Sinopoli (Reggio Calabria). E la chiamano strada. Percorrere la strada provinciale 27 ed uscirne indenni è quasi come centrare il “6” al superenalotto. Tanti e tali sono i pericoli che la punteggiano e che rappresentano per gli automobilisti che la percorrono, ( anche se ufficialmente chiusa al traffico) un rischio intollerabile. Sono tante le cose che non funzionano. A cominciare dal manto usurato e cosparso di buche che aumentano dopo ogni temporale anche di leggera intensità; guardrail ormai vetusti e fuori norma, precarietà della segnaletica orizzontale e verticale, carenze dello smaltimento delle acque nelle giornate di pioggia. E naturalmente è esposta al dissesto idrogeologico che ha colpito con maggiore intensità questa porzione di territorio, da Sinopoli a Melicuccà. Le voragini lungo il manto d’asfalto e la pericolosità rappresentata dai segmenti infiniti del pavimento d’asfalto, l’inadeguatezza di lunghi tratti di guardrail, il non aver mai pensato di dover mettere in sicurezza costoni di colline che a ogni pioggia riversano sulla carreggiata fiumi di fango, l’insufficiente rete segnaletica, sono una delle caratteristiche dell’importante arteria. Cedono i terrapieni, cedono i muri di contenimento, sprofondano interi metri di strada. Le colate di fango si fanno più intense. Tuttavia, i rilievi negativi riguardano solo il tratto S.Procopio-Melicuccà, perché subito dopo la situazione cambia radicalmente, ed in meglio, almeno per quanto riguarda le condizioni del fondo stradale. Una sorta di “stargate” che appena si oltrepassa, segna il confine con un altro “mondo stradale”. Basta farsi un breve tour, da paese a paese, per vedere le condizioni pietose in cui versa l’arteria. E dire che c’era stato chi, come l’assessore del Comune di S.Procopio, Saverio Danaro, quando era ancora in carica, che aveva più volte segnalato il grave problema alle autorità competenti, ricevendo rassicurazioni sugli imminenti lavori di manutenzione. Come pure le proteste di un comitato civico che ne rivendicava la messa in sicurezza, sono rimaste senza risposte. La realtà è che la strada versa in una condizione vergognosa da troppo tempo ormai e alle buone intenzioni non crede più nessuno. Anche se qualcuno si ostina a chiamarla strada.
Antonio Ligato