Reggio Calabria. Le condizioni meteorologiche estremamente avverse sono da considerarsi solo concausa di ciò che sta avvenendo nel territorio della nostra Calabria. Veri e propri disastri ambientali dovuti allo scarso interesse istituzionale nei riguardi di ciò che viene definita “politica di prevenzione e tutela del territorio”, il cui richiamo, in casi particolari come quelli verificatisi in questi giorni, assume valenze paradossali e usi tristemente inappropriati. Anche se sono ovviamente condivisibili la richiesta dello stato di emergenza che l’esecutivo regionale ha presentato giovedì scorso al governo insieme alle dichiarazioni dello stato di calamità naturale, altrettanto condivisibile, però è l’esigenza manifestata dagli amministratori locali presenti all’incontro svoltosi a Lamezia Terme con il presidente Loiero ed il sottosegretario alla protezione civile, Bertolaso.
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Concordo con i sindaci e gli amministratori che hanno fatto rilevare la pressante esigenza di andare oltre la predisposizione degli interventi necessari legati all’emergenza attuale. Occorre concertare con gli organi di vertice regionale progetti concreti relativi alla prevenzione e tutela dei propri territori, il cui adempimento consentirebbe di concretizzare “giorno dopo giorno” la definizione e realizzazione di piani programmatici di interventi nelle “zone a rischio” dei propri comuni di riferimento. Tali iniziative non devono intendersi esclusivamente finalizzate al ripristino dei territori colpiti dai danni alluvionali, ma anche come politica di prevenzione, in modo da assicurare infrastrutture idonee alla ricezione turistica in aree montane e costiere. Far fronte, quindi, alle emergenze ambientali con interventi immediati ma predisporre, nel contempo, strategie mirate per un rilancio economico e produttivo del nostro patrimonio montano e costiero. Non a caso, secondo lo studio Irpi Cnr, il 70% del territorio calabrese è “a rischio frane”. La tutela del territorio e la valorizzazione delle ricchezze turistiche della nostra terra costituiscono un obbligo istituzionale primario. Per discutere di queste tematiche ho avuto un incontro con gli operai idraulico forestali della zona ionica reggina, insieme ai rappresentanti locali del movimento ecologista europeo “Fare Ambiente”. In questo incontro ho potuto riscontrare una particolare attenzione e preoccupazione per la situazione disastrosa di molti centri del territorio provinciale. Infatti, dopo aver discusso delle problematiche del comparto forestale, il dibattito si è incentrato sull’opportunità ai più apparsa scontata di definire le modalità per un loro impiego sui territori interessati. Non nascondo che si è giunti ad una fase dibattimentale che mi ha particolarmente colpito per la volontà propositiva da parte dei lavoratori di potersi mobilitare e svolgere, secondo direttive, un lavoro proficuo sul territorio. Ed il punto è questo. I forestali ribadisco, sono in grado di svolgere un’opera di prevenzione estremamente rilevante, la cui necessità è palese in momenti come quello che stiamo vivendo in questi giorni, dove vi è l’urgenza di opere strutturali che mirino a preservare un equilibrio idrogeologico che allo stato attuale è a fortissimo rischio. Ho potuto constatare come il punto nodale dello loro protesta consista nella salvaguardia del proprio lavoro e nello svolgimento dello stesso con modalità idonee nell’ambito del proprio territorio, e non solo “le indennità chilometriche”. E allora perché non impiegare tale forza lavoro secondo la logica imposta dalle mansioni assegnate anziché costringerla a lavorare presso località marine solo per risparmiare sulle indennità chilometriche? Si pensi piuttosto a realizzare fasi progettuali, di concerto con gli amministratori locali e impiegare i forestali per la soluzione delle emergenze e per l’impostazione della prevenzione del dissesto idrogeologico. Essi costituiscono la forza propulsiva in grado di avviare una concreta inversione di tendenza affinché la nostra terra non possa, non debba vivere solo di “invocazioni, richieste di stati di emergenza e calamità naturali”. E le priorità sono facilmente individuabili se rapportate alle esigenze dei centri abitati montani e costieri, ai collegamenti viari e ferroviari con riferimento specifico alle strategie gestionali in materia di prevenzione del territorio. È il momento dell’avvio di una seria ed attuabile impostazione programmatica di settore da parte degli organi istituzionali, ennesimo banco di prova per gli organi di vertice del Governo regionale.
Giovanni Nucera
capogruppo Calabria Popolare Democratica
Consiglio Regionale