città, la Cappella del Santissimo Sacramento e il vicino Museo Diocesano – tra i più suggestivi simboli cristiani di Reggini – alla emozione e alla commozione dei reggini e non solo dei turisti”. Fantastico. Crolla il mito della “bellezza”, refrain della propaganda di Falcomatà. “Bellezza”, infatti, è il termine fra i più usati da Renzi nel suo discorso. E che non si tratti di coincidenze lo dimostra il fatto che addirittura gli indici dei due programmi appaiano sovrapponibili. Renzi cita “Una città sicura e libera”? Falcomatà fa lo stesso. Renzi propone “La città del benessere”? Ecco che Falcomatà rilancia “Ambiente, la città del benessere”. Non vi basta? Ed allora Renzi vuole “La lotta alla rendita” e Falcomatà cerca “La lotta alla rendita”. Ovvio dire che i paragrafi del sindaco di Reggio sono copie conformi all’originale, epurate dagli obiettivi strettamente localistici. Addirittura, in certi passaggi, il reggino propone le medesime citazioni del fiorentino. Entrambi, per esempio, fanno proprie le parole di Bob Kennedy quando è “il momento misurare la qualità di un territorio su qualcosa di diverso dal prodotto interno lordo”. Oltre alla semplice retorica, ai discorsi piacioni e ricchi di fascino, anche diversi progetti sono incredibilmente uguali alle ambizioni toscane.
E’ il caso del progetto “Light is life” oppure dell’Ufficio città sicura; dell’immagine di green city; della pedonalizzazione del centro storico; del piano sul risparmio energetico degli edifici; del bike sharing; della mobilità elettrica; dell’edilizia sostenibile; delle aree per i cani nei giardini; dei playground nei parchi; della stipula di una convenzione con l’Asp per servizi sugli animali; dei servizi di “spesa a domicilio” o della rimodulazione della Tosap; dei continui richiami ai legami con l’Università. Persino la riflessione del primo articolo della Costituzione è motivo di idealità d’intenti. Falcomatà dice che la nostra Repubblica è fondata sul lavoro e il che vuol dire “impegnare tutti e ciascuno a un’opera quotidiana, paziente e tenace, di difesa dell’occupazione e di sostengo all’intrapresa”. Renzi, nel 2009, usò le stesse, identiche, parole. E come Renzi, così Falcomatà, nel suo programma, si è impegnato a visitare tutte le scuole nel primo anno di mandato e ad “attivare politiche di sostegno per gli studenti in difficoltà”.
Per esprimere la sua idea del degrado, poi, Falcomatà rispolvera il programma di Renzi delle primarie. Secondo entrambi, infatti, il degrado moderno “non sono i muri scritti o i venditori ambulanti come vuole una certa retorica della superficialità, ma è la solitudine”. Così per Renzi nel 2013, lo stesso per Falcomatà nel 2014. Da quelle parole il sindaco di Reggio mutua la “visione rivoluzionaria di un’urbanistica a mattone zero”, ma anche la gestione di un modello sociale che “vede in primo piano l’associazionismo, il volontariato, il coinvolgimento attraverso lo sport”. C’è poi un passaggio di quel discorso che a Falcomatà, evidentemente, piacque tantissimo tanto da riportarlo quasi fedelmente nel suo programma: “La parola amministrare comprende ed estende la voce del verbo amare. […] Puoi amministrare un territorio solo se vuoi bene alle persone che lo vivono”. Il nome che Renzi diede a quell’intervento era “Modello Firenze”.
Francesco Paolillo
http://www.giuseppefalcomata.it/images/Programma.pdf
http://press.comune.fi.it/hcm/hcm5353-1_3_1-Il+documento+programmatico+2009-2014.html?cm_id_details=46878&id_padre=4471