Reggio Calabria. Invivibile, rischiosa, malsana, lontana dagli standard minimi di sicurezza. Tutto questo è la tendopoli di San Ferdinando. Una bomba sociale pronta a esplodere da un momento all’altro. Un posto davvero poco accogliente, dentro il quale si incrociano povertà e sfruttamento, presso il quale si è respirato anche il miasma della morte.
La Regione Calabria, adesso, pare aver individuato la soluzione più giusta per superare lo stato di degrado della tendopoli di San Ferdinando. Cosa si farà? Presto detto. Si realizzerà una nuova tendopoli in un’area attigua a quella esistente. Come diceva Giuseppe Tomasi di Lampedusa: “bisogna cambiare tutto per non cambiare niente”.
L’amministrazione regionale, attraverso il dipartimento Protezione civile, lunedì scorso ha indetto una gara per la “riconduzione dell’attendamento provvisorio di San Ferdinando a condizioni di maggiore vivibilità e sicurezza”. La gara, che scadrà il 4 luglio prossimo venturo, è finalizzata alla fornitura di 44 tende campali per un importo totale di 208 mila euro.
Queste “soluzioni abitative in emergenza” dovrebbero mettere una pezza ai problemi di San Ferdinando, non certo risolvere definitivamente una situazione degradata fra disattenzioni, ritardi e inefficienze.
Lo stato di tensione a San Ferdinando è alto da sempre. La rivolta dei migranti del 2010 è un ricordo mai offuscato che, nelle scorse settimane, ha fatto sentire ancora una volta il suo peso. A gennaio del 2016 in Prefettura è stato firmato un protocollo operativo sull’accoglienza e l’integrazione dei migranti nella Piana di Gioia Tauro. L’intesa sottoscritta metteva in evidenza che le condizioni di vita a San Ferdinando imponevano “interventi improcrastinabili”. A cinque mesi di distanza, con il rischio di una nuova rivolta mal celato, la Regione Calabria punta a spegnere il fuoco della protesta attraverso la “sostituzione delle tende deteriorate e la predisposizione di un nuovo attendamento in area attigua”.
Giovanni Verduci