Reggio Calabria. Tra le antiche città della Calabria Motta Sant’Agata aveva un ruolo di rilievo. Si ignora chi la fondò e quando. Storica rivale di Reggio – con cui spesso guerreggiò – fu sempre una città libera dal giogo feudale. Dragut l’assediò senza conquistarla. Il 5 febbraio 1783 alle ore 13.00 un terremoto pose fine alla sua storia. I superstiti diedero vita al villaggio di Gallina. Oggi i suoi ruderi occupano una collina, il Monte Suso, nei pressi di San Salvatore di Cataforio. Ne parliamo con il prof. Orlando Sorgonà, studioso santagatino, che coordina un gruppo di volontari che da qualche anno si dedica a recuperare la memoria della città perduta.
Prof. Sorgonà com’è possibile che una città così importante sparisca dalla storia?
Tutto cominciò con il sisma che oltre due secoli fa distrusse la regione, anche se la calamità più grande fu la spoliazione sistematica, continuata sino ai giorni nostri. Già dopo il terremoto, i funzionari della “Cassa Sacra” depauperarono tutto il patrimonio liturgico presente nelle chiese e nei monasteri della città: calici, incensieri, libri, arredi. Tutto quello che aveva valore e poteva essere monetizzato venne portato via. L’altra causa fu la scelta degli ingegneri militari borbonici di ricostruire – per usare un termine oggi in voga – una New Town, sul cosiddetto piano delle Galline, proprio dall’altra parte del torrente, individuato come sito più adatto per la rinascita. Soluzione questa che fu appoggiata pienamente da alcuni notabili locali, come i baroni Tripepi. Ma la nuova città stentava a essere popolata, poiché la stragrande maggioranza della gente era restia a trasferirsi. Tanto che Sant’Agata in Gallina venne definita “una colonia fallita”. Si raggiunse allora un compromesso con la creazione di un altro insediamento, ossia Sant’Agata in Cataforio ricostruita su quello che era uno dei borghi extramurari della vecchia città. Sulla rupe di Suso, invece, dove sorgevano gli edifici più importanti, i contadini del luogo incominciarono a piantare alberi di ulivo e vigneti e a costruire muri a secco che hanno sconvolto quasi completamente la struttura originaria della città. I rovi e l’incuria degli uomini hanno poi fatto il resto.
Quale era il ruolo della città?
Per la sua posizione strategica a guardia dello Stretto ebbe un ruolo determinante soprattutto durante la cosiddetta “Guerra del Vespro”, tanto che i sovrani delle entrambe fazioni in lotta, Angioini e Aragonesi si tenevano continuamente in contatto con i presidi militari stanziati sulla rupe, come testimoniato dai registri delle rispettive cancellerie. Ma anche durante le incursioni turchesche del XVI secolo il suo ruolo non venne meno. Tanto che gli stessi reggini in occasione degli sbarchi ottomani trasportavano le artiglierie a Sant’Agata e la popolazione, vescovo compreso, trovava un sicuro rifugio tra le mura della città.
Quali rimedi per porre fine all’oblio?
Fino a qualche anno fa di Sant’Agata si conoscevano solo curiose leggende popolari e una pubblicazione di Monsignor De Lorenzo, frutto di una storiografia ottocentesca ormai superata, anche se importante. Poi, qualche erudito locale ha cercato di scrivere la storia della città spesso confondendola con la storia di Sant’Agata dei Goti o di Sant’Agata di Puglia! Tutto ciò a causa di una ricerca frettolosa e poco responsabile. Oggi, grazie anche alla Pro-loco San Salvatore e alla preziosa collaborazione della dr.ssa Valeria Varà, abbiamo formato circa una decina di guide in grado di accompagnare tutti coloro che intendono visitare i resti della città. Non sono poi mancati interessanti articoli sulla stampa locale e convegni di grande spessore e, soprattutto, la recente lezione-spettacolo in notturna denominata “Agathè” tenuta proprio tra i ruderi illuminati dalle fiaccole, che ha coinvolto circa trecento persone desiderose di “rimpossessarsi” della propria storia. Il tutto, senza nessun contributo degli enti locali i quali hanno sempre brillato per la loro assenza.
Che cosa ha trovato d’interessante negli archivi?
Di tutto: capitoli matrimoniali, testamenti, corrispondenze dalla “capitale del Regno”. Ho potuto accertare la presenza di mercanti genovesi e notizie relative ai Governatori, patti e condizioni riguardanti il commercio della neve o alla polvere pirica, al diritto di pascolo e via dicendo. Ciò è stato possibile grazie alla presenza di numerosi protocolli notarili, in quanto tra il XVI e il XVIII secolo a Sant’Agata operavano circa dodici notai e i loro atti sono stati delle vere e proprie miniere di notizie che ci permettono di ricostruire soprattutto la vita quotidiana di una delle città più importanti del Regno di Napoli.
Quali archivi stranieri potrebbero contenere informazioni?
In primis quello di Madrid, poi quello di Marsiglia ma anche quello di Budapest, perché durante la crisi dinastica che coinvolse gli Angiò, per un certo periodo, sulla rupe si stanziarono le milizie del Re d’Ungheria
Come raggiungere la città?
E’ molto semplice, basta percorrere pochi chilometri da Reggio e attraversare quindi l’abitato di Cataforio. Giunti a San Salvatore, un sentiero intagliato sulla rupe di Suso conduce in pochi minuti sino alla “Porta di Terra”, uno degli antichi accessi alla città.
Tonino Nocera