Reggio Calabria. Domenico Giorgi, 28 anni, è stato arrestato in una lavanderia di Rivalta, in provincia di Torino, dai Carabinieri dei comandi provinciali di Reggio Calabria e del capoluogo piemontese. L’uomo è accusato dell’omicidio di Salvatore Favasuli, classe ’84, avvenuto il 6 gennaio del 2005 a Casignana (RC), precisamente in contrada Palazzi. I dettagli sull’arresto di Domenico Giorgi sono stati illustrati durante una conferenza stampa che si è tenuta questa mattina presso i locali del Comando provinciale reggino, alla presenza di: Giuseppe Carbone, Procuratore Capo della Repubblica di Locri; colonnello Pasquale Angelosanto, comandante provinciale di Reggio Calabria; tenente colonnello Carlo Pieroni, comandante del Reparto Operativo, tenente colonnello Valerio Giardina, comandante del Gruppo Locri, capitano Andrea Caputo, comandante della Compagnia di Bianco; maresciallo capo Vito Loiudice, comandante della Stazione di San Luca.
«L’operazione odierna, denominata convenzionalmente Epifania – ha affermato il procuratore Carbone – è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Locri e precisamente dal sostituto procuratore aggiunto Rosanna Sgueglia, la quale, devo dire con grande soddisfazione, ha lavorato insieme ai Carabinieri di Reggio e Locri, con grande professionalità e spirito di sacrificio per riuscire a risalire al colpevole di un grave fatto delittuoso. Un delitto questo avvenuto, pur essendo in un territorio fortemente caratterizzato dalla criminalità organizzata, per motivi passionali. Domenico Giorgi infatti, secondo gli elementi acquisiti, ha ucciso Salvatore Favasuli per vendetta, poiché stava intrattenendo una relazione sentimentale con la sua fidanzata Iolanda Giorgi, oggi moglie dell’arrestato. Da una prima ricostruzione del fatto, s’ipotizzò che l’omicidio del giovane originario di Africo fosse maturato nell’ambiente del traffico di sostanze stupefacenti, poiché Favasuli in quel periodo era indagato per tali reati. Successivamente una serie di indizi comparati con gli elmenti raccolti da varie intercettazioni ambientali e telefoniche sono stati uniti alla dichiarazioni del collaboratore di giustizia Rocco Varacalli, il quale ha riferito ai Carabinieri che aveva appreso da Giuseppe Gioffrè di San Luca, ucciso poi a Bovalino nel dicembre del 2009, che Salvatore Favasuli era stato ucciso dal fratello maggiore di Antonio Giorgi, ossia Domenico Giorgi, odierno arrestato».
«Il brillante risultato ottenuto con questo arresto – ha sottolineato invece il colonnello Angelosanto – rientra perfettamente nell’ambito del cosiddetto “modello Reggio”. Questo schema investigativo prevede, infatti, la massima cooperazione fra tutte le forze dell’Arma dei Carabinieri, dalla Stazione al Comando Provinciale, passando da tutti gli apparati specifici».
A fornire maggiori dettagli sulla cattura di Domenico Giorgi e sul suo contesto familiare e criminale è stato poi il tenente colonnello Valerio Giardina. «Pur essendo un omicidio avvenuto per una vendetta amorosa – ha dichiarato Giardina – non dobbiamo tralasciare il contesto che è alle spalle dell’arrestato. L’omicidio Favasuli risulta di fondamentale importanza nel contesto della faida di San Luca, in quanto da un lato Domenico Giorgi risulta legato da vincoli parentali con gli Strangio e dall’altro Salvatore Favasuli, era parente della moglie di Francesco Pelle, 33 anni, alias Ciccio Pakistan. Tale episodio di sangue costituisce, di fatto, la miccia che riaccende, dopo anni di silenzio, la cruenta lotta tra le consorterie dei Pelle-Vottari appunto e gli Strangio-Jancu, nella quale il primo a cadere in risposta sarà proprio Antonio Giorgi il 31 ottobre 2005, fratello dell’odierno arrestato e cugino di primo grado di Maria Strangio, al quale seguirà poi il tentato omicidio di Ciccio Pakistan la notte del 31 luglio del 2006, la cui risposta criminale è avvenuta nella cosiddetta “strage di Natale” del 25 dicembre dello stesso anno in cui perse la vita proprio Maria Strangio».
A ricostruire con precisione l’omicidio di Salvatore Favasuli è stato il capitano Andrea Caputo. «Il giovane è stato raggiunto da molti colpi di arma da fuoco a circa 50 metri di distanza dalla sua autovettura, che abbiamo trovato ancora accesa. Le prime risultanze investigative hanno evidenziato che il movente dell’omicidio potesse essere costituito dalla chiara ed inequivocabile “vendetta” che Domenico Giorgi, avrebbe posto in essere per punire il Favasuli per la relazione sentimentale che intratteneva con la sua fidanzata, oggi moglie, Iolanda Giorgi, 23 anni. Tale tesi è stata poi ulteriormente avvalorata dalla “vendetta”, consumata il 31 ottobre del 2005, quando fu ucciso Antonio Giorgi, 26 anni, fratello di Domenico, commessa proprio dai familiari del Favasuli, attualmente già destinatari di pesanti condanne passate in giudicato e scaturite dall’operazione Bellezza, compiuta dell’aliquota operativa della Compagnia di Bianco nel febbraio del 2007. A seguito della condanna in primo grado degli esecutori dell’omicidio di Antonio Giorgi, nell’autunno del 2008 i carabinieri hanno avviato una nuova attività d’indagine volta a chiarire eventuali responsabilità del fratello dell’ucciso, destinatario dell’agguato del 31 ottobre 2005, Domenico Giorgi. Dall’analisi dei tabulati e le conversazioni telefoniche effettuate all’epoca dell’omicidio, comparate poi con le false dichiarazioni rese dalle persone interrogate, che hanno tentato di costruire un alibi ai soggetti,è stato accertato comunque che c’erano frequenti contatti tra Salvatore Favasuli e la moglie di Domenico Giorgi i quali lasciavano intendere una relazione amorosa tra i due e che il Favasuli si era recato sul luogo del delitto poiché invitato da un amico, frequentatore anche di Domenico Giorgi, il cui telefono, all’epoca del fatto, agganciava proprio la cella di telefonia del luogo dell’omicidio. Per quanto riguarda invece la cattura di Domenico Giorgi, avvenuta in una lavanderia della provincia torinese, i Carabinieri lo hanno trovato in possesso di circa 2 mila euro in contanti. Cifra questa sequestrata dagli uomini della Benemerita in quanto ritenuta possibile provento di attività illecite poiché l’arrestato, allo stato dei fatti, risulta essere disoccupato».
Angela Panzera