di Giovanni Micalizzi
Messina. Il bis alluvionale si è ripetuto ancora una volta nel messinese jonico e così, con la collaborazione dei miei fratelli, mi sono preso la briga di testimoniare in prima persona gli attimi seguenti al disastroso nubifragio che proprio in quelle ore aveva causato già molti danni, gli ennesimi in questi mesi.
Una camminata di circa due ore e mezza percorrendo ben cinque chilometri a piedi dopo le 03:00 del mattino, con rientro a casa poco prima delle ore 06:00, durante la quale si è potuto ancora constatare la difficile situazione in cui versa il povero territorio messinese alle prese con una situazione a dir poco tragica.
Frane, detriti di ogni genere, macchine sepolte e rocce scese giù a valle con violenza sono solo uno dei tanti aspetti di una notte di paura, d’angoscia e ansia per la popolazione di questi luoghi, dove ormai ad ogni pioggia intensa regna il solo pensiero di unir le mani e pregare sperando di non esser inghiottito dalla forza di madre natura.
Il primo video è girato da casa durante una fase piovosa di fortissima intensità e prima che sopraggiungesse il vero groppo temporalesco, con associate fortissime raffiche di forte burrasca al seguito.
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Il secondo video è riconducibile al primo sopralluogo svolto dopo che è cessato l’evento alluvionale, nei pressi di Ponte Schiavo dove si notano le macerie che hanno sommerso alcune auto e con deposito di fango, rami ed enormi rocce scese giù dalle colline.
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Gli altri video sono invece stati girati nei pressi di Giampilieri, a più di due chilometri da casa, dove la frazione è stata presa di striscio dal forte nubifragio, che ha colpito maggiormente più a Nord rispetto il precedente episodio di ottobre.
Qui si notano i mezzi già pronti per spalare la fanghiglia nella SS.114 e mentre la gente, affacciata alle finestre delle abitazioni, continua a vivere momenti di puro terrore, visibilmente ancora scossa da quell’apocalisse del primo di Ottobre scorso.
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L’ultimo video fa notare invece l’arrivo di un altro nucleo piovoso con la ‘troupe’ costretta a fermarsi e ripararsi sotto un portico prima di riprendere il cammino e rientrare da quei cinque chilometri di ennesima devastazione nella zona sud di Messina.
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