Reggio Calabria. Le organizazioni sindacali di categoria FILCTEM CGIL, FEMCA CISL di Reggio Calabria chiedono maggiore chiarezza a tutti i livelli sulla vertenza Acquereggine. Ad oggi, poco o nulla è infatti cambiato per quanto riguarda il futuro lavorativo delle maestranze e dei tecnici che intravedono adesso nella scadenza del 31 gennaio prossimo, l’ennesima possibile beffa. E’ di stamani infatti la notizia secondo la quale la società Acquereggine avrebbe manifestato la volontà di mollare tutto a causa del mancato rispetto degli impegni nei pagamenti, impegni presi dalle Amministrazioni Comunali nella riunione tenutasi a dicembre in Provincia. Alcuni Comuni hanno già ricevuto avviso di questa risoluzione insieme alla Prefettura, fatto questo che lascia intravedere all’orizzonte uno scenario tutt’altro che chiaro, soprattutto per i lavoratori che sono passati dalla speranza del continuo all’ennesima scadenza senza certezze. Le scriventi organizzazioni sindacali non sono più disposte a tollerare una situazione di questo genere che trasmette solo incertezze da tutte le parti in causa, tentando di trascinare fino all’ultimo giorno i termini di una trattativa che grava solo sulle spalle dei lavoratori. Ci saremmo aspettati maggiore senso del dovere da alcuni Comuni, che non hanno evidentemente capito che l’interruzione del servizio di pubblica utilità quale quello della depurazione (o la frammentazione dello stesso su base del singolo Comune), porterebbe solo al disgregamento di un sistema di lavoro e a danni incalcolabili che si ripercuoteranno inevitabilmente sull’ambiente e sul tessuto sociale, andando di fatto in senso contrario rispetto alla legislazione nazionale e anche a quella regionale che addirittura vorrebbe tenere insieme il servizio e gestirlo con una singola ATO Regionale. Non si capisce il perché solo pochi Comuni virtuosi hanno accolto con immediatezza l’invito a provvedere ai pagamenti mentre la stragrande maggioranza ancora no; senza considerare il fatto che oltre ai pagamenti rimane da colmare, a proposito di legislazione regionale, la vacatio normativa che dovrebbe consentire ad Acquereggine di gestirne gli impianti fino a settembre. Ci risulta, infatti, che nessun protocollo di intesa, ad eccezione di Reggio Calabria, sia stato finora sottoscritto con alcun Comune della provincia, il che ad oggi lascia dubbie speranze sulla possibilità temporale di risolvere il problema. Il quadro appena descritto è tutt’altro che rassicurante, ma soprattutto poco chiaro. Acquereggine la quale, pur acclarando una situazione debitoria disastrosa per colpe non proprie, continua ad estremizzare i margini della trattativa dicendo di voler andar via, mettendo continuamente in allarme i lavoratori; la Provincia che dice di aver pagato 500mila euro a garanzia dei possibili ritardi dei Comuni consentendo in teoria alla stessa Acquereggine di continuare; per ultima, ma non meno importante, la Regione Calabria che, pur marciando decisa sulla creazione dell’ATO unica, non chiarisce a pieno quali funzioni e quali poteri siano stati attribuiti al Commissario Liquidatore, che sulle macerie dell’ATO provinciale dovrebbe fare da trade-union tra Comuni e Gestore; a fronte delle determinazioni contenute nel Decreto n° 216 cosiddetto “Milleproroghe” varato dal Consiglio dei Ministri e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29/12/2011, con il quale, in maniera chiara ed inequivocabile, il governo nazionale mantiene in vita gli ATO Provinciali fino al 31 dicembre 2012. In tutto questo zibaldone tecnico, politico e amministrativo, chi ne fa le spese come al solito sono sempre e solo i lavoratori; che pur svolgendo un servizio di pubblica utilità non sanno se a febbraio avranno un lavoro o meno, che vantano ancora 5 mesi di stipendi da percepire e che sono costretti ad aspettare che il senso di responsabilità prevalga sull’indifferenza di una politica che fa solo annunci spesso vuoti di contenuto. Facciamo appello alla Prefettura affinché intervenga immediatamente per dissipare i dubbi che avvolgono una vertenza che si trascina oramai da troppo tempo e che rischia di concludersi con la sicura perdita di posti di lavoro e l’interruzione di un pubblico servizio e attendiamo una convocazione da parte delle istituzioni che metta in sicurezza il servizio di depurazione su tutta la nostra provincia con garanzie per l’ambiente e per i lavoratori che non devono essere continuamente costretti a lavorare in condizioni estreme, senza stipendi e senza quegli strumenti necessari per svolgere il loro lavoro in maniera dignitosa.
Pietro Barile e Giuseppe Carbone (Filctem Cgil); Carmelo Mangiola e Maria Scirtò (Fimca Cisl); Alessandro Albanese e Domenico Avenoso (Rsa Acquereggine scpa)