Reggio Calabria. In un momento in cui si cerca di affermare l’immagine della Mediterranea nel contesto territoriale in cui opera, attraverso convegni ed iniziative per dimostrare come l’Ateneo sia presente nel capire le evoluzioni politiche e di pensiero che stanno investendo tutto l’ambito reggino, purtroppo bisogna evidenziare alcune falle in tutto il sistema amministrativo e di gestione che è alla base di questa Istituzione. Si percepisce clamorosamente una dualità fondamentale: un occhio attento, capace di valutare le modifiche esterne che avvengono sul territorio ed un principio sostanziale di distrazione verso tutti quegli equilibri interni che dovrebbero essere curati e valutati attentamente per favorire un clima sereno e favorevole alla ricerca. Chi ne fa le spese, ancora una volta, quella categoria che dovrebbe rappresentare il futuro della cultura e della ricerca, che dovrebbe trovare un terreno fertile per la propria espressione progettuale, per il proprio radicamento sul territorio e per la propria formazione accademica, ma che, anche alla luce degli avvenimenti di questi giorni che hanno interessato il rinnovo delle cariche dei rappresentanti in seno alla Scuola di Dottorato della Mediterranea, risulta la parte che ha meno voce all’interno del sistema Ateneo, ovvero i dottorandi.
I dottorandi più fortunati, i beneficiari di una borsa di studio, in funzione dalle posizioni, dagli sforzi e dai traguardi faticosamente raggiunti da Associazioni di Categoria e non da parte dei promotori sul territorio nazionale della Ricerca Accademica, riescono a recepire uno stipendio medio di 1.040,00 euro al mese; una somma destinata per lo più ai costi della ricerca e dello stare in sede ed in parte al proprio sostentamento secondo canoni sociali. La dimensione della “voce” dottorandi nella Mediterranea conta circa 240 unità, di queste circa 150 risulta percettrice di borsa di studio che dovrebbe essere liquidata secondo tempi ben scanditi dai regolamenti di Ateneo ovvero ogni due mesi. Purtroppo accade che, o per difficoltà amministrative, o finanziare o di gestione, tali somme non vengono erogate con continuità. Ultimo avvenimento in ordine di tempo è il mancato accredito delle borse spettanti a tutti i dottorandi dell’Ateneo dell’ultimo aprile scorso; a questo si aggiungono i problemi nel percepire la propria borsa di studio per i Dottorandi di primo anno (XXIV ciclo), per i giovani ricercatori che, portando avanti la propria ricerca all’interno del Dottorato di afferenza, hanno deciso di intraprendere percorsi di specializzazione all’estero e le numerose difficoltà, fatti di ritardi, di mancati inserimenti nei bilanci, nel percepire il proprio compenso già manifestate all’amministrazione centrale da parte di altri dottorandi nell’anno passato. Riguardo l’ultimo stallo, che a detto degli uffici interessati si dovrebbe risolvere in tempi brevi, ad oggi non si capisce di chi siano le colpe o se ci sia un concorso di colpe tra amministrazione centrale, cambio di tesoreria e, in un clima di estrema crisi dei mercati, possibile strategia bancaria per far fruttare interessi su circa 300.000.000,00 euro di fondi. Naturalmente tutto questo non garantisce né la serenità, né la realizzazione di un clima di fiducia; la serenità del dottorando nel fare ricerca e nel poter avere la certezza di svolgere la propria ricerca e gli spostamenti relativi ad essa; la fiducia in una dimensione accademica che dovrebbe tutelare una figura pensata come il possibile futuro delle conoscenze scientifiche, dei successivi approfondimenti e della professionalità per il territorio locale e nazionale. Come dire la precarietà inizia fin dal più alto grado di formazione e specializzazione senza nemmeno avere la possibilità di avere la certezza che il proprio impegno possa essere retribuito.
I Dottorandi con Borsa
dell’Università Mediterranea
degli Studi di Reggio Calabria