Reggio Calabria. Sono iniziate ieri presso l’aula bunker di Viale Calabria, dinanzi al Tribunale Collegiale presieduto dalla dottoressa Natina Praticò, gli interventi difensivi in favore degli imputati del processo “Alta tensione”, processo che vede alla sbarra numerosi soggetti ritenuti di essere affiliati al clan dei Borghetto-Caridi-Zindato. Ieri ha preso la parola l’avvocato Marco Tullio Martino che ha chiesto la piena assoluzione per i propri assistiti Natale Iannì e Sebastiano Sapone per i quali la pubblica accusa, rappresentata anche ieri in aula dal sostituto procuratore Stefano Musolino, aveva chiesto la pena di anni 15 di reclusione. In particolare il legale ha concentrato la propria attenzione su due episodi specifici ritenuti dall’accusa sintomatici del metodo mafioso degli affiliati e che sono stati però letteralmente sconfessati dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali evidenziate ieri in aula. Si è riportato infatti l’intero brano di una conversazione ambientale tra Natale Iannì e Domenico Suraci avvenuta il 2 gennaio 2008 che ha di fatto escluso la perpetrazione di minacce, offese ed intimidazioni da parte di Natale Iannì allo stesso Suraci Domenico, all’epoca gestore di alcuni supermercati nella città. Quest’ultimo infatti aveva nelle telefonate successive all’incontro con Iannì riferito ai suoi interlocutori che poco prima lo Iannì lo avesse appunto intimidito, “minacciandolo di morte e minacciandogli il piazzamento di bombe sotto casa sua e sotto il negozio!!”.
Tuttavia la conversazione tra Iannì e Suraci (avvenuta all’esterno dell’autovettura del Suraci e registrata proprio dalla microspia piazzata all’interno della stessa) così come anche trascritta dai periti del Tribunale e letta ieri in aula, ha sconfessato questa versione riportando invece le frasi assolutamente lecite, mai offensive ed unicamente rivolte al lecito pagamento di una fattura commerciale di 2500 euro che il Suraci doveva allo Iannì per una vecchia fornitura di pane. Dunque nessuna minaccia e nessuna intimidazione. Sono state documentate le decine e decine di chiamate ed incontri durante i quali, per tutto il 2007 vanamente lo Iannì aveva chiesto il pagamento della suddetta fornitura, peraltro dopo che il Suraci per oltre un anno, così come documentato dai brogliacci e dalle conversazioni, aveva sempre preso tempo, evitando sempre il pagamento della fattura in questione. La difesa ha poi evidenziato come l’affermazione ‘volete saltare’ che inizialmente aveva dato tanto scalpore e che secondo l’accusa voleva significare l’intenzione dello ianni di danneggiare il supermercato di cui il Suraci era titolare, fosse stata trascritta erroneamente, posto che dall’audio si evince chiaramente come lo Iannì dicesse “ti trovi male…..non prendere tempo..’ti trovi male’, parla con la verità…”. Iannì dunque, non avrebbe mai proferito la frase ‘vuliti satari’. Chiamato a testimoniare più volte nel corso del processo il Suraci si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere. A tutt’oggi, quella fornitura rimarrà completamente impagata. Anche per Sebastiano Sapone il penalista ha chiesto l’assoluzione con formula ampia posto che da tutta l’istruttoria dibattimentale a dire del difensore fosse emersa solo un’amicizia personale risalente ai tempi della scuola del Sapone con Francesco Zindato e non certamente una più ampia disponibilità ad alcuna consorteria mafiosa di riferimento. Hanno concluso anche gli avvocati Gianfranco Giunta, Natale Polimeni Carmelo Chirico e Maria Tripodi tutti in difesa dei propri assistiti.