Reggio Calabria. “La cultura non dà pane” è una “voce dal sen fuggita” al ministro Giulio Tremonti. Dalle pagine di autorevoli quotidiani nazionali, altrettanti autorevoli personalità della cultura (Umberto Eco ed altri) hanno avuto buon gioco a dimostrare quanto, invece la cultura, intesa come musei, scavi archeologici, teatri, cinema ed altro, produca lavoro e, quindi, dia pane a tanti operatori. Il discorso diviene più complesso, direi quasi scivoloso, quando si passa ad analizzare il ruolo e la funzione di associazioni e circoli culturali operanti a livello periferico, nelle città e nei Comuni piccoli e grandi della Penisola e, per quel che più ci riguarda, in Calabria e a Reggio Calabria e dintorni, le cui attività si presentano ed appaiono, ad una analisi superficiale, del tutto improduttive. Non si vendono biglietti e non si producono gadget agli incontri, ai convegni, alle mostre promossi da associazioni e circoli; associazioni e circoli offrono un servizio, se tale si può definire, immateriale, quasi impalpabile ed assolutamente non quantificabile sul piano dei numeri, perché attiene alla sfera dello spirito. Associazioni e circoli, in maniera del tutto gratuita, promuovono la presentazione di opere di poeti e narratori, organizzano mostre di artisti della nostra terra; aprono le porte a studiosi, soprattutto giovani, che hanno così il modo di illustrare il risultato di ricerche e studi; mantengono viva la memoria storica; ricordano e celebrano uomini e donne di Calabria (scrittori, poeti, storici, patrioti, scienziati, santi e uomini di chiesa), il cui nome e la cui opera altrimenti finirebbero nell’oblio; offrono alle generazioni future l’opportunità, in un mondo sempre più globalizzato e smemorato, di conoscere il proprio passato e quindi se stessi. Costituiscono, in una realtà difficile e distante dai grandi centri culturali d’Italia e d’Europa, un tessuto connettivo attento e pronto a cogliere i bisogni e le necessità “culturali” di tanti cittadini; attraverso iniziative premiali, che coinvolgono studiosi provenienti da diverse nazioni, si sforzano di creare momenti di incontro, al fine di scambiare idee ed esperienze. Dietro ogni manifestazione, piccola o grande che essa sia, non c’è soltanto un complesso lavoro organizzativo, realizzato volontariamente per pura passione, ma anche, e soprattutto, ci sono i cittadini di questa nostra terra, i poeti, gli scrittori, gli artisti, i critici, gli studiosi, i cultori e amanti della storia. Si tratta quindi di un servizio, al pari di tanti altri; una sorta di volontariato della cultura che si prende cura della sensibilità altrui. Un servizio, all’apparenza meno urgente e cogente, perché attiene, come dicevamo, alla sfera dello Spirito, ma pure importante perché da spazio ai sentimenti che si muovono dietro ogni opera di letteratura come di storia, come di arte. Per questa ragione non siamo e non vogliamo essere considerati, sia dalla classe politica nel suo insieme che dai cittadini, come gli accattoni della cultura. Per questo rifiutiamo l’idea che la cultura, come attività svolta con continuità in un dato territorio, possa essere considerata, come spesso si rileva, parassitaria, gioco ozioso o mero divertissement, poiché essa è soprattutto impegno e, in quanto tale, meritevole di rispetto e sostegno da parte di tutti.
Stefano Iorfida
Presidente Associazione Cuturale Anassilaos